Lo studio di Antonio Ravalli ha recentemente completato la trasformazione di un canapificio a Migliarino, in provincia di Ferrara, in un ostello della gioventù esemplare. Un progetto finanziato dal Comune con un budget di appena €270,000, mobili compresi che copre un’area di 520mq. Il complesso prevede un’area reception e quattro camerate che dispongono di sistemi assolutamente innovativi per ospitare ognuno 2/3 persone: grandi spazi open space a doppio volume, pedane di legno con enormi cilindri di telo traslucidi fissati al soffitto con cavi; dei veri e propri pod per creare privacy.
Gli architetti hanno immaginato l’ostello come una ‘macchina passiva’ grazie alla sua esposizione a nord, all’ottimizzazione della ventilazione, alla luce naturale e al riscaldamento autonomo di ogni pod, cablato all’interno della pedana di legno sottostante. Un’idea davvero efficace per gli ospiti che optano per un soggiorno low-cost nei pressi del Parco naturale del Delta del Po (detto anche Po-land…)
La tendenza all’utilizzo dello spazio ‘pop-up’ store è enorme nelle metropoli, dal Meatpacking district a Spitalfields è forte la tendenza di creare qualcosa di nuovo, insolito e di grande effetto. Sono spazi generalmente usa e getta che vengono allestiti per la durata di un evento, una mostra, una vendita speciale. Spazi temporanei creati per stimolare e creare curiosità, smantellati in poche ore.
Di forte impatto il nuovo pop-up shop dello stilista newyorkese Richard Chai creato da Daniel Arsham e Alex Munstonen di Snarkitechture. Lo store temporaneo fa parte di una serie di istallazioni per l’iniziativa Building Fashion che prevede collaborazioni tra architetti e stilisti e la creazioni di spazi innovativi.
Il negozio-container è ubicato in quello che Marc Augé definerebbe un ‘non luogo’, uno spazio urbano sotto la linea sopraelevata della metropolita. All’interno un enorme blocco di polistirolo che è stato modellato utilizzando un filo rovente per creare mensole, nicchie e arredi usa e getta. Un allestimento durato tre giorni con un budget di appena € 3.700.
E’ stato annunciato a Dubai poche ore fa dalla Fifa che il Qatar sarà il primo paese in Medio Oriente ad ospitare una Coppa del Mondo di Calcio. Il piccolo stato del golfo, di appena un milione e mezzo di abitanti, infatti, è stato designato per l’evento del 2022 (dopo quello del 2018 assegnato alla Russia). Non male per un paese che non si è mai qualificato per la Coppa del Mondo e dove gli sport nazionali più diffusi sono il cricket e la corsa dei cammelli.
Oltre ad essere stutture di grande effetto visivo, gli stadi faranno uso di tecnologia all’avanguardia. Si tratterà infatti dei primi stadi all’aperto al mondo in grado di addottare sistemi di raffreddamento per mantenere temperature all’interno inferiori ai 28°C, e saranno in grado inoltre di generare un’enorme quantità di energia solare per il fabbisogno delle strutture, approffittando delle condizioni estreme del paese del golfo.
Alcuni edifici adotteranno un sistema di costruzione ‘modulare’ che permetterà il loro smantellamento alla fine dell’evento e la possibilità di riassemblaggio e riutilizzazione per eventi analoghi altrove. Il video mostra il rendering dei progetti per i primi cinque stadi del Qatar 2022 tutti a firma di Albert Speer & Partner GmbH: una barca, una conchiglia, un fiocchio dell’amicizia, un’oasi nel deserto… concept un pò kitch per alcuni di noi, ma come diceva Robert Venturi ‘Less is a bore!’
In questo anno fortunato per l’Italia per quanto riguarda le inaugurazioni dei nuovi Musei di Arte Contemporanea (hanno visto finalmente la luce il Maxxi e il Macro a Roma) anche Milano ha il suo museo nuovo di zecca: ieri,lunedì 6 dicembre, è stato finalmente aperto al pubblico l’atteso Museo del 900, proprio nel cuore della città, che vede la luce dopo 3 anni di lavori e una spesa di circa 28 milioni di euro. Per ospitare la prestigiosa collezione l’edificio dell’Arengario, progettato nel 1936 dagli architetti Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini e mai amato dai milanesi, è stato ridisegnato dallo studio dell’eclettico e provocatorio architetto e artista Italo Rota insieme a Fabio Fornasari.
