Andrà in onda domenica 12 luglio, un quarto d’ora dopo la mezzanotte, sulla prima rete nazionale, nella trasmissione Oltremoda, l’intervista a Mikaela Bandini, ideatrice e responsabile di VdA. Sotto i riflettori Lisbona e l’inaugurazione del Mude, il Museo della Moda e del Design che, dopo tre anni, ha riaperto i battenti riconquistando un vantaggio competitivo in Europa. Tra architettura contemporanea, arte, moda e design, la capitale portoghese concentra il meglio della creatività e si apre a nuovi spazi di esplorazione del futuro, interpretando le esigenze della società di domani e in cui il disegno urbano, architettonico e infrastrutturale impongono il nuovo paradigma della contemporaneità.
A caccia di idee per Malpensa. Sea, la società che gestisce gli aereoporti di Milano, ha presentato ieri, 9 giugno, alla Triennale di Milano un nuovo progetto architettonico. ‘La porta di Milano‘ sarà l’opera che cambierà il volto dell’aerostazione di Malpensa. Con l’intenzione di coinvolgere il mondo dell’architettura e del design internazionale, i vertici Sea, attraverso il bando di concorso vogliono creare uno spazio di alto valore estetico, un nuovo simbolo che, virtualmente, rappresenterà la porta di accesso alla città di Milano. Luci, colori, materiali e suoni contraddistingueranno il nuovo luogo cult della metropoli lombarda che si presterà ad accogliere eventi culturali e mostre. ‘La Porta di Milano’, che prendera’ vita tra l’aerostazione di Malpensa e la stazione ferroviaria del Malpensa Express, sara’ un’area di grande impatto creativo, di perfetta fusione tra arte e architettura, con la quale Milano accogliera’ in maniera originale tutto il mondo: un percorso sensoriale che arrivera’ al cuore e alla mente dei viaggiatori. “Con la ‘Porta di Milano’ -ha spiegato Giuseppe Bonomi, Presidente di Sea- intendiamo coinvolgere le personalita’ creative, architetti e designer, italiani e stranieri, perche’ possano inviarci le loro idee su questa iniziativa di grande valore simbolico. Per questo motivo abbiamo riservato particolare attenzione sia ai tradizionali canali che ad internet con la creazione di un sito dedicato interamente al progetto”. Per la realizzazione dell’intera opera è previsto un investimento pari a 1,7 milioni di euro. La tempistica del progetto prevede l’avvenuta pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale del 5 giugno 2009; il termine per la presentazione delle proposte di prima fase il 20 luglio 2009; la comunicazione dei progetti finalisti a fine settembre 2009 e l’assegnazione dell’appalto a dicembre 2009.Fanno parte della giuria Sandrina Bandera, Mario Bellini, Gianpietro Borghini, Gregorio Caccia Dominioni e Arnaldo Pomodoro.
Frutto di una particolare situazione geografica, espressione di una particolare mentalità collettiva sostanzialmente pratica, aliena dalla retorica e incline all’ordine formale ed alla disciplina spaziale, lo sviluppo pianificato di Amsterdam costituisce una lezione di rigore e di modestia che dovrebbe essere a lungo meditata soprattutto dagli amministratori delle nostre città.
G. Astengo, ‘Urbanistica’ n. 2, 1949
La capitale olandese è da sempre incessante laboratorio di verifica delle teorie architettoniche e urbanistiche, terreno di dibattito sui problemi della città e dell’abitare, luogo che come pochi altri ha saputo tradurre in concretezza le utopie di generazioni di teorici e progettisti. A cominciare dai progetti per Amsterdam Sud di Berlage nei primi anni del Novecento, per proseguire con i quartieri progettati nel primo dopoguerra dalla famosa ‘Scuola di Amsterdam’, primo fra tutti Spaarndammerbuurt di M. de Klerk (capace di coniugare in soluzioni di una felicità quasi irripetibile le esigenze del funzionalismo con una robusta espressività estetica, di matrice quasi espressionista), al Piano Generale di Espansione di van Eesteren del 1935 e fino allo Structuurplan del 1985, la città ha saputo rinnovarsi a ogni cambio di generazione con straordinario vigore.
