Redazione

Brufoli in Architettura

La Carbuncle Cup ovvero letteralmente tradotto coppa foruncolo è assegnata ogni anno all’edificio più brutto del regno unito dal Building Design Magazine. Il premio prende il nome dal famoso Carbuncle Speech di Prince Charles avvenuto nel 1984 al R.I.B.A.  In quest’occasione il principe bocciò il progetto di ampliamento della National Gallery di Ahrends Burton Koralek definendolo come “un foruncolo sul viso di un amico” e optando per il più tradizionale progetto post-modern della celebre coppia Venturi Scott Brown dando il via ad un’epoca di biscuit-tin architecture e di stile pseudo vernacolare, e provocando un ampio dibattito nel mondo dell’architettura inglese.
I finalisti di quest’edizione 2010 della Carbuncle Cup erano le due torri Bézier Apartments progettate da TP Bennett e situate vicino Old Street a Londra; di 14 e 16 piani per un totale di 200 appartamenti. Le loro facciate vistose proliferano di balconi che si affacciano su una delle strade più trafficate di Londra e soprattutto sono state paragonate assomiglino a due natiche! Saint Anne’s Square a Belfast (WDR & RT Taggart) è un’area residenziale e commerciale di 100 metri quadri nel quartiere della cattedrale di Belfast, interessata da un processo di riqualificazione bocciata come un pastiche neoclassico (cosa che effettivamente salta immediatamente ai nostri occhi) e soprattutto oscura la vista della cattedrale di Belfast per chi arriva da nord. A quanto pare molti progetti di Belfast avevano guadagnato una nomination quest’anno. Haymarket Hub stazione della metro di Newcastle inaugurata nel 2010 sul sito di una precedente stazione del 1980 ne rigetta completamente il design moderno optando per una struttura con aperture ad arco vetrate progettata da Sadler Brown, che assomiglia più a una chiesa bizantina che a qualunque altra cosa presente a Newcastle. L’edificio di 23 piani The Cube a Birmingham degli architetti Make già alla loro seconda presenza in questa famigerata shortlist si è aggiudicato una valanga di critiche per la facciata che sembra fatta di pixel- Evidentemente gli architetti hanno guardato al circostante quartiere di gioiellerie di Birmingham, dato che l’edificio nelle parole dei suoi detrattori grazie anche al suo rivestimento rassomiglia a un vistoso gioiello di bigiotteria. Non si può non essere d’accordo con le critiche al Burns Monument Centre a Kilmarnock, in Scozia costruito nel 2004 dopo che l’originale struttura vittoriana è stata gravemente danneggiata da un incendio . E’ stata cosi aggiunta una nuova parte che ha infiammato le critiche che l’hanno definita una mostruosità con tutti quei tetti di terracotta.  Ma il premio se lo è aggiudicato lo Strata Building un edificio di 43 piani il più alto edificio residenziale di Londra progettato da BFLS che con la sua copertura (sono delle turbine per il vento che secondo i progettisti suppliscono all’8% del fabbisogno energetico dell’edificio) assomiglia ad un rasoio elettrico. Sotto accusa anche l’orribile rivestimento in strisce bianche e nere e soprattutto il fatto che non si sentisse il bisogno di un edificio residenziale alto 147 metri.
Ma a dispetto dei suoi detrattori i progettisti sostengono che come tutti i progetti controversi all’inizio della loro carriera- lo hanno paragonato alla torre Eiffel- lo Strata Building diventerà un’icona.

