Una piccola fattoria urbana, un pollaio modulare, un arredo urbano su cui sedersi e magari leggere un libro. Il progetto si chiama Chicken Coop & Garden ed è dello studio belga Segers che ha pensato di mettere insieme, attraverso un design creativo, tutti i componenti che servono per realizzare una piccola fattoria anche in città.
Una soluzione per tutte le stagioni e le zone, la premessa è semplice: ogni potenziale contadino urbano ha dei limiti di clima e spazio ma parte dagli stessi bisogni. Per alcuni è più importante poter avere spazio per le galline, per altri serve più spazio per l’orto, i designer di Segers hanno trovato una soluzione adatta a molteplici esigenze. Una sezione è dedicata alla rimessa per gli attrezzi, una al compostaggio e una al contenitore per il recupero dell’acqua piovana. Ognuno può montare il prodotto in base a quello che vuole farci.
Lo studio che ha ideato questo progetto, fondato nel 1989 da Rita Westhovens (graphic designer) e Wim Segers (product designer) ha sede a Maaseik nelle Fiandre e per questa idea progettuale ha ricevuto l’Ovam Ecodesign Award Pro 2013. Il prototipo attuale è fatto in legno naturale trattato con mordente scuro, ha delle sezioni a vista ed altre chiuse ed una panchina-contenitore integrata.
La città di Vitoria-Gasteiz, nei Paesi Baschi è conosciuta a livello internazionale per l’integrazione della biodiversità locale negli spazi verdi e nell’architettura urbana. Lo studio Urbanarbolismo, fondato dall’architetto Jordi Serramia Ruiz, ha progettato il giardino verticale che ricopre il Palazzo dei Congressi Europa ed ha portato l’ecosistema della zona al centro della città.
L’edificio ha una superficie ricoperta di piante autoctone per 1492 m2q di cui 1000 mq sono di coltivazione idroponica e 492 mq sono ricoperte da piante rampicanti. Sono state usate oltre 33.000 specie di piante differenti provenienti da ogni angolo dell’Alava e di tutti i Paesi Baschi. L’idea dietro a questo progetto è stata quella di migliorare il consumo di energia del Palazzo dei Congressi, in questo modo è stato ottimizzato del 270% l’isolamento termico con un notevole risparmio di energia.
Il design si è ispirato all’ecosistema che circonda la città, una sorta di viaggio alla scoperta della vegetazione delle zone umide di Salburua, dei campi coltivati dell’Alava fino alle foreste delle montagne di Vitoria. Di notte un’illuminazione a LED integrata nella facciata crea un’atmosfera unica per i viaggiatori ed i turisti che fanno una passeggiata nel centro della città più verde della Spagna. Alla base della facciata, gli architetti hanno posizionato una struttura in acciaio su cui si trovano molte informazioni sul progetto e sulla sua realizzazione.
Dalla collaborazione tra il team di Brooklyn Boulders e gli architetti di Arrow Street è nato a Somerville, nel Massachusetts, un luogo dinamico e creativo per il coworking. Questa tipologia di spazi sono oramai una realtà consolidata per professionisti, studenti, freelancer e imprenditori che vogliono condividere le proprie idee e competenze e fare brainstorming sotto lo stesso tetto.
In questo caso gli architetti di Arrow Street hanno fatto anche un passo più avanti: hanno combinato il concetto di comunità con quello di fitness e sport estremi. 40.000 mq in un mix tra architettura e lavoro/gioco. Infatti, a margine dei lunghi tavoli per lo studio e il lavoro si trova un’ampia gamma di attrezzi per attività atletiche e ricreative. Per le sedute i designer hanno scelto le active sitting balls, un’idea innovativa che sostituisce la tradizionale sedia da ufficio. L’ambiente centrale è un componente architettonico unico dove si svolgono lezioni di gruppo, uno spazio sauna, uno per lo yoga, una fila di attrezzature per il cardio fitness. Il punto focale di questo progetto sono le pareti attrezzate per effettuare vari tipi di arrampicata al di sopra delle quali si trovano gli spazi per il coworking. Il tutto arricchito da colorati graffiti.
SkyCycle è un’autostrada per biciclette. Circa 220 km di pista ciclabile sopraelevata da realizzare al di sopra della rete ferroviaria suburbana di Londra. Dietro al progetto ci sono gli architetti di Exterior Architecture, Foster and Partners e Space Syntax.
