Lo scorso giovedì 4 ottobre sono stati inaugurati la montagna di libri di Spijkenisse e il quartiere adiacente. Quella che appare come una vera e propria montagna di libri nella piazza centrale del quartiere è stata ottenuta attraverso un abile posizionamento delle funzioni commerciali su vari livelli; una serie di piattaforme che si restringono verso l’alto che hanno prodotto la forma piramidale.
Le funzioni commerciali restano nascoste perche sono letteralmente foderate da scaffali di libri. Le varie piattaforme sono collegate da scale dando origini ad un percorso ascendente che si snoda attraverso i libri lungo 480 m. Alla sommità un caffè offre una vista panoramica sull’esterno. La libreria si trova in un quartiere composto da 42 unità abitative di edilizia popolare, parcheggi e spazi pubblici. Quartiere e biblioteca sono stati progettati da MVRDV ed è un esempio di quartiere ecosostenibile. La biblioteca al centro della piazza acquista anche un grande valore simbolico all’interno di questa ex comunità agricola adiacente al porto di Rotterdam dove c’è una percentuale del 10% di analfabeti. La biblioteca contenuta all’interno di struttura di vetro e legno è visibile da tutti i punti. Ha una superficie di 9300 mq ed ospita oltre alla biblioteca un centro educativo, un club di scacchi, un auditorium, e spazi commerciali più uffici.
Gli scaffali della libreria sono fatti di vasi si fiori riciclati. La forma esteriore della struttura sembra quella di un granaio ed è un riferimento alla tipica fattoria olandese. Sia nella libreria che nel quartiere è stata usato come elemento unificante del progetto una copertura di mattoncini rossi e neri. La nuova biblioteca e il quartiere sono stati concepiti all’interno di un piano di re-intensificazione del centro della cittadina di Spijkenisse. Le 42 abitazioni popolari progettate da MVRDV sono di varie grandezze, adattate ad ospitare dal single alla famiglia numerosa.
Una stravagante casa con il tetto inclinato al centro del complesso vuole essere l’astrazione di una tipologia tradizionale. Il progetto in generale è stato paragonato dai suoi creatori una sorta di fattoria a scala gigante ed è quindi un riferimento al passato agricolo della cittadina ma è allo stesso tempo un invito a guardare avanti.
Foto di Jeroen Musch.
Sul sito Flavorwire è stata pubblicata una gallery singolare quella dei più bei bagni pubblici in giro per il mondo. Normalmente quando pensiamo ad un bagno pubblico non ci viene in mente niente di bello. L’idea della gallery prende le mosse da un singolare “concorso” di architettura bandito nientedimeno che dal Royal Institute of British Architects dal nome significativo ‘Flushed with pride‘, che invitava alcuni tra i migliori studi del paese a progettare belle e pratiche alternative allo squallore della media dei bagni pubblici.
Il concorso vuole riportare in auge lo splendore dei bagni pubblici di epoca vittoriana, sottolineando il fatto che molte persone soprattutto anziane spesso non escano per paura di non trovare adeguati servizi igienici. Dei servizi igienici adeguati sono un fattore positivo che migliora la qualità della vita e così altri hanno seguito l’esempio. Eccone alcuni in giro per il mondo:
– Hiroshima Park Restrooms by Future Studio. Questi 17 bagni dislocati nel parco sembrano degli origami; si ripetono 3 differenti forme ma ognuna ha un colore diverso. Ognuno dei tetti è dipinto con un colore brillante e smaltato.
– Perry Lakes Bathroom by Rural Studio a Marion, Alabama. Un progetto di Rural Studio per aiutare alcune tra le comunità più povere d’America. Questo bagno sembra confondersi con il bosco del Perry Count State Park ed è stato fatto artigianalmente in legno.
– Lady Bird Hike and Bike Trail Restrooms by Miró Rivera Architects ad Austin, Texas. Questo progetto ricorda un’opera di land art. I pannelli intorno formano una sorta di colonna vertebrale di un animale che poi si arrotola e chiude lo spazio per il bagno. La struttura ospita anche una fontana per bere e una doccia esterna rendendolo un pit stop ideale per i ciclisti del parco.
– Kumutoto Toilets by Studio Pacific a Wellington, Nuova Zelanda. Queste toilettes sembrano delle creature marine. Ai designer è stato chiesto espressamente di creare qualcosa di iconico per rendere più fantasiosi anche i dintorni e allo stesso tempo cercare di scoraggiare vandalismi di ogni tipo.
