È dello studio Metaphor il progetto House of Salad di Bangkok: una “casa vetro” nel cortile di un artista.
Attraverso l’uso del colore, della luce e degli arredi, i 140 mq reinterpretano lo spazio in un rifugio onirico dall’atmosfera rilassata e dedita alla creatività. Al suo centro, il ristorante con cucina a vista per il palcoscenico di lavoro degli chef, incorniciata da una struttura in legno e vetro. Tavoli e sedie in legno, abbinati con profili neri e coordinati da divani bianchi. Una grande tenda suddivide l’ambiente in uno spazio intimo e raccolto.
Il viaggio all’interno del House of Salad è reso sensoriale dai materiali: pareti in mattoni dalle sfumature grigio tenue che uniformano l’ambiente grazie a delle sfere luminose, che scendono dal soffitto e infondono una luce calda dai toni seppiati. Schizzi, disegni, spartiti e strumenti musicali sono appesi ai muri rendendo il ristorante ancora più coinvolgente. Le aste dei tendaggi si piegano sotto il peso dei panneggi e cornici vuote sui muri simulano le finestre mancanti attraverso le quali i clienti possono guardare fuori usando la propria immaginazione.
L’ultimo showroom Camper a Shanghai porta la firma degli architetti Neri & Hu, i nuovi leader del design cinese. Non è la prima volta che il brand spagnolo incarica personaggi noti del mondo dell’architettura e del design per la progettazione dei propri interni come Benedetta Tagliabue a Siviglia, Nendo a New York e Tomas Alonso a Londra.
Il disegno dei progettisti Lyndon Neri e Rossana Hu prende spunto dal contesto urbano circostante e dalla dinamicità dei vicoli, i nong-tang, di Shanghai. In fondo ad un piccolo vicolo lo store del brand di scarpe è stato ideato con la logica de “l’edificio nell’edificio”. Come le tipiche scatole cinesi, la nuova struttura s’inserisce all’interno di un vecchio capannone industriale, ricreando l’effetto labirintico delle piccole stradine della città. Il flagship sembra così integrare la strada d’accesso in una grande zona di accoglienza con le aperture degli ambienti interni che si affacciano l’uno sull’altro. All’esterno, compatto e monocromatico, si contrappone un interno dinamico, dai colori vibranti e dalle texture contrastanti. La sensazione di essere in una strada esterna è rafforzata dal grande lucernario che genera lunghe ombre lineari sulle pareti. I materiali utilizzati provengono dal riciclo e dal recupero del precedente edificio su cui sono ancora evidenti i segni della vecchia vernice e della carta da parati attaccata alle tavole. Il legno della struttura a telaio risalta sul grigio dei mattoni, mentre la sagoma arancione della “casetta” interna contrasta con le travature bianche dell’edificio “contenitore” creando un originale gioco di tonalità e materiali. La parete a specchio posta sul fondo dello showroom consente di allungare la prospettiva e la profondità dell’ ambiente.
Tutti gli arredi sono stati disegnati appositamente per il nuovo spazio come le scaffalature per l’esposizione con pannelli perforati in bronzo, la Neri & Hu Solo chair in edizione limitata ed il tavolo “Lazy Susan”. L’ambiente, seppur fortemente caratterizzato nei particolari, fa inevitabilmente da sfondo alle scarpe colorate. Le calzature sono esposte su ripiani o calate dall’alto tramite ganci in acciaio che richiamano i panni appesi ad asciugare delle abitazioni circostanti.
Una vecchia officina di fabbri, nel quartiere milanese di Porta Romana, è stata trasformata nella nuova sede dell’innovativo marchio di moda MSGM. Il progetto porta la firma dell’architetto Fabio Ferillo che, in collaborazione con il direttore creativo del brand, Massimo Giorgetti, ha trasformato la vecchia struttura dei primi del ‘900 abbandonata e fatiscente, in un affascinante spazio contemporaneo dal design postindustriale.