L’architetto britannico Norman Robert Foster che nella città ha già firmato grandi progetti: il 30 St Mary Axe, meglio noto come ‘The Gherkin’, ed il nuovo Wembley Stadium, è un appassionato di biciclette ed un attivo viaggiatore che fa lunghi tour in bici. È presidente del National Byway, un network che promuove l’uso della bici per la salute e l’ambiente ed in questo progetto dal design avveniristico ha messo tutta la sua esperienza personale per offrire percorsi sicuri e veloci.
La pista dello SkyCycle prevede 200 punti di ingresso ed è in grado di ospitare 12mila ciclisti ogni ora e di migliorare i tempi di percorrenza fino a 29 minuti. Il percorso prevede 10 piste costruite sopra le linee ferroviarie esistenti e per completare il progetto sono stati stimati circa 20 anni. SkyCycle non rimpiazzerà le strade ma sarà una alternativa che permetterà a pendolari e turisti di viaggiare più velocemente che in treno o in metro. SkyCycle è progettata su tre livelli che non intralciano il traffico dei mezzi urbani. Il progetto è basato su strutture tubolari in vetro, senza copertura, e che avvolgono in una gabbia elicoidale i percorsi. La prima tratta collegherà Liverpool Street con l’East London.
Un imponente gateway per la nuova era dell’informazione ha sede all’Helsinki University Main Library. Inaugurato da qualche anno, si tratta della più grande biblioteca accademica in Finlandia, sita in un blocco storicamente importante nel cuore del centro città.
3.170 m2 che occupano un intero isolato urbano, con la particolarità di una facciata a mattoni curvi, che si integra come una linea agli edifici adiacenti. Il punto di partenza per la matita Vesa Oiva e dello studio Anttinen Oiva Architects è stato nella visione di un unico edificio pubblico, che offra una vasta gamma di servizi, comfort e la capacità di ospitare un gran numero di persone.
Il design degli interni si rapporta ad una serie di allineamenti strutturali di aperture nei soffitti. Un atrio centrale, circondato da passerelle e percorsi di circolazione, sale attraverso il nucleo centrale dell’edificio con attorno una serie di zone funzionali come le aree di consultazione multimediale, aulee insonorizzate, oltre a diverse forniture più tradizionali come un piccolo ristorante. La struttura essendo in cemento armato e costruita su vecchi livelli interrati esistenti, questi, in fase di costruzione della nuova struttura sono stati rinforzati per sostenere il gravante peso. Anche le facciate sono in cemento e sono ricoperte da mattoni con delle finestrelle tipo alveare, mentre le grandi aperture di vetro sono intelaiate in acciaio. L’effetto complessivo è dinamico e di grande spettacolarità.
Lo studio di architetti MEMA in collaborazione con Colette Studio ha firmato il progetto del bar ristorante El Fabuloso. Il locale si sviluppa su una superficie complessiva di 420 mq trova al settimo piano di un edificio nel centro di Bogotà, in una delle zone più esclusive e affollate della città.
L’idea del progetto è nata mentre si pensava di fare un picnic all’ultimo piano di un edificio, in modo da poter godere dei raggi del sole e ammirare il tramonto sulla città. Questo è il motivo per cui gli architetti hanno disegnato questo posto come un cestino di legno che contiene diverse atmosfere. Il legno delle pareti esterne è infatti intrecciato come se fosse la trama di un cestino portavivande. I viaggiatori possono fermarsi qui per una piacevole pausa pranzo o caffè durante la visita della città colombiana e possono ammirare il design di questa struttura realizzata in gran parte in legno.
Particolare attenzione è stata data all’acustica, attraverso la combinazione di altezze e uso del legno. Ci sono diverse terrazze che servono da affaccio sulle varie zone della città a seconda dell’atmosfera che si trova all’interno, ognuna ha degli elementi che si combinano con la facciata ed il paesaggio. Sia i materiali impiegati per gli interni che l’arredo sono grezzi. In particolare sono stati utilizzati: metallo, legno e cemento lasciato a vista.
Pony Dining, è un ristorante con terrazza-giardino dalla vista impareggiabile sul lungofiume di Brisbane in Australia. L’ispirazione, che non sfugge dal nome della catena di ristoranti, è una modernissima ed elegante stalla per cavalli.
L’architettura d’interni è di Woods Bagot; un progetto da 200 posti che abbaglia veramente attraverso l’uso di mattoni a vista, acciaio, legno, cuoio e naturalmente stampe con la scritta ‘pony’ un po’ ovunque. Ciò che definisce lo spazio è la caratteristica di un nastro metallico, che ondeggia per il soffitto ricordando un ferro di cavallo o la curvatura del lazo, e collega l’aree bar con la sala da pranzo.