Amsterdam è una città nata sull’acqua e dall’acqua ha sempre tratto le sue più importanti risorse, anche e soprattutto in termini di creatività. Nel 1987 è iniziata quell’incredibile operazione di trasformazione delle vaste aree dismesse dell’Oostelijke Havengebied, nella zona orientale dell’IJ (il grande canale che costituisce il porto della città), che ha portato nel giro di venti anni alla realizzazione di un altro ‘miracolo’ olandese. L’obiettivo questa volta era particolarmente ambizioso: creare quartieri a due passi dal cuore della città, con la densità di un centro urbano (100 abitazioni per ettaro) e salvaguardando allo stesso tempo gli standard di un villaggio suburbano. In seguito alle mutazioni delle condizioni del mercato a metà degli anni ’90, il Municipio di Amsterdam si è trovato giocoforza costretto ad approvare la costruzione di edifici poco elevati: i promotori edili infatti temevano di avere un’eccedenza di appartamenti sul mercato e quindi hanno negoziato con il Comune la possibilità di costruire una tipologia di abitazione suburbana caratterizzata dall’ingresso singolo sulla strada per ciascuna casa e con un massimo di 3-4 piani. Il paradosso, costituito da case di tipo suburbano in un contesto da centro storico, richiedeva inevitabilmente la creazione di una nuova tipologia di abitazioni. Ma questo modello gli olandesi ce l’avevano già pronto in casa: si trattava nientemeno che della classica abitazione su canale olandese caratterizzata da lotto stretto (4-5 metri al massimo) e allungato (10-15 metri), con alloggi distribuiti in verticale e accesso individuale.
Nel caso del quartiere Borneo Sporenburg, pianificato dal prestigioso team West 8 di Adriaan Geuze (una firma ormai consolidatissima nel panorama internazionale del landscaping), una soluzione in cui il 30-50% del lotto sarebbe stato lasciato vuoto ha offerto una tipologia inattesa di edilizia abitativa di pochi piani fuori terra in cui, quasi per magia, su una fetta stretta e allungata di case unifamiliari back-to-back si è riusciti a ricavare, oltre agli spazi abitativi abitualmente suddivisi in zone giorno e notte, anche un garage, un patio o un giardino aperto sull’acqua, una o più terrazze/solarium. Anche la formula di affidare in una delle isole residenziali a 100 diversi proprietari il diritto di scegliersi il proprio architetto si è rivelata vincente. La partecipazione di molte decine di professionisti, che hanno risposto con le proprie soluzioni personali alla griglia imposta dal Masterplan, ha conferito all’insieme la varietà e soprattutto la ‘spontaneità’ di un tipico centro urbano, togliendo qualsiasi pericolo di percepirlo come un quartiere pianificato.
Laddove non si riusciva a raggiungere la densità edilizia di progetto si è resa necessaria la costruzione di blocchi di scala ben maggiore (architetture che Rem Koolhaas classificherebbe come architetture di “taglia ExtraLarge”) ad integrazione del minuto tessuto edilizio di tipologia ‘classica’ olandese. Sono i tre ‘meteoriti’, superblocchi di 200-300 appartamenti che sorgono come isole giganti nel mare delle abitazioni più piccole circostanti. Ma anche qui il risultato è stato più sorprendente del previsto, soprattutto nel caso del Piraeus, edificio di Hans Kollhof e Christian Rapp che attraverso la soluzione di aperture e articolazioni sapienti nel taglio delle facciate riesce a creare uno straordinario effetto di varietà in una tipologia (il superblocco a corte) che non di rado altrove ha creato dei mostri urbanistici. Certo non mancano casi meno riusciti come l’Emerald Empire di Jo Coenen (autore del masterplan di KNSM, il quartiere con il carattere più monumentale) più affine forse al Corviale di Roma che ad un isolato della buona tradizione urbanistica centroeuropea; ma nel complesso la formula si è rivelata vincente
Le differenze metodologiche e ideologiche con il Silodam di MVRDV (2002), una ‘nave abitativa ormeggiata’ sull’altro versante del porto e progettata quasi negli stessi anni, che sembra reinterpretare – seppure con notevoli differenze – il modello dell’Unitè d’Habitation lecorbuseriana, è sotto gli occhi di tutti ma non deve necessariamente condurre a un drastico giudizio di confronto in termini di merito.