Il progetto ha previsto la demolizione dei volumi interni del museo preservando le facciate esistenti che sono state sottoposte a restauro. All’interno dello spazio vuoto si è costruito un percorso museale tramite strutture verticali ed orizzontali, le prime sono costituite da impianti, elevatori, scale mobili e una rampa di forma elicoidale di forte presenza scenica con intorno una vetrata curvilinea. La scala dal livello della metropolitana raggiunge la terrazza panoramica affacciata su piazza Duomo. Inoltre tramite una passerella sospesa e leggera si accede direttamente agli spazi espositivi al secondo piano dell’adiacente Palazzo Reale.
Sono circa 350 le opere esposte. Le collezioni già appartenenti al Museo d’arte Moderna, che provvisoriamente soggiornavano nella Villa Reale di via Palestro, arricchite dalle collezioni private passate al Comune a seguito di importanti lasciti privati.
Già dal nome si intuisce che il Museo del Novecento ha i suoi punti di forza in una collezione ricca di ismi: Futurismo (la più importante collezione europea) Novecento, Spazialismo, artisti come come Boccioni, Carrà, Soffici, de Chirico, Sironi, Martini, Morandi, Fontana, Manzoni, Kounellis e molti altri. Il pecorso ascensionale della scala elicoidale si conclude con la sala Fontana in cui è esposto il grande arabesco al neon creato dall’artista per la Triennale del 1951. Ora la prossima tappa sarà il nuovo Museo di Arte Contemporanea progettato da Libeskind che dovrebbe aprire le sue porte nel 2013 nell’area City Life dell’ex Fiera di Milano.
La mitica frase di Gavino Sanna: ‘dove c’è Barilla, c’è casa…’ acquista un nuovo significato con questi arredi urbani. Il progetto We Make Carpets è frutto dell’immaginazione dei designers olandesi Stijn van der Vleuten e Marcia Nolte che, insieme all’artista Bob Waardenburg, hanno realizzato una collezione nella quale la forma del tappeto prende quella degli oggetti insoliti utilizzati per crearlo. Oggetti di tutti i giorni, del nostro sistema un po ‘usa e getta’, come forchette di plastica, soldattini gioccattolo e .. appunto… la pasta seguendo i disegni dei tappeti tradizionali per creazioni insoliti.
La tendenza del tappeto (con)temporaneo olandese è decisamente Droog.
Anche lo studio Flux ha creato un tappeto urbano di 470mq costruito interamente di mattoni in occasione del festival delle arti FLUX/S, che si è tenuto di recente ad Eindhoven. Non saranno molto pratici, igienici o lavabili, ma sono decisamente “al dente”.
…finalmente. In Alto Adige ed esattamente a Trento è stato realizzato dal gruppo austrico Feld72 l’asilo nido che tutti vorremmo per i nostri bambini. Nei pressi di una scuola primaria ma anche degli uffici comunali e del palazzetto dello sport, l’edificio sposa il concetto di sequenza dello spazio interno-esterno, con l’uso di materiali tradizionali ed uno sforzo consistente nel prediligere la prospettiva dei bambini. La scuola infatti, che sorge in una zona incrocio delle tre aree culturali tedesca, italiana e ladina, si fonde completamente con il paesaggio circostante e sembra addirittura emergere da un lato dal terreno stesso.
Concepita come uno spazio unico e individuale, aggiunge un tratto speciale alla linea del paesaggio con la forte connotazione del design contemporaneo. Gli interni, orientati in base alla luminosità, sono organicamente modulati in modo da creare differenti strutture spaziali che offrano uno stimolo alle attività dei bambini nonchè una variegata esperienza visiva.
Da ogni classe i bambini possono accedere al giardino, con il parco giochi e aree forestali che forniscono una varietà straordinariamente ricca di spazi aperti per i bambini.
