In riferimento all’Arca di Noé, ‘Ark Nova‘ è la prima sala da concerto al mondo gonfiabile, in tour nelle zone colpite dallo tsunami in Giappone nel 2011.
Progettato dallo scultore indiano ma di adozione inglese Anish Kapoor e dall’architetto giapponese Arata Isozaki, la struttura mobile alta 18 m e 35m in larghezza, dal design multi-componente ha la capacità di contenere un pubblico di 500-700 persone, ospitando concerti di livello mondiale, workshop, rappresentazioni tradizionali e contemporanee, nell’ambito del Lucerne Festival e della musica Kajimoto.
Pareti luminescenti viola fatte di un materiale elastico, ideale per il rapido montaggio e smontaggio, che creano un interno svolazzante con palco e panchine fatti artigianalmente. Prima tappa a Matsushima in cui l’architettura a palloncino è un tocco di colore e di spensieratezza dopo la calamità naturale. Una speranza di offrire ai residenti della regione di Tohoku un incoraggiamento e positività grazie alla musica.
Immaginatevi un nido di merli grande quanto un’utilitaria, dentro un groviglio di rami di eucalipto. Immaginatevi che i numerosi spiragli lascino filtrare il vento tiepido e piacevole e che proprio sopra al vostro sacco a pelo si possano contare le stelle una ad una. Siete sul fianco di una collina che spiove sull’oceano Pacifico. Lontano gli elefanti marini cantano una rauca ninna nanna, una musica unica e ineguagliabile. In che film? Alice nel Paese delle meraviglie? Non proprio. Un’esperienza del genere è oggi del tutto possibile e costa quanto un buon albergo, diciamo 110 dollari a notte. La prenotazione è obbligatoria e a volte è un po’ ardua. L’inventore di tutto ciò si chiama Jayson Fann, costruttore appunto di nidi, artista, animatore e musicista.
Racconta che il pernottamento nei suoi nidi è diventato così popolare che ci sono stati addirittura dei matrimoni fra nidiacei umani, con conseguente concepimento di bimbi da nido. Li chiama proprio così, nest babies. Quel che è certo è che i nidi stanno attraversando un momento di gloria. La scorsa primavera, Rosa Hefer, una produttrice di nidi del Sudafrica, ex dirigente creativa da Ogilvy & Mather, portò i suoi nidi in un tour di fiere e mostre di design. Chee Pearlman, un consulente di design, azzardò che i nidi sono la risposta più efficace, un vero e proprio antidoto contro il vetro-cemento-acciaio che sta invadendo il mondo, una città dopo l’altra.
Le opere di Fann e Hefer, tuttavia, non sono oggetti primitivi. I nidi sono stati progettati da infinite generazioni di uccelli e sono strutture di raffinata ingegneria anche se sono realizzate con materiali a portata di mano (o di becco), sempre reperibili a costo zero. Ma sono anche le architetture più solide, durature e accoglienti che si possano immaginare.
The Blue Planet, è l’acquario più grande del Nordeuropa e si trova affacciato alla riva Øresund tra lo stretto che separa Copenaghen dalla Svezia, e porta la firma dello studio di architettura danese 3XN.
L’edificio comprende una serie di curve, progettate per imitare i vortici delle onde ed è rivestito di scandole luccicanti in alluminio, che ricordano le squame dei pesci. È costruito su un complesso centrale con cinque braccia, in modo che i visitatori possano scegliere sempre il proprio tour personalizzato, decidendo anche se guardare nelle vasche da sotto il livello dell’acqua o da passaggi situati al di sopra. Interamente circondato dal mare, The Blue Planet ha tre ambienti: l’oceano, le acque interne dell’Amazzonia e la barriera corallina. La vasca più grande, come è giusto e prevedibile, è quella oceanica: quattro milioni di litri d’acqua azzurrissima e salata in cui nuotano squali martello insieme con murene e razze, in un’unica comunità pacifica. Estremamente ricca appare la zona corallina, in cui si aggirano coloratissimi pesci tropicali. Nell’area amazzonica volano diverse varietà di farfalle e uccelli. Qui è stata realizzata anche una grande cascata d’acqua dolce, sotto alla quale nuotano grandi anaconda e circa 3000 “killer fish”, i piranhas resi tristemente famosi da infiniti film d’avventure tropicali.
L’architettura dell’acquario è munito di modernissimi sistemi di ottimizzazione energetica e riduzione dei consumi per il condizionamento e la climatizzazione delle acque, un altro seguito ideale al dibattito avviato con l’Expo di Saragozza del 2008 (acqua e sviluppo sostenibile) e che proseguirà con l’Expo 2015 di Milano. L’acquario si può raggiungere in 12 minuti di metropolitana da Kongens Nytorv fino alla stazione di Kastrup. Da qui si arriva agli ingressi dell’acquario dopo un breve tratto a piedi.