– Gravesend Public Toilet by Plastik Architects a Kent, England. Il comune aveva chiesto un landmark che agisse come il pezzo iniziale del generale rinnovo del quartiere. Il designer sembra aver soddisfatto le aspettative con interni curati e un audace copertura esterna.
– P-TREE by Aandeboom in multiple locations. Possiamo solo dire che è un’ennesima dimostrazione del pragmatismo olandese. In fondo quello della pipì in giro è un problema reale. In questo caso questi orinatoi arancioni montati su degli alberi sembrano aver funzionato bene durante un paio di festivals in Europa.
– Roadside Reststop Akkarvikodden by Manthey Kula Architects a Lofoten, Norvegia. Un oggetto dal design essenziale lungo una strada panoramica in un paesaggio mozzafiato.
– Safe Haven Bath House by TYIN tegnestue Architects a Ban Tha Song Yang, Tailandia. Questo è il risultato di un workshop di 15 studenti di architettura norvegesi che erano stati invitati a fare qualcosa per migliorare la vita di un orfanatrofio. Costato pochissimo e realizzato con materiali di recupero, questo bagno all’aria aperta sembra aver ridotto il rischio di trasmissione di malattie.
– Shimodate by Shuichiro Yoshida a Chikusei City, Giappone. Alti e stretti incuneati tra due tipici edifici giapponesi, questi bei bagni pubblici per il poco spazio che utilizzano sono adatti a essere posizionati in altri spazi di risultanza e angoli inutilizzati.
– Public Restroom by Diego Jobell a Rosaria, Argentina. Sono bagni con tetto/giardino sovrastante una piccola area verde pubblica. Da notare le pareti in vetro opaco che alleggeriscono la struttura squadrata di cemento a vista.
Il prossimo 23 settembre riaprirà finalmente al pubblico lo Stedelijk Museum ad Amsterdam. Il museo di arte moderna e contemporanea, rimasto chiuso per quasi 9 anni, è stato oggetto di un ampliamento che porta la firma dello studio olandese Benthem Crouwel Architects, studio che ha già firmato edifici importanti nei Paesi Bassi come l’aeroporto di Schipol, e soprattutto il recente rinnovo ancora in corso delle stazioni ferroviarie centrali delle quattro principali città dei Paesi Bassi: Rotterdam, Amsterdam, l’Aia e Utrectht.
L’edificio originario che ospita lo Stedelik Museum risale al 1895 e fu progettato dall’architetto A.W. Weissman in uno stile che guardava al linguaggio del ‘500 olandese. Nello stesso periodo erano sorti sempre intorno alla stessa piazza-che verrà appunto chiamata Museumplein piazza dei musei il Rijksmuseum e il Concertgebouw. Ovviamente gli interni dello Stedelijk erano stati riadattati più volte, in particolare nel 1938 il direttore William Sandberg aveva reso gli interni completamente bianchi. Successivamente negli anni 50 vennero aggiunti un caffè, la libreria, il negozio del museo, il gabinetto delle stampe e la pesante porta dell’edificio venne sostituita con una di vetro. Lo spazio utilizzabile venne raddoppiato aggiungendo dei piani intermedi e aumentò anche il numero dei visitatori che oggi ha raggiunto il numero di circa 400 mila all’anno. Il museo necessitava già da tempo di un ampliamento adeguato anche per rispettare i nuovi standard conservativi che tra le altre cose richiedono una certa temperatura per le opere. L’edificio preesistente è stato lasciato quasi completamente intatto e ben in vista poiché parte del nuovo volume resta sottoterra.
Il nuovo ingresso è dalla piazza Museumplein e vi si accede da un volume trasparente che è la parte inferiore di questa nuova ala, che già vanta una serie di soprannomi tra cui lavandino o vasca da bagno. La lucida e bianca struttura ha una forma organica ed è fatta di fibra rinforzata completata da un tettoia molto aggettante. Accanto all’ingresso troviamo il negozio del museo e il ristorante collocati nel volume trasparente al livello stradale. Al piano terra ci sono pure la biblioteca, un grande spazio espositivo di 1.100 mq. Due rampe di scale mobili incapsulate collegano due spazi espositivi: un accorgimento pensato per non mescolare il visitatore del museo con l’utente delle funzioni pubbliche al piano terra. Se all’esterno il contrasto tra il vecchio il nuovo è fortissimo all’interno sono stati mantenuti dettagli e colori dell’edificio precedente e si passa da uno all’altro senza quasi percepirne la differenza.