Stop alle tessere magnetiche. Niente più file al check out. C’è una nuova tendenza nel mondo dell’hospitality dove nulla è scontato. Sono i “One Room Hotel”, gli alberghi con una sola camera sparsi in giro per il mondo. Perfetti per le fughe d’amore, e per ritrovare un pò di privacy, sorgono in località inaspettate e rivelano spesso trasformazioni insolite, frutto della creatività di artisti contemporanei. Luoghi originali che rendono uniche le esperienze di viaggio, per una clientela alla ricerca di soluzioni low-profile. Ammesso che si riesca a trovare posto. Di seguito gli indirizzi segreti, il più delle volte prenotabili solo direttamente, per evitare overbooking.
L’hotel è frutto di un’originale trasformazione di una vecchia salumeria ubicata nel villaggio di Olandese di Eenrum, a circa un paio di ore da Amsterdam. Il villaggio di 16 000 anime conta tre cafè, una fabbrica di candele, il museo della senape e quello che il Guinness dei primati riconosce come l’albergo più piccolo del mondo. L’arredamento del Grand Hotel è stato curato da tre giovani artisti. Gli interni sono volutamente shabby-chic, c’è una reception con mobile portachiavi per 40 chiavi (con 39 spazi vuoti). La camera numero uno è arredata con pezzi di modernariato, tessuti retrò e colori azzardati per un’atmosfera decisamente bohemienne.
Un’ unica suite superlusso, con interni di design contemporaneo e privacy garantita. E’ The One Hotel Angkor posizionato nel cuore del quartiere Siem Reap, nella zona del vecchio mercato. Le ‘aree comuni’ comprendono una micro reception e una mini boutique, mentre la (unica) suite è dotata di vasca-cromoterapia per due. Il terrazzo privato è stato arredato con accessori costriuti in loco a cui si aggiungono elementi di design. Dispone di filo diffusione e di una Jacuzzi all’aperto.
Incluso nel prezzo l’uso di un i-book e di un i-phone, mentre, gli optional comprendono trattamenti benessere su misura e personal chef.
Galleggiante, con camera da letto sotto il livello dell’acqua, The Otter (tradotto letteralmente lontra marina), è frutto dell’estro creativo dell’artista Genberg. Situato sul lago di Malaren, a circa un chilometro dalla riva, l’albergo ad una camera sola si presenta come una casetta tipica svedese in legno. Gli ospiti sono accompagnati nella loro camera sottomarina in gommone, forniti di istruzioni per il soggiorno e lasciati lì fino al momento di check- out; hanno a disposizione una barchetta per visitare le isole vicine e optional come ‘room service’ (in barca naturalmente).
Dormire sospesi può essere un nuovo modo per favore il sonno. Ci provano al porto di Harlingen, in Olanda, dove, dopo due anni di lavoro, sono riusciti a trasformare una gru in un’insolita camera d’albergo. La macchina originale risale al 1967, ed è stata utilizzata fino al ’96 per scaricare merci dalle navi. A 17 metri d’altezza, il Crane Hotel, con la sua camera di 60 metri cubi offre servizi e comfort di ogni genere. Dotata di sistemi di riscaldamento e raffreddameno, al suo interno è stato ricavato anche un comodo bagno. La stanza offre intrattenimento con strumenti audiovisivi innovativi. C’è persino una Egg Chiar di Jacobsen. Il bello è che il mezzo è ancora in funzione: gli ospiti possono così azionare il motore e far girare a 360° la camera di albergo dal peso di 65 000 kg. L’esperienza costa €319 a notte compresa la prima colazione.
La stessa catena, se così si può definire, gestisce alberghi insoliti ad una camera, all’interno di una barca da salvataggio e sempre nella stessa zona, la stanza d’albergo ricavata in un faro.
Piccolissimo albergo di lusso, il Eh’Häusl nasce in un edificio largo solo 2,5 metri, disposto su 3 piani risalente al 1720. Interamente ristrutturato nel 2008, è stato arredato con pezzi classici e animato con colori decisi. Gli spazi comprendono un micro salone rosso-Pompei, una sala TV con LCD e camino, camera da letto matrimoniale e piano benessere con idromassaggio (completo di accapatoi e pantofoline). Un perfetto hotel per due.