Lo spazio comprende una zona uffici, un’area dedicata alla progettazione, una sala riunioni, una cucina e un cortile. Con un attento lavoro di conservazione e reinterpretazione sono state mantenute intatte alcune caratteristiche dell’edificio industriale. Al rosso dei mattoni a vista delle pareti, recuperate e trattate, sono stati affiancati i toni tortora e rosa delle nuove partizioni, in una combinazione che crea prospettive ed atmosfere originali. Un nuovo pavimento in cemento e un sistema di ventilazione dai toni argentati dell’acciaio completano lo spazio che conserva l’originale spirito produttivo con macchinari abbandonati e pulegge sospese. In questa combinazione di elementi industriali un inaspettato caminetto francese in marmo grigio spicca su una parete. Si tratta di un originale Louis Philippe della prima metà dell’800, appositamente importato dal sud della Francia. Il grande lucernario centrale, le porte e gli infissi sono stati accuratamente recuperati, mentre il condotto dell’aria inutilizzato è stato riadattato per creare una fonte di luce all’interno dello spazio dall’affascinante effetto scenografico.
Anche l’arredamento è il risultato di una meticolosa ricerca che accosta elementi originali reinterpretati e rendono lo spazio raffinato dal tocco vintage, coerente con l’immagine del brand di moda. Pezzi autentici degli anni ’50 di Friso Kramer sono stati selezionati con cura da gallerie di Anversa e Parigi: le scaffalature grigio e giallo, le sedie in legno curvo e le poltrone dell’ufficio. Il grande tavolo è un originale Ico Parisi del 1960 proveniente da una galleria belga, mentre le lampade di design italiano completano l’impianto d’illuminazione a soffitto recuperato da siti industriali abbandonati di île de France. A completare il tutto, le astratte forme geometriche e gli eleganti accostamenti di colore delle tele di Nathalie du Pasquier, che rendono il nuovo headquarters di MSGM uno spazio ecclettico e contemporaneo.
The Design Agency di Toronto, guidato dal socio e direttore creativo di Generator Hostels, Anwar Mekhayech, ha curato i lavori della catena Generator che si trovano nel cuore di sette principali destinazioni europee tra cui Copenhagen, Dublino, Amburgo e Venezia con due nuovi ostelli nell’anno a Parigi e a Roma. Ogni ostello ha il suo stile unico e inconfondibile, che riflette lo spirito e la cultura locale e della sua città ospitante pur mantenendo anche una estetica comune, perché progettati come spazi per l’interazione sociale diretta e per offrire ai visitatori, non solo un luogo confortevole in cui soggiornare, ma anche vivere uno di stile di vita in sintonia con la città e la sua gente.
Quello di Barcellona, sito in una struttura del 1963, è un’ideale location per un viaggio all’insegna del design e dell’architettura contemporanea (un po’ stravagante).
154 camere, 40 delle quali con la miglior vista sulla città dalla Sagrada Familia al mare, con servizio di hospitality molto competitivo. Soffitti decorati con lanterne fiammanti, pareti con strati di murales, arredamento high-tech per un nuovo tipo di viaggiatore, il “flashpackers”: nostalgico backpacker che vuol ancora godere di soggiorni in ostelli però con tutte le comodità di un albergo, o viaggiatori d’affari alla ricerca di una sistemazione più trendy e socialmente dinamica.
In realtà, gli ostelli boutique come i Generator sono una tendenza che sta perdendo piede come evoluzione agli standard di alloggio con prezzi accessibili per tutte le tasche.
Parigi è una città dalle mille risorse, un viaggio nella capitale francese riserva sempre nuove opportunità di scoperta. Così, può capitare di visitare un luogo conosciuto come il Museo Rodin e il suo giardino e trovare nel bel mezzo dei tre ettari di verde curato, tra il roseto e il palazzo settecentesco dell’Hotel Biron, una installazione color arancio brillante.