Il menù del ristorante è stato una chiave di grande ispirazione per il suo design; il layout è incentrato sullo spazio attorno allo show cooking del girarrosto e della griglia, che dà ai clienti la possibilità di vedere i cuochi all’opera. Infatti, un profumo di fumo di carboni a legna coinvolge i sensi e dà autenticità e fama all’esperienza culinaria marchiata Pony.
Il POD di Singapore è l’ultimo boutique-hotel per viaggiatori che cercano un posto conveniente ma con tutti i confort. Progettato da Formwerkz, si trova all’esterno del Business District di Singapore a due passi dal cuore finanziario della città e vicinissimo alla famosa area shopping più apprezzata della zona, la Haji Lane.
È un concentrato di piccole sorprese, fatto di 83 capsule ispirate ad un design minimalista e moderno. Le stanze sono una sorta di luogo semi-privato in cui non esistono divisori solidi, non ci sono porte, ma solo delle tende che si possono tirare ed oscurare l’unica parete esterna a vetro per la propria privacy. La scrivania si estrae dalla parete e le luci si regolano a seconda dei propri orari. Le sale da bagno sono in condivisione ma al loro interno hanno dei luoghi intimi.
Un’architettura d’interni alla portata di tutti, anche per chi viaggia per business, offrendo spazi comuni e luoghi privati per poter gestire i propri impegni di lavoro in totale autonomia.
A Victoria, in Australia, si trova il Vortex Center. Una struttura ecologica a forma di vortice progettata per contenere gli ambienti dove si studia il trattamento delle acque e le fonti energetiche ecologiche.
L’architettura e il design dell’edificio progettato da DesignInc per Gippsland Water Factory è una combinazione di efficienza, estetica e intelligenza ecologica. La sua capacità è di ben 650m2. Un chiaro esempio di architettura sostenibile che intrinsecamente esprime un messaggio sulla tutela dell’acqua. Il design della struttura è volutamente pedagogico: la forma di questo vortice rappresenta il movimento dinamico dei fluidi che attraversano i suoi tubi.
È una struttura architettonica gigante posata sull’acqua, un guscio a forma di conchiglia formato da 7 cilindri concentrici che si avvitano su se stessi formando un vortice. La sua posizione su di un lago artificiale serve al suo sistema di riscaldamento e raffreddamento passivo. Di notte l’acqua del lago viene pompata sopra il tetto per raffreddarlo. In inverno viene usato il calore prodotto dal biogas dei rifiuti per riscaldare l’interno. La combinazione di questi principi assicurano a Vortex un uso equilibrato del gas naturale e dell’energia. All’entrata del Vortex un’imbottitura in plastica trasparente permette alla facciata di adattarsi alle condizioni del tempo, facendo entrare la luce o proteggendo dai raggi solari.
In pochi decenni il design danese si è imposto nelle case, sulle riviste patinate, nelle fiere mondiali. L’esordio mediatico risale agli anni ’60 durante il duello televisivo tra Kennedy e Nixon, comodamente seduti sulla Danish chair di Hans J. Wegner. È stata poi la volta delle lampade di Poul Henningsen -designer dallo stile provocatorio e dalla lingua affilata- seguite dai thermos Stelton di Erik Magnussen stazionati nelle cucine di tutto il mondo.
L’exploit è stato il riconoscimento della Danimarca come leader globale nel settore con l’ennesima esposizione a conferma di tale primato: la Danish Chromatism. Un’installazione disegnata da GamFratesi -professionale tra un architetto italiano e danese, presentata da Signe Byrdal Terenziani alla Triennale di Milano durante l’ultima edizione del Milan Design Week.
Una fortuna per i meneghini che hanno potuto ammirare una selezione accurata di oggetti di uso quotidiano antichi e contemporanei, provenienti da 30 aziende danesi. Il progetto è infatti il frutto della cooperazione e la condivisione di esperienze di società diverse che hanno rinunciato all’individualismo e allo spirito di competizione per reinterpretare l’estetica tradizionale attraverso un’interpretazione cromatica inusuale. Lo spettatore ha potuto vivere così un’esperienza sensoriale unica grazie anche all’antitesi tra classico e moderno data dal gioco di colori posti su diversi livelli spaziali ispirato al lavoro di Josef Albers. Nuove forme di pensiero, linee morbide e funzionalità, eccentrici cromatismi, rivisitazione del passato, una visione estetica improntata al pragmatismo, un’arte realista e idealista al contempo: ecco cosa fa del design danese un’industria viva, all’avanguardia ed ineguagliabile.