Una Suite di 44 mq per un soggiorno fuori dal comune, a 8 metri da terra, tra le fronde di una quercia del VIII secolo, all’interno di un parco di 12 ettari coltivato a lavanda. Si tratta della più grande casa e’Europa costruita su un albero, in cedro rosso americano, realizzata dal maestro francese, Alain Laurens. Originale e atipica è dotata di acqua, gas, elettricità e ogni comfort desiderabile. La colazione biologica viene servita in camera (tirata su con un cesto).
Romantico, inusuale e inaspettato, l’hotel propone un’insolita esperienza nella camera 47,
stanza d’albergo che occupa l’interno di un vecchio faro all’ingresso del porto di Ålesund, in Norvegia. Ingresso e bagno sono situati al piano terra, mentre, la camera da letto, con 3 metri di diametro, è posizionata al primo piano. Gli interni sono stati affidati a Snøhetta, già consosciuto per l’Opera di Oslo e il museo di Gound Zero a New York . Gli arredi, semplicissimi, sono stati scelti per non turbare l’unicità del luogo. Il servizio in camera è presente H24, la reception è invece nel vicino boutique hotel.
Farnborough Airport, UK
Un nuovo linguaggio fatto di leggerezza, trasparenze e tecnologie all’avanguardia; spazi che sembrano più adatti ad ospitare arte contemporanea che passeggeri in transito.
Sono i nuovi terminal creati per viaggiatori sempre più esigenti e per flussi di passeggeri e merci in costante aumento.
Progetti affidati agli studi più prestigiosi del mondo in una gara tra paesi che mira a raggiungere nuovi standard di funzionalità, efficienza, sostenibilità e bellezza. All’interno spazi dinamici e user-friendly cablati con Wi-fi, chioschi del benessere, lussuosissime lounge e facilities per accogliere il superjumbo Airbus 380.
Si parte. Destinazione Design.
Per saperne di più: Airport Design, The Modern Airport Terminal, Airport Builders.
Un’altra opera di ingegneria estrema affidata al genio di Santiago Calatrava.
L’architetto valenciano non è nuovo a progetti dedicati al viaggio. Numerosi progetti, tra stazioni, ponti e airterminal, come l’aeroporto di Lione sono firmati da lui. Le sue sculture diventano architetture che si prestano al movimento, in questo caso, al volo.
L’aeroporto di Bilbao, infatti, viene soprannominato La Palomba per la sua somiglianza ad un gigantesco volatile che sta per spiccare il volo. Il guscio è bianco e convesso, appoggiato sulle colline basche, collegato ad altri edifici poco invasivi come quello del parcheggio, discretamente posizionato tra il verde circostante.
La struttura in acciaio e cemento armato è leggera ed elegante. Il bianco predomina sui pavimenti in marmo lucido e negli spazi inondati dalla luce naturale. Soffitti alti 20 metri, in alcune zone, aumentano l’effetto dell’ ampiezza e dell’ordine, dove prevale l’essenzialità.
Sondika si aggiunge all’elenco di progetti a firma di grandi nomi a Bilbao, dopo il Guggenheim di Gehry, il metrò di Foster, un centro convegni di Siza, la biblioteca di Moneo e la torre di Isozaki.
In mano allo studio Londinese, fondato da Nicholas Grimshaw, noto per le sue tendenze hi-tech, il Kloten si presenta come un edificio elegante e user friendly. La priorità di Grimshaw era di facilitare il movimento del passeggero, anche nell’interscambio tra un mezzo è l’altro, dato che il sito funge da hub di collegamento per aerei, treni e autolinee.
Scale mobili portano, dalla stazione, direttamente ai 30 banchi di accettazione e proseguono verso la “plaza” dell’edificio. Luogo per shopping, ristorazione e svago, la plaza sovrasta un’enorme pozzo luce ovale che illumina i piani inferiori dell’edifico.
Per i piccoli viaggiatori, nella Nursery Oasi, cavalli a dondolo, giocattoli di legno, costruzioni, carrozzine e bambole, tavolini per lavoretti manuali, uno scivolo e videogiochi sono stati posizionati per rendere più confortevole il transito. Anche per i neonati non manca un apposito spazio completo di fasciatoi, scaldavivande, seggioloni, girelli e lettini.