Il progetto è dell’agenzia creativa parigina Bureau Betak che in occasione della presentazione della collezione haute couture spring/summer 2014 di Christian Dior ha creato un allestimento molto particolare. Una sorta di santuario temporaneo della moda, molto colorato all’esterno e totalmente bianco al suo interno. Un design scorrevole e continuo tutto dedicato all’alta moda della casa parigina. La struttura è avvolta in una abbagliante facciata arancio, una brusca contrapposizione all’ambiente sereno e curato del giardino in cui si trova. Capaci artigiani hanno lavorato a mano sugli interni, creando un ambiente fluido, fatto di curve continue nelle quali hanno ricavato colonne, sedute, muri e rampe e porte color oro. Le forme ricordano le architetture di Antoni Gaudí.
Il founder dell’agenzia, Alexandre de Betak non è nuovo al settore della moda e del design: ha trasformato gli eventi di Hussein Chalayan e Rodarte in momenti multisensoriali molto noti al pubblico di settore. Moda a parte, questo luogo parigino merita comunque una visita approfondita per ammirare l’architettura rococò del progetto dell’architetto Jean Aubert. Si trova nel VII arrondissement di Parigi, facilmente raggiungibile dai visitatori in metropolitana (fermata Varenne o Invalides).
Siamo ad Alcácer do Sal, a sud est di Lisbona, uno dei porti più antichi del Portogallo, in un’area naturale particolarmente interessante lungo le sponde del fiume Sado. Qui, gli architetti Francisco e Manuel Aires Mateus hanno riqualificato ed ampliato l’esistente complesso residenziale per anziani di Santa Casa da Misericórdia con un intervento su un’area di 1,560 mq calpestabili e nell’ambito di un lotto di 10.435 mq.
Gli architetti dello studio portoghese hanno cercato di combinare spazi dedicati alla privacy e spazi comuni seguendo un principio di libertà. Questo concept si rispecchia fedelmente nella struttura e nella collocazione dell’edificio: un corpo unico posizionato sul margine sud-est del lotto edificato e che in relazione ai vecchi edifici forma una corte interna dedicata alle attività comuni. Il piano terra è destinato alla reception e ai servizi, gli alloggi indipendenti, dal design chiaro e lineare, sono distribuiti sui due livelli superiori.
Gli architetti hanno collaborato con Gonçalo Byrne prima di aprire un proprio studio e i loro lavori si concentrano sull’analisi degli spazi, dei vuoti e dei pieni, una matrice evidente anche nella costruzione delle residenze di Alcácer do Sal, dove l’effetto è ottenuto dalla combinazione tra pareti bianche intonacate e rientranze di terrazzi.
Durante un viaggio in questa zona del Portogallo si può visitare anche un altro edificio progettato dallo studio Aires Mateus: il Museo del Faro di Santa Marta a Cascais, selezionato come progetto finalista per il premio Mies van der Rohe (Barcelona 2009) e insignito della menzione speciale della giuria del premio Fad (Barcelona 2008).
Foto © http://fernandoguerra.com/FG+SG
Originale showroom e open space nella prefettura di Hyogo a Kobe dell’azienda di pelletteria giapponese Sisii, a firma dello studio di architettura di Yuko Nagayama & Associates in collaborazione con il paesaggista Toshiya Ogino.
Lo spazio dal design discreto e minimale è definito da una piattaforma rialzata in acciaio, che delinea il viaggio tra le aree di lavoro e le zone funzionali. Piegature o tagli disegnati sulla lastra creano l’ambiente per piccoli giardini fatti di rocce, piante e alberi locali, dove, in modo casuale, sono esposti su supporti metallici i capi d’abbigliamento. Inoltre, una serie di specchi a parete messi nello showroom per nascondere la zona di stoccaggio, creano un gioco disorientante e di amplificazione degli ambienti.
La sensazione onirica di camminare in un giardino dove i frutti sono le collezioni di giacche e borse, con la sola caratteristica che sotto al giardino c’è sempre un consulente aziendale pronto a dar suggerimenti o consigli per l’acquisto e quindi a ristabilire il contatto con la realtà.
Foto di Daichi Ano.