Sleeping Authentic è una nuova collezione di letti d’autore che verrà lanciata a livello internazionale il 20 settembre presso lo showroom Cassina di Milano. Cassina affida il design dei letti a tre grandi maestri della scena contemporanea: Sled di Rodolfo Dordoni, Moov e Mex di Piero Lissoni e Volage di Philippe Starck.
Sleeping Authentic è quindi un segno di continuità. Ciascun letto è l’evoluzione naturale di un divano, portando la matrice estetica dal living alla camera da letto, trovando una nuova ed autonoma declinazione. Cassina ha condotto uno studio attento di ogni singolo aspetto strutturale del letto, selezionando e utilizzando le tecnologie più evolute per garantire le performance migliori.
Dal 1968 lo showroom Cassina di via Durini a Milano, è l’autentico luogo di idee, di innovazione e di incontro del mondo del design contemporaneo. Nel corso del tempo gli spazi dello showroom hanno avuto celebri interpreti come Mario Bellini, Vico Magistretti ed Achille Castiglioni. Oggi, nell’interpretazione suggestiva dell’architetto Piero Lissoni, cultura e industria si alternano e rimandano di continuo.
Immagini “letto Volage – Philippe Starck – Collezione Cassina I Contemporanei”
La scena artistica di Istanbul sembra essere molto viva e il SALT Istanbul ce lo conferma. SALT è un centro espositivo, un centro di ricerca e un luogo di dibattito sulla cultura figurativa e materiale; raccoglie archivi recenti di arte, architettura, urbanistica, design e storia economica e sociale per metterli a disposizione del pubblico.
Ha aperto lo scorso novembre 2011 ed è un progetto nato da Platform Garanti Contemporary Art Center e Garanti Gallery, e da Ottoman Bank Archives e Research Centre. Le attività di SALT sono distribuite tra due sedi che si trovano a non più di un quarto d’ora di cammino l’una dalla altra. SALT Beyoglu si trova nella strada pedonale Istiklal Caddesi ed è dedicato per lo più a mostre ed eventi di vario tipo. SALT Galata si trova nella storica sede ottocentesca dell’Imperial Ottoman Bank progettata da Alexandre Vallaury ed ospita il centro studi, la biblioteca gli archivi così come il museo dedicato alla banca ottomana. Entrambi gli edifici sono stati rinnovati dallo studio Mimarlar Tasarim guidato dall’architetto Han Tümertekin; oltre a specifici interventi di interior design commissionati a sei studi di design e architettura turchi perché l’istituzione sia anche una vetrina per i creativi locali.
SALT Beyoglu, è in un edificio a sei piani costruito tra il 1850 e il 1860 che ospitava negozi a livello stradale e abitazioni ai piani superiori, fino agli anni 50 quando rimase disabitato. Nel restauro sono intervenuti in primo luogo conservando gli elementi originali e rafforzando la sua struttura; successivamente riorganizzando la distribuzione interna per ospitare le nuove funzioni. Ora ci sono 1130 mq di spazio espositivo su tre livelli. Al livello stradale il Forum è uno spazio pubblico di transizione che ospita il cinema, il caffè-bistrò e il bookshop. Walk in cinema è una piattaforma progettata da Hakan Demirel dedicata ad attività spontanee, perfomance e dibattiti che vanno oltre le proiezioni. Al quarto piano c’è ora una serra sul tetto progettata dall’artista Fritz Haeg a cui è stato chiesto di creare un giardino-orto che produce frutta verdura e spezie coinvolgendo famiglie e organizzazioni locali. Le indicazioni all’interno dell’edificio sono state progettate dal designer turco ma parigino d’adozione Koray Özgen.
L’edificio che ospita invece SALT Galata è stato inaugurato nel 1892; progettato dall’architetto francese Vallaury è un edificio eclettico e addirittura ha due facciate diverse ispirate l’una ad uno stile neoclassico; l’altra ad uno stile bizantineggiante. In questo caso il restauro della struttura ha necessitato di interventi strutturali. Al suo interno ospita diverse funzioni tra cui il centro di ricerca; un auditorium da 219 posti; il museo della Banca Ottomana; spazi per workshop; un archivio aperto; uno spazio per mostre; caffé, ristorante e una libreria. Il design degli spazi degli archivi e del museo sono stati progettati da Bülent Erkmen. E il programma per quest’autunno è ricco di avvenimenti.