Il complesso di Kloten crea un nuovo fulcro di servizi non solo per viaggiatori e turisti in transito, ma anche per gli abitanti di Zurigo. L’aeroporto ha vinto il premio RIBA per eccellenza in architettura nel 2006.
Caos ordinato. E’ l’effetto globale che si percepisce quando si transita a Barajas. Quattrocentosettantamila metri quadrati in mano allo studio di Richard Rogers, partner di Renzo Piano, per il progetto del Beaubourg. E’ sicuramente l’immenso tetto ondulato l’elemento più forte dell’edificio. Internamente ricoperto di strisce di bamboo smaltati con colori primari, l’ondulazione continua crea un’atmosfera di leggerezza e ampiezza. Il tetto è perforato con grandi pozzi luce che illuminano l’interno dell’edificio retto da pilastri che sembrano alberi strutturali.
Cemento armato, acciaio inox e cristalli sono i materiali utilizzati per la costruzione dell’aeroporto madrileno. Luce e trasparenza tra i vari livelli consentono ai passeggeri di orientarsi meglio.
E il caos ordinato impera: movimenti di mezzi e persone in orizzontale e verticale: ascensori, scale mobili, tapis roulant con elementi fantascientifici come gli erogatori di raffreddamento e i pannelli informativi. La sfida per l’hub spagnolo più trafficato è stata decisamente vinta. Nel 2006, anche il prestigioso premio Stirling, ne ha conclamato l’eccellenza per il disegno architettonico e l’uso di materiali che rispettano l’ambiente.
Creare il teatro dell’aviazione tra i vari edifici del complesso, in grado di evocare l’eleganza del volo e della tecnologia. Era questo l’intento dello studio REID che ha realizzato il progetto del piccolo aeroporto distante solo un’ ora da Londra.
L’edificio principale, quello del Terminal, copre una superficie di 4000 metri quadrati con una torre centrale alta 35 metri e ricoperta esternamente di tegole di alluminio satinate e ispirata a quelli degli aerei vintage. Gli interni sono disposti su due piani. Il secondo si presenta quasi sospeso, sopra un atrio ovale che rappresenta il cuore dell’complesso. L’atrio è luogo di incontro, di circolazione e sosta per i passeggeri. La sua natura scultorea è aperta e fluida e rende accogliente e agevole la permanenza del passeggero. Il complesso contiene anche uffici e un hangar.
Il pluripremiato edificio è stato usato come location nel nuovo film di 007 James Bond, Quantum of Solace.
Avanguardia, efficienza, funzionalità e sostenibilità: è questo il risultato del nuovo Terminal 5 di Heathrow, a Londra. Uno dei progetti edili più ambiziosi realizzati nel Regno Unito. La sfida è stata vinta non solo per l’ottimizzazione degli spazi dell’immensa struttura, ma anche per la dotazione tecnologica dei sistemi informatici e delle apparecchiature hardware e software.
Per ridurre l’ansia di viaggio ai 30 milioni di persone che usano il terminal ogni anno, sono stati effettuati appositi studi sul comportamento del passeggero. Il livello di stress risulta più alto durante la fase di check-in, quindi, gli spazi dedicati ai banchi di accettazione sono ampi, inondati di luce naturale, con sistemi informatici avanzati e veloci.
Rogers ha seguito criteri di sostenibilità ferrei: recupero di calore industriale per il riscaldamento dell’edificio; adozione di sistemi di rinfrescamento ad emissione zero; illuminazione a basso consumo; sensori sui nastri del ritiro bagagli che riducono la velocità in caso di scarso carico; sistemi avanzati per il risparmio di acqua e riciclo di quelle piovane. Il terminal è dotato di uno degli spazi Wi-fi più grandi del mondo che copre una superficie larga come 50 campi di calcio.
I fortunati viaggiatori di business e di prima classe possono usufruire di una delle Galleries Lounges, sei in tutto, arredate da Davies + Baron. L’illuminazione è firmata Swarowski, il bancone dello sport bar ricoperto da una foglia d’oro. C’ è anche una zona per degustazione di vini, 3 mini-cinema, un champagne bar e travel spa che cambiano il modo di vivere le attese in aeroporto.