Un ottimo modo per essere sicuri di non soffrire di nostalgia quando si lascia la propria città (o anche per sapere sempre dove andare per un drink quando si è via) è certamente quello di ricreare il proprio locale preferito in un Hotel americano. Questo è ciò che Tobias Rehberger ha fatto senz’altro, trasferendo una versione riveduta e corretta del suo solito locale, il Bar Oppenheimer di Francoforte, in una hall di hotel negli USA.
Insomma, sarebbe come trasferire l’arredamento e le facciate di un locale di Porta Ticinese da Milano alle alzaie di un sistema di canali del Midi francese e poi iniziare alle sette di sera il classico tour serale degli aperitivi e il turbinio delle happy hours. Il bar Openheimer originale è conosciuto per essere un calderone notturno di creatività, un luogo che stimola più il senso artistico dell’ebbrezza alcolica con annesso hangover ed emicrania; la sua reincarnazione americana è stata progettata con grandi dosi di artisticità, da offrire insieme alla vodka, Frankfurt da bere. Il fine è ovviamente quello di miscelare gli aspetti familiari e gli elementi di novità, come un cocktail di cambiamenti piuttosto radicali nelle decorazioni.
L’installazione è stata allestita nella Fiera d’Arte Frieze di New York e a Londra la Galleria Pilar Corrias ha ospitato la nuova collezione di Rehberger intitolata Change of Mind 1-7.
Dal 7 al 22 settembre la splendida Piazza Vecchia di Città Alta, salotto buono di Bergamo, si trasforma in un giardino anzi, quest’anno addirittura in un bosco, per un evento che coinvolge turisti, cittadini, appassionati dei fiori e del verde ed esperti dell’architettura naturalistica: la III edizione de “I maestri del Paesaggio – Internatonal Meeting of the Landscape and garden”.
Quest’anno la manifestazione, che è una delle più importanti sul paesaggio a livello internazionale, è dedicata all’acqua, come suggerisce l’esplicito sottotitolo Feel the water facendo seguito al dibattito avviato con l’Expo di Saragozza del 2008 su Acqua e sviluppo sostenibile. Acqua come elemento naturale, dunque, fonte di vita ma anche elemento progettuale, dalla ideazione più innovativa dei paesaggi urbani alla rete di fiumi canali e fossi che da secoli incorniciano le pianure. La manifestazione si inserisce così nella linea culturale prevista in occasione dell’Expo Milano del 2015, e il suo clou è la terza edizione del convegno “I Maestri del Paesaggio” il 14 e il 15 settembre.
Fra i relatori dell’edizione 2013 sono presenti le più autorevoli firme di paesaggisti, Garden Designers, Landscape Architects selezionati da Arketipos, l’agenzia che gestisce il tutto: Sophie Agata Ambroise (CH), che ha progettato il verde dell’Hotel Bulgari di Milano e di altri resort di lusso in tutto il mondo; l’Arch. Marco Bay (IT), firma del giardino dell’Hangar Bicocca e dei giardini storici del Lago d’Orta, George Hargreaves (USA), autore del masterplan per le Olimpiadi di Sydney 2000, Tom Stuart Smith (UK), autore del nuovo giardino del Castello di Windsor, Hinnerk Wehberg (DE), primo classificato del Chelsea Flower Show 2013 e Piet Oudolf (NL), monumento della progettazione green e autore di The High Line, il parco sospeso di New York costruito sulla ferrovia urbana dismessa da anni. Il filosofo Silvano Petrosini porta il suo contributo sul tema “L’etica di abitare la terra”.
Oltre ai momenti di convegno, sono previsti diversi seminari formativi, come l’atteso workshop di fotografia tenuto da Clive Nichols, uno dei più apprezzati Landscape Photographer. E sono previste pause di piacere come gli Aperitivi del Paesaggio, durante i quali si brinda alla bellezza della natura insieme ad esponenti del mondo culturale, letterario, accademico e dello spettacolo, e gli spuntini “golosi” proposti dai migliori chef di Bergamo Alta. Ecco l’elenco: Baretto di San Vigilio, Caffè della Funicolare, Colleoni, dell’Angelo Colombina, Da Franco, Da Mimmo, Gourmet, Lalimentari, La Tana, San Lorenzo, San Michele, Sant’Ambroeus, Vineria Cozz.
Lo Studio Foster + Partners, ha cambiato i connotati al vecchio porto di Marsiglia, verrebbe da dire, con una sola pennellata di 46 m x 22 che ne rimoderna magicamente il look: un padiglione, una tettoia o un baldacchino, un riparo contro sole, pioggia e intemperie realizzato con fogli di acciaio inox anche se steinless steel rende meglio l’idea.