Lo studio di architettura del paesaggio West8 -studio olandese ma che oramai porta avanti progetti su scala mondiale, che sanno coniugare architettura, ecologia e urban design- ha vinto il RED Dot Design Award 2012 con il progetto Urban Star: un sistema di illuminazione urbana sostenibile che utilizza la tecnologia dei LED creato in collaborazione con Philips e CityTec, compagnia di management degli spazi pubblici e il comune di Almere.
Gli impianti di illuminazione con i lampioni dal calco di alluminio e policarbonato sono una risposta responsabile in termini di design al consumo energetico. La silhouette delle lampade cambia a seconda del giorno o della notte; ovvero a seconda che siano illuminate o spente la curva si inverte. I bulbi in led ottimizzano il consumo di energia. Urban Star era stata introdotta in origine all’ingresso della spiaggia vicino Buren sull’isola di Ameland per minimizzare l’impatto della luce sulla vita degli uccelli notturni e sul ciclo giorno/notte della vegetazione locale. Un rilevatore di movimento regola l’intensità della luce a seconda del numero dei pedoni del traffico riducendo così, l’impatto della luce artificiale. Grazie ad un sistema di lenti integrate la luce è portata esattamente dove serve e soprattutto la tecnologia a led può essere continuamente aggiornata.
Questo è il primo lampione stradale che utilizza la tecnologia Led? Anche il design accattivante del lampione ha avuto un ruolo importante: la tinta opaca e il design organico abbelliscono le strade. Comparata col sistema tradizionale dei lampioni stradali da 25 Watt queste usano una media di 18 watt e mezzo, e di notte tra le 11 e le 7 il livello è dimezzato. Si ottiene, secondo il comune di Almere che si dice soddisfatto, un risparmio di circa 45%.
Ospitato in uno splendido edificio in stile Liberty 1906 su cinque piani e situato in una delle più ambite strade di Barcellona, El Palauet è un boutique hotel esclusivo di 6 sontuose suite, ciascuna con una superficie abitabile media di 150 mq.
Grazie alle sue caratteristiche storiche e la fusione contemporanea con arredi di designer iconici come Mies van der Rohe, Philippe Starck e Arne Jacobsen, per citarne alcuni, El Palauet è puro lusso. Il suo architetto, Pere Falques, un contemporaneo di Gaudì, è noto anche per i suoi lampioni sporgenti ornati da banchi di piastrelle di ceramica, qui sono conservati dettagli come vetrate decorate in ferro battuto, cornicioni, soffitti alti, colonne corinzie, affreschi opulenti e una scala grande finemente intagliata in legno.
Ogni suite dai toni monocromatici di bianco dispone di un ampio soggiorno, una sala da pranzo, cucina completamente attrezzata, camere da letto separate, tanto high-tech e per stupire anche i più esigenti gadget-geek, nonché un balcone con vista mozzafiato sul Monastero Pompeya, il Tibidabo e sui negozi di prestigio del Passeig de Gràcia.
Tétrarc ha creato 39 forme di social housing dalla doppia facciata in un complesso denominato ‘Boréal‘, caratterizzato da un’inflessione di circa 21 gradi nel mezzo per definire due nuclei abitativi distinti: uno di 6 case in affitto e l’altro di 5 residenze in vendita.
Sito a Nantes su una proprietà esistente dal 1930 di Habitat 44, ogni alloggio, dalle volumetrie ridotte, è organizzato attorno ad un nucleo composto da cucina, bagno, servizi igienici e scala per gli alloggi a due piani. Al fine di ottimizzare lo spazio, senza aumentare la superficie dell’area, gli accessi alle sedi si trovano all’esterno dell’edificio come elemento imprevisto e giocoso. Le abitazioni sono definite da una facciata in griglia vetrata a effetto serra e si affacciano ad un giardino privato con una parte dedicata all’orticoltura e giardinaggio, luogo preposto anche per favorire le relazioni interpersonali tra vicini di casa. Mentre, il lato opposto dell’edificio offre un aspetto completamente diverso con una facciata in legno, che ricorda un fienile.