Architettura d’emergenza

Una importante asta che si svolgerà dal 16 al 18 ottobre presso Cite de l’Architecture & du patrimoine, raccoglierà fondi attraverso la vendita di circa centoventi opere offerte alla Fondation Architectes de l’Urgence, per le “vittime di catastrofi naturali, tecnologiche o umane, senza distinzione di nazionalità, sesso o religione”. Noti maestri di tutto il mondo, tra cui
Fuksas, Piano, Calatrava, Meier e molti altri, hanno donato oltre 120 tra disegni, schizzi e fotografia per questo progetto particolarmente meritevole che afferma tra l’altro un concetto assolutamente all’avanguardia: l’architettura, per quanto arte elitaria per definizione, si presta alla soluzione dei problemi delle masse. Infatti l’Architectes de l’Urgence, dalla sua nascita ad oggi, ha coinvolto più di 1200 architetti e ingegneri in operazioni di ricognizione cartografica, messa in sicurezza delle popolazioni e tutela del “patrimonio architettonico, culturale e storico di tutto il mondo”. Le opere all’asta hanno un prezzo base unico di 150 euro. Ecco l’elenco dei donatori: Tadao Ando, Paul Andreu, Shigeru Ban, Frédéric Borel, Béatrice Boyer, Olivier Brochet, Santiago Calatrava, Roland Castro, Emmanuelle Colboc, Odile Decq, Fabrice Dusapin, Jacques Ferrier, Jean-Marie Finot, Olivier Flahault, Massimiliano Fuksas, Hérault Isabelle, Manuelle Gautrand, Jakob et MacFarlane, Yves Lion, Philippe Madec, Tom Mayne, Mazaud Jean-Robert, Richard Meier, Jean Nouvel, Patrice Novarina, Gilles Ollier, Claude Parent, Périphériques / Trottin David, Dominique Perrault, Renzo Piano, Philip Plisson, Jean-Christophe Rudy Ricciotti Quinton, Richard Rogers, Philippe Samyn, Alvaro Siza, Bernard Tschumi, Marc Van Peteghem, Van de Wyngaert Thierry, Jean-Paul Viguier …

I sei progetti finalisti al RIBA STIRLING PRIZE 2010

Il nostrano museo Maxxi, firmato da Zaha Hadid, è uno dei sei progetti candidati per il Riba Stirling Prize 2010, assegnato ogni anno al miglior edificio europeo costruito o progettato in terra britannica, tra quelli vincitori del Riba Awards. Gli altri concorrenti sono l’intervento di David Chipperfield al Neues Museum di Berlino, l’Ashmolean Museum a Oxford di Rick Mather Architects, Bateman’s Row di Theis e Khan, e due edifici scolastici:il  Christ College School a Guilford di DSDHA, e Clapham Manor Primar School a Londra di dRMM. Il vincitore sarà svelato il 2 ottobre durante una cerimonia a Londra.  È la prima volta che ci sono tre musei importanti tra i finalisti, tre modi diversi di costruire e intervenire sull’oggetto museo, che sono in un certo senso frutto del boom economico (basti pensare a quante città si sono rifatte il look con un oggetto, molto spesso un museo di un archistar dando origine al turismo architettonico di massa) dello scorso decennio e in questo senso segnano la fine di un era. Il Maxxi è un progetto fatto di traiettorie fluide, di percorsi  che si incrociano, un  paesaggio, un oggetto scultoreo un pezzo maturo dell’architettura di Zaha Hadid frutto di anni di sperimentazione. L’intervento di David Chipperfield Architects è di segno opposto essendo intervenuto con grande discrezione reintegrando i volumi originali, riparando e restaurando le parti danneggiati e creando nuovi spazi in continuità con la struttura esistente. Non era un compito facile invece quello assegnato a  Rick Mather architects: un progetto di ampliamento del primo museo pubblico di Inghilterra l’Ashmolean Museum a Oxford,  conservando la vecchia sede,  e il risultato è stato 9000 metri quadri in più tramite l’inserimento di un’elegante scala leggermente curvata che sale per sei piani  e un atrio che unisce i musei. É il  primo anno che ci sono due progetti scolastici finalisti per questo premio. Clapham Manor Primary School a Londra di dRMM, un’addizione ad un edificio ottocentesco. Il nuovo edificio si contraddistingue per il trattamento della facciata in cui sono stati utilizzati pannelli colorati e aperture di misure diverse che permettono la penetrazione della luce naturale e ritagliano viste a diversa altezza per grandi e bambini. La Christ’s College School a Guildford di DSDHA è invece una scuola superiore: un edificio a tre piani contraddistinto all’interno da ampi spazi di circolazione e corti interne . Le 5 facoltà diverse sono distinte dai diversi colori delle corte che spiccano sul cemento scuro. All’esterno la facciata è in mattoni scuri con aperture che permettono la ventilazione naturale e il disegno delle ampie finestre che inquadrano la vista sulla vicina città di Guildford. L’unico edificio privato e commerciale in concorso Bateman’s Row, progettato da un giovane studio Theis and Khan. Le richieste erano per una casa, un ufficio, studio, galleria e 4 appartamenti Le altezze dei piani sono infatti diverse tra loro a seconda della destinazione d’uso e l’edificio si alleggerisce dal basso verso l’alto con mattoni scuri nella

