Sei aprile 2009. Una data che rimarrà nella storia dell'Italia e della regione Abruzzo. Alle 3.32 la terra ha tremato con una forza di magnitudo di 6.3 della scala Richter e interi quartieri, a L'Aquila e nei comuni limitrofi, sono implosi lasciando posto alle macerie e alla polvere. Il numero totale delle vittime non è ancora del tutto stimato ma è destinato a salire, gli sfollati sono circa 50000. Il crollo di edifici nuovi ed antichi in Abruzzo dimostra che "vi e' assoluta necessità di un grande piano urgente di messa in sicurezza di ampie parti delle nostre città e dei nostri paesi". Lo evidenzia il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, che, insieme a tutti gli Ordini territoriali e gli iscritti italiani, sono vicini alla popolazione abruzzese che e' stata colpita dalla tragedia del terremoto. "Si impegnino i denari pubblici per il risanamento dei centri storici e del patrimonio abitativo italiano per calare il rischio sismico, piuttosto che continuare a costruire senza criterio". È questa la risposta a caldo che Mario Tozzi, geologo del Cnr e divulgatore scientifico, ha dato questa mattina alla radio nel corso di un intervista fatta al "Ruggito del Coniglio". Parole che ha confermato più tardi anche ad Apcom in un'intervista telefonica. "Sappiamo - ha continuato il geologo - che il terremoto non uccide, è la casa fatta male che uccide, dobbiamo intervenire lì. Sarebbe veramente delittuoso non cogliere questa occasione dolorosa per ripensare allo sviluppo abitativo del paese e risanare quello che già esiste perché non crolli. "Riteniamo opportuno - hanno aggiunto dal Consiglio Nazionale degli Architetti, che parte del Piano Casa, annunciato dal Governo, sia destinato a questo scopo, al fine di salvaguardare il bene primario che è la vita di molte nostri concittadini. Da tempo, a tal fine, stiamo chiedendo l'adozione di misure idonee anche attraverso il Fascicolo del Fabbricato, rimasto purtroppo pressoché lettera morta", proseguono gli architetti. Il sisma ha colpito una zona vasta intorno al capoluogo abruzzese dove risiedono piccoli centri, tutti con costruzioni in muratura che sono rimaste così com'erano per secoli". I più bei monumenti de L'Aquila sono stati danneggiati dal terremoto. I sopralluoghi hanno registrato il crollo della parte absidale della Basilica di S. Maria di Collemaggio, dal transetto sino al fondo della chiesa, la più grandiosa chiesa romanica della città, fatta costruire nel 1287 per volontà dell'Eremita Pietro del Morrone, che vi fu incoronato papa Celestino V il 29 agosto del 1294. La facciata quattrocentesca della basilica di Collemaggio pare si sia salvata perché in restauro e sostenuta da grandi ponteggi. E' ricoperta da un insieme di masselli color bianco e rosso che la decorano con motivi geometrici. Nella cappella in fondo alla navata destra c'è il sepolcro di Celestino V. Tra i crolli, la cupola di Giuseppe Valadier della chiesa delle Anime Sante, del campanile della chiesa di San Bernardino. Venuto giù parzialmente anche il transetto del Duomo e crollata Porta Napoli. Nella fortezza spagnola si registrano danni al terzo piano dove hanno sede il Museo Nazionale e gli uffici delle due soprintendenze. E' pericolante anche il ponte d'ingresso. Crollato anche il cupolino della chiesa di Sant'Agostino, uno dei monumenti del barocco aquilano, finito sul palazzo della Prefettura che è andato completamente in rovina, luogo dove era custodito l'Archivio di Stato dell'Aquila. Crollò per il terremoto del 1703 e venne ricostruito dall'architetto Giovan Battista Contini.
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