Un’area completa di schermi al plasma e play station per bambini, con ‘Shower Pod’ per rinfrescarsi mentre si usufruisce del servizio stiratura. Tutta l’area può ospitare 2500 passeggeri ed è allestita con una collezione di arte contemporanea appositamente commissionata da British Airways. “Tee five”, come lo chiamano gli habituè, è pronto ad accogliere la nuova flotta Airbus A380 della British Airways. I nuovi giganti alati hanno una capienza di 550 passeggeri e un risparmio di carburante del 12%. La seconda e ultima fase del progetto è prevista per il 2010 in tempo per gli Olimpiadi di Londra.
Il nuovo Terminal 3, disegnato da Foster & Partners, è stato inaugurato per le scorse olimpiadi in Cina. Il design rimane fortemente legato al territorio: la forma del tetto dell’edificio ricorda un drago, mentre, i colori sfoggiano un rosso imperiale, un ocra e un giallo dorato per richiamare gli elementi della tradizione cinese. Il tetto, supportato da travi e pilastri tinti con ben 16 sfumature che variano dal rosso al giallo, si alza al centro creando uno spazio drammatico, simile a quello di una cattedrale, abbassandosi ai lati per dar luogo a spazi più intimi per l’imbarco.
Un milione i metri quadrati di efficienza, sostenibilità e confort, in attesa di un flusso pari a 50 milioni di passeggeri l’anno entro il 2020. Un treno automatizzato trasporta i passeggeri viaggiando a 80km l’ora da un terminal all’altro in due minuti.
Come gli altri aeroporti firmati da Foster (Stanstead di Londra e Chep Lap Kok di Hong Kong), Beijing, nonostante la sua dimensione (quasi quattro chilometri da un capo all’altro!) su tre livelli, contempla l’uso di trasparenze: enormi vetrate e skylights ottimizzano la luce naturale in ogni punto dell’edificio per consentire al passeggero di orientarsi e avere un costante riferimento su ciò che accade dentro e fuori. L’aeroporto è uno dei più sostenibili al mondo e utilizza sistemi all’avanguardia come quello della climatizzazione integrata che minimizza i consumi.
Design in pista per il nuovo terminal della compagnia low cost JetBlue di base all’aeroporto JFK di New York. Il nuovo edificio è ubicato dietro lo storico terminal TWA del ’62 di Eero Saarinen. JetBlue ha affidato il progetto a Gensler, esperto di airport design con più di 50 terminal nel portfolio. Realizzato nel rispetto del precedente, il progetto comprende il ripristino e la gestione del futuristicoTWA terminal, utilizzato per le fasi di accettazione dei passeggeri e collegato al nuovo. Ottimizzazione di costi e tempi è l’obiettivo principe a cui si sono ispirati i progettisti che hanno così realizzato un edificio con soffitti bassi per la riduzione delle spese di costruzione e di gestione. Per mantenere gli aerei a terra il minor tempo possibile, gli imbarchi e gli sbarchi sono effettuati in soli 30 minuti.
Gli interni, affidati allo studio statunitense Rockwell Group, si ispirano ai luoghi trafficati della grande mela come Times Square e Central Park. Il risultato è una piazza triangolare che diventa fulcro delle attività e movimento del terminal, il cosidetto “Marketplace” che ospita ristoranti, bar e sedute informali su una tribuna- stile Yankee Stadium- dove i passeggeri possono mangiare, rilassarsi, navigare gratuitamente con Wi-fi.
Gli arredi seguono criteri low cost, il design è discreto e i colori semplici: bianco e blu come quelli della JetBlue.
Il terminal 3, casa della compagnia di bandiera Emirates, è stato inaugurato a fine 2008, mentre, per le compagnie straniere il completamento del terminal è previsto per fine 2009. Per ridurre i tempi di atterraggio e decollo ci saranno sei piste e otto gate attrezzati per accogliere il superjumbo A380.