La casa con le Palle

Edmund Sumner

In India, nei pressi della città di Ahmedabad, a cura di Associates Matharoo, nasce la singolare casa con le palle. Nel caso specifico si tratta di veri e propri “attributi” utili al sollevamento e abbassamento di saracinesche per la chiusura e apertura delle grandi finerstre laterali della casa. Realizzata su richiesta specifica di un allevatore di pesci tropicali viente definita dai progettisti una produzione molto economica, anche se a prima vista non lo sembre, in quanto sfrutta le potenzialità strutturali ed espressive del calcestruzzo. Vincitrice del premio AR CASA 2010, la creazione di Matharo, parzialmente interrata nel sito, ospita quattro serbatoi di acqua cosparsa di gigli rosa per i pesci, dove non ci sono finestre ma un sistema di persiane in acciaio zincato, recuperate dall’utlizzo per l’agricoltura,  gestite da un complesso sistema di fili, carrucole e contrappesi realizzati con sfere di cemento grandi come palle di Natale. Altra caratteristica è l’impianto di bio-gas (alimentato da sterco di vacca) per la conservazione di per 50.000 litri di acqua piovana ed anche il terrazzo raggiungibile da una dolce pedana sul tetto dell’edificio.

Rem Koolhaas: una carriera da Leone

La Biennale di Venezia ha assegnato a  Rem Koolhaas il leone d’oro alla carriera della 12esima mostra internazionale d’architettura che si terrà come ogni anno a Venezia, Giardini e Arsenale dal 29 agosto al  21 novembre 2010. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della 12esima mostra, Kazuyo Sejima con la seguente motivazione “Rem Koolhaas ha ampliato le possibilità dell’architettura focalizzandosi sulle relazioni tra le persone e lo spazio. Crea edifici che stimolano l’interazione tra le persone, raggiungendo in questo modo ambiziosi obiettivi per l’architettura. La sua influenza nel mondo va ben oltre l’architettura, ispira infatti persone dei più svariati campi disciplinari che traggono grande libertà dal suo lavoro”. Non si può non sottoscrivere queste  parole . Rem Koolhaas già vincitore del Pritzker nel 2000, e che ha fondato con Madelon Vriesendorp e Elia e Zoe Zengheliz Oma nel 1975, è sicuramente uno degli architetti che ha animato maggiormente il dibattito architettonico degli ultimi 40 anni, e la cui produzione teorica  e il cui approccio all’architettura e  alla  metropoli contemporanea, hanno influenzato le generazioni successive di architetti e creativi e continuano a farlo. Soprattutto i suoi “libri di architettura” a cominciare da 1978 in cui “scrive” Delirious New York: manifesto retroattivo di Manhattan, a SMLXL   creato insieme al grafico canadese Bruce Mau hanno trovato un posto importante nella teoria architettonica come precedentemente era stato il caso di Verso un Architettura di LeCorbusier  o Learning from Las Vegas di Venturi e Scott Brown . Il suo sconfinare dall’architettura in altri linguaggi quali il cinema e le arti visive hanno dato  a origine a progetti  visionari e in cui i meccanismi di interazione e l’esperienza dell’edificio giocano un ruolo importante .  Le opere più importanti di Koolhaas e OMA includono il Netherlands Dance Theatre a L’Aia, il Nexus Housing a Fukuoka in Giappone, il Kunsthal a Rotterdam, l’Auditorium a Utrecht,  il Grand Palais di Euralille e di Lille, La Villa dall’Ava, l’ambasciata Olandese a Berlino,  la Très Grand Bibliothèque e la Seattle Public Library; da no dimenticare la sua collaborazione con Miuccia Prada.

Waka Waka di Architettura

Cape Town: qualcosa di personale.

Non riesco ad essere distaccata quando parlo di Città del Capo. Non riesco a vederla come una destinazione di vacanze o svago. Per me è un luogo vibrante ed energico, pieno di persone estrose ed intraprendenti e paesaggi straordinari. Città del Capo è il luogo dove sono nata e dove ho passato gran parte dei miei primi 20 anni di vita. Vi invito a scoprire insieme a me la creatività sfrenata nei quartieri emergenti, andiamo insieme a toccare con mano gli  atelier e le boutique di designer indipendenti intorno alla zona di False Bay, i sorprendenti progetti solidali a favore dei designer emarginati nei quartieri borghesi. Assaporiamo l’energia e la vitalità di un luogo unico. Questo non è un viaggio da acquistare su catalogo e non si trova nelle agenzie di viaggio. Questa è la mia Città del Capo. Dietro le quinte, con me e i miei amici più cari come Ilaria Semprini, come me, italo – sudafricana e guida di eccellenze della zona.