Focus del progetto è l’edilizia sociale in chiave sostenibile, che attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, materiali eco-compatibili e forme ottimizzate si propongono con nuovi stili di architettura e quindi di vita.
L’edificio è l’ultimo arrivato nella Città dell’Auto Autostadt a Wolfsburg un parco tematico dedicato inizialmente alle automobili della Wolkswagen; si trova infatti dove c’era un vecchio impianto produttivo del celebre marchio tedesco. Ora vi trovano posto numerosi padiglioni di altri celebri marchi automobilistici. Il padiglione della Porsche si trova giusto di fronte al padiglione della Volkswagen e offre 400 mq di spazi espositivi. La sua silhouette lo distingue, le sue linee dinamiche ne fanno un oggetto scultoreo che rimanda alle caratteristiche proprie del marchio Porsche.
Un rivestimento bianco opaco di acciaio inossidabile riveste tutta la struttura dando l’impressione che sia un oggetto unico omogeneo, nonostante cambi sempre a seconda dell’angolo della visuale o delle condizioni del tempo. All’ingresso una sorta di pensilina si crea grazie ad uno sbalzo di circa 25 m che si estende sopra l’acqua della laguna. Questo spazio è connesso visivamente al paesaggio circostante ma è una sorta di anfiteatro sull’acqua per poche centinaia di persone. L’architettura degli interni e degli esterni del padiglione è stata curata dallo studio HENN. L’area esterna al padiglione è stata invece progettata dallo studio di architettura del paesaggio WES per far sì che si integrasse con il resto del parco.
L’involucro dell’edificio utilizza una tecnologia simile a quella delle costruzioni monoscocca usata per strutture leggere nell’industria automobilistica e aerospaziale e oltre ad assolvere allo scopo estetico di dare un’omogeneità visiva al complesso, allo stesso tempo agisce come una struttura che scarica il peso. Il rivestimento è realizzato con totale di 620 fogli di acciaio inossidabile saldati tra loro, che sono stati prefabbricati in un cantiere navale a Stralsun e assemblati in sito. All’interno si apre ai visitatori uno spazio espositivo che gli consente di entrare nel mondo del marchio sportivo. Una rampa ellittica coerente con il principio dinamico di tutta l’architettura del padiglione conduce al piano inferiore.
Cominciamo dalla fine: la biblioteca comunale di Canada Water a Londra, dispone di un (suo proprio) ingresso alla metropolitana, direttamente dalla porta accanto a quella del caffè, al piano terra. Un dettaglio che la dice tutta su come si progetta, come si integrano le funzioni e come si fa in modo che la gente possa vivere easy il quotidiano laddove, in quel quotidiano, la cultura occupa posto d’onore.
È a forma di piramide rovesciata la biblioteca di Canada Water di CZWG: l’organigramma delle attività è stato ribaltato in sopra/sotto per ottimizzare lo spazio pubblico all’esterno e riservare la superficie maggiore alla lettura e allo studio, all’interno. Così, al piano terra si trova un caffè, colorato, per 150 posti che si apre sul canale, e all’ultimo piano la zona più silenziosa, con le postazioni PC e mini bow windows attrezzate con poltrone e tavolini per una sosta a metà tra lavoro, studio o relax e basta. Al centro il grande occhio della scala a spirale smista ai piani e caratterizza da solo l’intera composizione architettonica dello spazio.
All’esterno il volume scaleno a pianta esagonale, con i fronti protesi, quasi minacciosi, ha un impatto forte ma caratterizza bene l’area (che in realtà chiede a gran voce suggerimenti circa la propria identità). E poi il rivestimento in griglia d’alluminio color bronzo gli dà un tattilità scultorea, riflette luce e alleggerisce tutto.
All’interno domina il colore ambrato del legno e i percorsi a zig-zag tra gli scaffali, che sembrano mobili di casa, ben illuminati, ben disegnati. Alcuni scorci ricordano l’eleganza delle linee di Alvar Aalto. Se l’era digitale ci sottrae libri da toccare, a Londra si costruiscono biblioteche che celebrano quel contatto, gli danno senso civico e comunitario. Germi di urbi-cultura avanzata: esci dalla metro e ti trovi nella zona prestiti tra un salotto e la caffetteria. È tutto lì pronto, basta solo leggerlo.
Autore Emilia Antonia De Vivo.