L’aeroporto internazionale di Al-Maktoum farà parte del Dubai World Centre (previsto completamento 2011): il più grande sistema logistico multi-modale integrato al mondo. Al suo completamento il nuovo aeroporto sarà il più capiente del pianeta, in grado di gestire 75 milioni di passeggeri e 12 milioni di tonnellate di cargo l’anno. Boutique, giardini zen e centri commerciali, alberghi, un campo da golf e residence …ospiteranno i viaggiatori più esigenti.
Attualmente sul progetto di DWC, ci lavorano 15 000 persone.
Decolla il decostruttivismo con il progetto in mano all’Office for Metropolitan Architecture guidato da Rem Koolhaas. Il sito dell’aeroporto è tra le città di Jeddah e Mecca. Il progetto di Koolhaas consiste in due nuovi edifici pronti ad accogliere un maggiore volume di passeggeri in transito verso la Mecca. L’aeroporto avrà 25 gates, alcuni dotati di servizi per l’A380 superjumbo, una moschea per 80 000 fedeli e sarà collegato a Jeddah con un treno ad alta velocità.
Il progetto prevede un terminal a forma di anello, con un oasi centrale e un tetto a forma di tenda in vetroresina bianca.
La forma rende il complesso flessibile per accogliere buoni volumi di traffico e facilita il movimento al suo interno. Un edificio simile, ma più piccolo, verrà costruito a fianco per accogliere la famiglia reale saudita e i suoi ospiti.
Edificio degli anni ’60 usato come dormitorio per gli impegati FS in arrivo a Modica, cittadina di 55.000 abitanti del sud-est siciliano è stato recentemente trasformato in un concept hotel.
Interni hanno un’aria decisamente anni ’70: carte da parati con disegni vintage e pezzi di design italiano sparsi per la struttura.
Le 21 camere, hall e spazi communi richiamano il concetto delle ferrovie con memorabilia da viaggio, macchinari vintage e vecchie valigie sparsi.
Posizionato direttamente alla stazione di Modica (e solo 700 metri dalla piazza principale), l’hotel offre un panorama sorprendente sulle colline di Monserrato, e ovviamente sui binari.
Da non perdere una cenetta al Binario Quattro, ristorante della struttura con menu stagionali e eventi legati a Choccobarocco, fiera del cioccolato che si tiene all’inizio di dicembre a Modica.
La gestione della struttura è in mano a Luca Guerrieri e la sua squadra che fissano nuovi standard di hospitality nel sud.
Se ciò non bastasse, la Ferro Hotel è stato premiato la scorsa settimana durante il World Tourism Expo dei siti Unesco per l’impegno nella ricettività sostenibile.
Chapeau!
Sulla celebre 5th Avenue dove hanno sede i flagship store e icone della città come il Guggenheim, il Metropolitan e il Rockfeller Center, sorgono 60 piani di eccellenza italiana. Lo scorso 5 novembre il Setai 5th Avenue, ha aperto le sue prestigiose porte modificando ancora una volta lo skyline di Manhattan.
Progetto del developer Italiano Bizzi&Partners con uffici in tutto il mondo e un team affiattato composto da Davide Bizzi, Steven della Salla, Alessandro Gelli, Andrus Laurits e Giuseppe Rossi. Quest’ultimo, vice presidente esecutivo e Project Manager EVP per gli USA di Bizzi&Partners, è responsabile del progetto Setai.
I primi 27 piani sono dedicati all’hotel (inclusivi di 214 stanze tra cui 57 hotel suites realizzate da Cassina) che fa parte della catena Capella Hotels progettato dallo studio newyorkese Gwathmey Siegel & Associates; gli interni sono stati affidati a DAS Concepts. Dal 31 al 60 piano abbiamo 184 appartamenti residenziali con cucine realizzate da varenna/Poliform).
Più di 200 tra camere e suite, con l’immancabile spa, fitness centre, e tutti i fronzoli che il nomade urbano vuole trovare. Le 54 suite hanno stanze da letto e saloni separati oltre a cucine attrezzate firmate da un’altra eccellenza del design italiano Varenna e Poliform. Arredi d’interno sobri e lineari, materiali puri e porta la prestigiosa firma di Cassina contract. Tra i ristoranti spicca ‘Ai Fiori’ regno dell’acclamato chef Michael White.