Mikaela Bandini

Shanghai | SHMOG Museo del Vetro di Glashütte Lamberts

Per opera dello studio di architettura tedesco Glashütte Lamberts, SHMOG il Museo del Vetro, è l’ultimo nato dell’ambizioso progetto, “100 musei in un decennio” a Shanghai.

Coordination Asia è il responsabile concettuale del progetto, della direzione artistica, del design d’interni ed il consulente capo per la curatela espositiva, il marketing, il funzionamento logistico, nonché coordinatore del team internazionale di architetti, artisti, designer, registi e specialisti multimediali coinvolti.

Un cristallo nero sorto da un ex-stabilimento di imbottigliamento della Shanghai Glass Company Ltd, tutt’oggi proprietaria, dove il nero e il vetro sono gli elementi predominanti come sinonimo di eleganza e mistero. Un museo interattivo attraverso la storia e la cultura del vetro tra esposizioni sul tema, servizi didattici e laboratori fai da te, in grado di attrarre e mantenere l’attenzione del visitatore per ore. La facciata, a forma di U, è in vetro nero smaltato con incise parole e caratteri in dieci lingue diverse; posteriormente è stata progettata una retroilluminazione a LED che permette alla luce di attraversare ogni parola sul suo sfondo nero in modo da ottenere un effetto notturno mozzafiato. Anche gli interni, che scoprono la struttura preesistente, essendo in nero laccato riflettono le luci dei LED e con gli schermi posizionati in tutti gli ambienti si creando dei veri e propri percorsi multi-direzionali in un gioco di luci scintillanti.

Rotterdam market hall di MVRDV

Sono cominciati alla fine dello scorso anno i lavori di costruzione per il nuovo mercato coperto di Rotterdam firmato da MVRDV  la cui conclusione è prevista per il 2014. L’edificio sorgerà nel “centro storico” di Rotterdam vicino alla St. Laurenskerch uno dei pochi edifici sopravvissuti al bombardamento del centro città,  nei pressi di Binnerotte, la piazza dove si è sempre tenuto il mercato. Sulla piazza si affacciano oltre alla chiesa una serie di edifici dall’avveniristica biblioteca pubblica un progetto della fine degli anni 70, alla non meno avveniristica stazione della metro  Blaak la cui presenza sotterranea è sottolineata da una pensilina che sembra un disco volante, per non parlare delle case cubiche di Piet Blom che affacciano anche esse su Binnenrotte. L’edificio progettato da MVRDV è una nuova tipologia che vuole combinare il mercato pubblico, e il condominio. Infatti l’edificio si presenta come un grande arco di 228 appartamenti. All’interno dell’arco c’è il mercato coperto che conta circa 100 bancarelle,  oltre a negozi e ristoranti presenti anche al primo piano. Al livello sotterraneo ci sarà un supermercato ed inoltre il parcheggio di circa 1200 posti auto. Gli appartamenti avranno tutti un balcone sul lato esterno e una finestra dal lato interno che affaccia quindi sul mercato . Le aperture sul fronte e sul retro saranno protette da una facciata in vetro sospesa.  L’interno dell’ arco  sarà coperto di pannelli led  e funzionerà come  sorta di schermo gigante su cui appariranno i prodotti del mercato e all’occorrenza altro. Il progetto avrà un estensione di circa 100 mila metri quadri, ed è parte dell’attuale processo di rigenerazione del centro di Rotterdam.  Promotore del progetto è Provast che realizza l’edificio, Unibail Rodamco ha investito in negozi e ristoranti, mentre Housing Corporation Vesteda gestirà gli appartamenti in affitto. Rotterdam come molte altre città olandesi, nonostante la crisi, è un eterno cantiere, in un certo senso giustificato dal fatto che è ancora in atto una sorta di ricostruzione di un centro storico che è stato interamente cancellato dal bombardamento del 1944. Il progetto  si aggiunge ad altri progetti in corso nella stessa area come quello di Oma  per la nuova sede del comune, il progetto di Atelier Khempe Till  per il Theater Podium Grotekerkplein o il complesso residenziale progettato da KCAP .La zona che prosegue in quella  di Stadshaven  sulle rive del fiume Maas  sarà interessata da un grande sviluppo dato che lo scorso anno è stata annunciata la costruzione di 13 mila case entro il 2040 di cui 1200 sull’acqua.