Posto a est, sul Quai de la Fraternité e molto essenziale nelle forme (un bambino lo disegnerebbe esattamente così) grazie al materiale scelto il padiglione amplia la visuale in virtù delle molteplici rifrazioni dei pannelli, in cui si specchiano gli splendidi edifici d’epoca che incorniciano il porto vecchio, doppi scenari sempre diversi secondo i diversi punti di vista, le traiettorie e i tour scelti. Naturalmente il baldacchino del porto vecchio riflette anche i movimenti dei passanti e quelli del porto, uno spettacolo che invita a indugiare e contemplare la città, i visitatori, gli abitanti e i marinai. E non solo: lo spazio così artisticamente trattato è un vero e proprio invito ai marsigliesi o se si vuole, un incoraggiamento o per lo meno una sollecitazione a creare eventi nuovi e altrettanto originali, compresi fra i due poli ovunque rappresentati da celebrazioni e mercati.
L’intero progetto è stato pensato per commemorare il turno di Marsiglia, dichiarata per quest’anno città europea della cultura. Sarebbe naturalmente un’idea semplice e veloce (anche nei tempi di realizzazione: inizio lavori e inaugurazione, genaio 2013) da adottare anche a Milano EXPO 2015 dato che storicamente, ogni anno da che esistono, le esposizioni fieristiche milanesi (prima fra tutte la fiera campionaria di Aprile) sono state spessissimo disturbate dalla pioggia e funestate da avverse condizioni atmosferiche.
Foto di Edmund Sumner.
Per il compleanno di Andy Wharol, il 6 agosto scorso, lo studio portoghese LIKEarchitects ha progettato e allestito nel centro commerciale Colombo di Lisbona un museo temporaneo dedicato al grande artista americano del Novecento, un‘installazione che ha ricevuto finora oltre 100.000 visitatori.
Oltre alle suggestioni chiaramente Pop, il progetto è fondato su riferimenti industriali: evitati i tipici ambienti bianchi delle normali mostre, gli architetti hanno eretto una struttura di barattoli d’alluminio, bidoni vuoti di vernice accatastati uno sopra l’altro. L’uso di questi materiali riflette da un lato sul consumismo della nostra società e della nostra cultura, mentre d’altra parte rende un doveroso omaggio all’arte “povera” di Andy Wharol. La struttura è ripetuta modularmente nei quattro spazi dell’allestimento ed è delimitata in alto da uno schermo di plastica che offre ai visitatori un’esperienza introspettiva, addirittura intima, ma permette il passaggio della luce, diffusa da sopra. Questo soffitto di plastica trasparente apre in realtà la visuale verso i piani alti, dove sono ubicati i negozi e gli altri spazi espressamente dedicati al commercio. Si rivela così la doppia natura del “museo”, galleria d’arte, certamente, ma al tempo stesso centro commerciale con negozi d’ogni genere.
L’apertura e la visibilità – l’attrazione – agisce nei due sensi: dall’arte al commercio e viceversa, da visitatori ad avventori. Le entrate sono poste con sapienza all’inizio e alla fine, simmetricamente opposte proprio per permettere e facilitare i flussi di persone. Insomma, trasparenza e permeabilità sembrano essere l’idea base del progetto. LIKEarchitects ha realizzato anche un interessante video, che documenta la costruzione della struttura di barattoli di vernice.
Foto di Fernando e Sergio Guerra.http://www.sergioguerra.com/en/biografia.asp
Uno dei principali e più premiati studi australiani di architettura e design del paesaggio, battezzato Taylor Cullity Lethlean (T.C.L.) dai cognomi dei tre fondatori, ha posto una pietra miliare nella progettazione di spazi di gioco a tema, realizzando l’area di svago dell’Arboretum Nazionale Australiano, aperto lo scorso 22 giugno.
Il progetto sfida decisamente l’idea convenzionale degli spazi di gioco. Sospesi in cielo, giganteggiano degli scomparti a forma di ghianda, mentre dei grandi coni infitti al suolo ricordano le 100 specie di alberi rari e a rischio di estinzione radunati nell’Arboretum e provenienti da ogni angolo del pianeta. Anche la disposizione di queste cento foreste “artificiali” è opera di TCL, in collaborazione con lo Studio degli architetti Tonkin Zulaikha Greer.
Ma l’area di gioco è stata espressamente progettata per coinvolgere creativamente i bambini nella contemplazione della bellezza degli alberi e per instaurare in loro, per tutta la vita, un legame diretto con l’ambiente. L’idea portante è l’inizio della vita nella foresta, rappresentato di semi; i bambini e i loro genitori si trovano in un mondo di fantasia, con una scala enormemente esagerata. Il design sembra affermare che il gioco è un veicolo di crescita per i bambini di tutte le età, ed è particolarmente importante in rapporto all’ambiente e al clima.