Il Federal Center South Building1202 di Seattle, inaugurato nel 2012 e nuova sede dell’US Army Corps of Engineers, è uno degli edifici più green al mondo, abbattendo del 75% i propri consumi energetici. Il progetto, affidato al team di architettura ZGF, nasce dalla riqualifica di un ex magazzino abbandonato e coniuga l’alto rendimento energetico ad un design funzionale e raffinato.
La struttura è a ferro di cavallo, forma scelta dagli architetti per meglio ottenere benefici in termini di efficienza energetica e funzionalità.
Gli interni sono stati progettati per creare ambienti di lavoro che rafforzano il concept di condivisione e d’identità collettiva. Gli spazi di lavoro si sviluppano attorno ad un grande atrio centrale con lucernario a corona, che permette di ricevere la massima illuminazione naturale, riducendo la necessità di luce artificiale. Un processo di microcircolazione naturale dell’aria calda dall’atrio e dal giardino interno sono stati studiati per essere canalizzata verso l’alto al fine di rinfrescare i piani sottostanti. A copertura della struttura sono stati impiantati dei giardini pensili, che catturano e filtrano l’acqua piovana, poi riutilizzata per i servizi igienici e d’irrigazione. Seppur i rifiuti di cantiere siano una delle maggiori cause di inquinamento ambientale nel settore delle costruzioni, il Federal Center South è riuscito a vincere la sfida impiegando oltre il 20% di materiali recuperati da altri cantieri e riciclando il 99% dei propri scarti.
Grazie alle ottime prestazioni, il progetto è stato inserito dall’American Institute of Architects nella Top Ten degli edifici più sostenibili al mondo ed è entrato a far parte del programma “2030 Challenge” con il quale la città di Seattle si propone di ridurre i proprio consumi energetici del 50% entro il 2030.
Foto di Benjamin Benschneider
La Katsutadai Residence si trova nella zona a est di Tokyo, nel quartiere di Katsutadai. Durante un viaggio nella metropoli giapponese può essere molto interessante fare un brunch da queste parti tra design e architettura.
I proprietari del locale sono una famiglia di pasticcieri famosi dal 1977 per la loro apple pie. Dopo 35 anni di attività si sono affidati agli architetti Yuko Nagayama & Associates per ripensare e ammodernare la propria sede. 178.5 m2 costituiti da un piano terra dedicato alla pasticceria e da un piano abitativo in cemento e che appare staccato dalla base. Il tetto del locale commerciale risulta inclinato e decresce fino a raggiungere la misura di 1.8 m nella facciata esterna del negozio. Il tutto realizzato in vetro ad apertura scorrevole, che permette alla luce naturale di filtrare all’interno.
Il design dell’intero progetto esalta l’illusione ottica di vedere un blocco di cemento sovrastare al banco pasticceria. Dalla planimetria del progetto si scopre che il piano terra comprende due ambienti: la zona esposizione e vendita ed un retro per la preparazione dei prodotti. Dal lato del negozio si accede alla parte superiore, cioè all’appartamento; composto da tre vani sul secondo piano e da tre sul terzo livello. L’architetto Yuko Nagayama ha previsto anche una piccola area dedicata al verde, tra l’ingresso del negozio e la strada principale.
Foto di Daici Ano
Il marchio francese Cinqpoints, il cui nome si rifà ai 5 punti della nuova architettura di Le Corbusier, ha prodotto una collezione “jeux” dal loook minimalista con predominante cromia del bianco e nero con netta ispirazione al mondo dell’architettura.
Un tocco nuovo e di design ai classici giochi di famiglia che spaziano dal kit di costruzioni in legno, modellini di carta da assemblare, memory con celebri edifici e carte da gioco con colori Bauhaus fino agli ironici occhiali da vista da montare come quelli che iconicamente indossava Le Corbusier. In proposta anche dei biglietti d’augurio a crucipuzzle in cui trovare i nomi di personaggi rappresentativi delle quattro discipline proposte di architetti, designer, fotografi e artisti.
Cinqpoints offre un approccio verso un viaggio ludico nell’architettura contemporanea non solo per adulti, amanti o professionisti del settore, ma anche d’incoraggiamento alla creatività per piccoli futuri (forse) architetti.