Tante case per fare un hotel

Il nuovo Inntel hotel a Zaandam è sicuramente il tipo di edificio che cattura immediatamente la nostra attenzione e ci fa fermare per guardarlo meglio. L’hotel appare come una serie di case tradizionali impilate le une sulle altre tanto da sembrare un gioco di costruzioni a scala gigante .
Il progettista Wielfried van Winden, dichiara di essersi ispirato alle case tipiche di questa zona situata nell’Olanda Settentrionale. La struttura è una sovrapposizione di vari esempi di queste case tradizionali in tutta l’ampiezza del loro  campionario, dalla residenza del notaio al  cottage del contadino . Il progettista ha affermato di vedere l’hotel come una casa temporanea e di aver voluto alludere a questo attraverso la sovrapposizione di queste settanta case individuali, in quattro colori diversi che si rifanno anch’essi alla tradizione locale . Secondo il progettista una cosa del genere poteva essere realizzata solo in questa zona, un tipico esempio di quella fusion architecture che Wilfried van Winden ha ipotizzato. Infatti ha aperto un nuovo studio oltre al più conosciuto, i cui i progetti affermano in maniera assolutamente più eclatante questo nuovo approccio più decorativo che ha dato vita ad una serie di architettura che riferendosi appunto ad immagini tradizionali diventano immediatamente riconoscibili. Secondo Van Winden questo è un modo innovativo di mescolare e connettere presente e passato, culture diverse, tradizione e innovazione, cultura alta e cultura bassa, dando vita a espressioni a progetti che riescono a rispondere a bisogni e consuetudini specifiche e in questo senso l’ornamento darebbe un contributo fondamentale. Il progetto dell’hotel si iscrive all’interno dello schema di  rinnovamento urbano del centro urbano e dell’area intorno alla stazione di Zaandam, the Inverdan Plan commissionato allo studio Soeters van Eldonk, non nuovi a questo genere di commesse. Il piano dovrebbe riuscire a creare un collegamento efficace tra l’area a ovest della stazione e il centro,  ma soprattutto restituire alla città un centro con una nuovo municipio , uffici, una biblioteca, un  hotel e un cinema, un centro urbano con il quale il cittadino si possa identificare e da qui una serie di riferimenti alla tradizione locale. Il nuovo hotel di 160 stanze è  il primo edificio a essere completato.  Ha aperto ufficialmente le sue porte il 18 marzo.

50 anni di Panton Chair

Verner Panton

Un concorso nazionale per ricordare i 50 anni di una delle icona del design più note al mondo:Panton Chair. Una sedia basculante messa a punto nel 1960 dal suo autore Verner Panton, che ha ottenuto negli anni un posto d’onore nell’immagginario del nostro secolo. Arrivata sul mercato solo nel 1967, come primo prodotto relalizzato interamente da Vitra, fu il frutto di almeno dieci anni di progettazione: un prodotto nel quale nessuno credeva, giudicato all’epoca addirittura una follia,  a causa della singolarità della linea sinuosa, che segue l’anatomia del corpo, e per l’uso di un unico foglio di plastica. Dai primi modelli in  poliestere rinforzato e poliuretano espanso, al blocco della produzione degli anni ’70, alla nuova versione degli anni ’80 in schiuma poliuretanica, la Panton Chair Classic è divenuta nel tempo anche più economica ed adatta ad un pubblico più vasto e, dopo la scomparsa nel 1998 del suo autore, Vitra continua a celebrarla realizzando la versione per bambini, la Panton Junior, assolutamente fedele all’originale in termini di materiali e proporzioni, solo ¼ più piccola del modello classico. Dei trentuno modelli in gara, presentati dai designer chiamati a reiterpretare la famosa sedia e valutati da una prestigiosa giuria che annovera tra i componenti anche il designer Terence Conran, alcuni sembrano adatti a non farci rimpiangere il genio creatore e l’essenzialità della forma originaria.

Scroll to top