Vedere il mondo in mezzo a ghiande giganti stimola la spontaneità e la creatività, sviluppa l’immaginazione e familiarizza i bambini con l’idea della propria crescita.
L’area delle ghiande contiene anche altri giochi, come la tana degli insetti, i pannelli di lamiera per produrre il rombo dei tuoni, campanelle a vento, caleidoscopi, scivoli e molti altri veri e propri giocattoli.
La lussureggiante flora australiana è contenuta in teche ci vetro, in una sabbionaia in cui i bambini sono invitati a scavare buche e a fare chiasso percuotendo canne di bamboo e bongos all’ombra di foglie di malaleuca. Una grandiosa rete da pesca e un gran nido d’uccello permettono ai bambini di godere in piena sicurezza di una vertiginosa visione dall’alto dell’intero arboretum. I colori sono autunnali, rosso, arancio, giallo e bianco.
Complessivamente, l’area di svago dell’Arboretum nazionale australiano dimostra che è possibile offrire attraverso il gioco un’esperienza unica e suggestiva ai bambini di ogni età.
Gli Architetti Cavalieri credono che un buon design migliori la vita, aggiunga valore agli oggetti e sia duraturo. Gli Architetti Cavalieri disegnano ponti meravigliosi perché ritengono che il ponte, dove ce n’è uno, sia un elemento estremo e significativo del paesaggio.
Architetti Cavalieri è la traduzione letterale del loro nome in ditta, Knights Architects, ovviamente inglese UK, ovviamente può esser riferito al mito di Artù, Lancillotto e Ginevra più che alle stalle del Cavaliere di Arcore – ma soprattutto a una persona in carne ed ossa, Martin Knight che nel 2006 fu fra i fondatori della confraternita. È normale che date queste premesse, l’opera di cui si parla sia un ponte, che sia strano, slanciato e pieno del fascino di antiche vicende.
Siamo in Whangarei, Nuova Zelanda, sul basso corso del fiume Hatea. La parte color bianco jet, a forma di ypsilon, rappresenta un amo, come i pescatori con un tuffo al cuore capiscono a prima vista. In realtà l’amo è un elemento decorativo dedicato alla cultura Maori, per la quale quell’oggetto è un motivo ricorrente e importantissimo. Esso rappresenta la prosperità (il cibo) e porta fortuna a chi viaggia sull’acqua. Popolo di guerrieri ma anche pescatori. Strutturalmente è un ponte levatoio: la ypsilon fa da contrappeso per l’apertura di una navata larga ben 25 m che permette così il transito della navi. Posto in un tratto di fiume storicamente molto importante per i pescatori Maori, il ponte è stato rispettosamente battezzato nella loro lingua te matau a pohe, l’amo di pohe – un principe che ebbe un ruolo importante nelle trattative con i primi coloni europei nel 1830. Te matau a pohe è stato inaugurato il 27 luglio 2013 e riduce sensibilmente il traffico in città migliorando l’accesso al centro e all’aeroporto. Come in premessa, lo sviluppo del paesaggio circostante sarà integrato con la nuova struttura, chiave di volta della rete autostradale.
Leggendario hotel anni ’70 della famiglia Fassbind, situato nel cuore di Losanna, Agora Swiss Night Hotel è stato, l’anno scorso, completamente ristrutturato sotto la guida parigina dello Studio Hertrich & Adnet.
Occasione per un viaggio e conoscere un nuovo concetto di albergo verso una nuova formula di offerta: l’idea è di presentare ai propri clienti soggiorni brevi (Losanna è una città gateway di ospiti internazionali, musicisti, star dello sport…) in un look contemporaneo, affine allo stile dell’architettura tradizionale in Svizzera, e quindi con una forte identità, ma al tempo stesso innovativo e anche stravagante. Come una lunga passeggiata in montagna, la scoperta dell’hotel è dal piano seminterrato che ospita il centro benessere / fitness, e che evoca un ruscello d’altura, al piano terra che ospita un “gemütlich”spazio lounge molto pittoresco in ricordo di una piazza di paese, fino ai corridoi e l’ascensore che si elevano verso i “rifugi” o meglio le camere. In cima a quest’immaginaria montagna con una splendida vista sul Lago di Ginevra, all’ultimo piano, c’è la sala per la colazione.
Un attento gioco tra materiali classici della concezione svizzera come il legno completamente rivisti da implementazioni moderne ed inusuali molto luminose, bianche ed eteree.