Grazie anche alla scelta da parte di alcune grandi istituzioni economiche, turistiche e culturali di insediarsi nell’area e di radicarsi in questa nuova ‘porta sull’acqua’ della città, questa zona dei docks orientali dell’Ij è tutt’altro che un quartiere dormitorio: è diventata un’area vitale della città. Il Terminal Passeggeri per le navi della Gemeentelijk Havenbedrijf Amsterdam / NS-stations di Hellmuth, Obata & Kassabaum (una struttura in vetro librata con leggerezza sul molo di Oostelijke Handelskade), il Muziekgebouw di Nielsen&Nielsen (edificio proteso sull’acqua alla testata della stessa isola e che ricorda molto l’exploit della pensilina di Mies van der Rohe nella Neue Nationalgalerie di Berlino), gli stessi edifici del Mövenpick Hotel e del Lloyd Hotel di MVRDV , ottenuto quest’ultimo ristrutturando lo storico fabbricato della Royal Dutch Lloyd Line come nuova “ambasciata culturale” per architetti e designers, hanno ulteriormente incrementato le potenzialità dell’area, già contigua peraltro ad altri celebri landmarks del paesaggio cittadino quali il New Metropolis-Nemo di Renzo Piano e il nuovo polo dell’ Oosterdokseiland, caratterizzato dagli edifici della Biblioteca Pubblica di Jo Coenen e del Conservatorio di Musica di Frits van Dongen.
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Non più un accessorio semplice e umile. Le scarpe di Marloes ten Bhömer, designer olandese di base a Londra, sono vere e proprie sculture da indossare. Una nuova varietà di calzatura, lontana dai tradizionali processi di creazione e produzione, la scarpa scultura si impone con un nuovo modo di esplorare il design. Con tecnologie, materiali e tecniche non convenzionali e reinventando il processo attraverso cui la calzatura viene creata, la scarpa di Marloes ten Bhömer si afferma come un nuovo esempio di estetica possibile. La scarpa scultura sembra essere una sintesi dell’origami giapponese, dell’architettura moderna e della moda d’avanguardia: pieghe geometriche, forme curvilinee, design futuristico, è questa la scarpa che rivoluziona l’ingegneria delle calzature e ne stravolge i clichè. Tra i materiali utilizzati per le brillanti provocazioni da mettere ai piedi, fibra di carbone, acciaio inossidabile, pelle vegetale impermeabile, resina poliuretanica. Il processo tecnologico che legge modelli tridimensionali è il CNC, (computer numerical control) usato per realizzare i prototipi sia della pianta del piede che della silhoutte esterna. Come ogni produzione artistica, non c’è fretta di distribuirla sul mercato, perchè la commercilizzazione non è stata concepita per essere di massa.
Sexy, romantici, perfetti per una fuga per due. Sono gli hotel dal potere seducente che VdA aveva già recensito nei mesi scorsi. Alla lista se ne aggiunge un altro ancora, è il One by the five, situato a Parigi, nel quartiere latino. Quarantacinque metri quadri di lusso, dove l’atmosfera che si respira è decisamente francese, lo stile della camera si distingue per il suo design di tipo avanguardista. Il letto è come un grande canotto galleggiante che consente, vista l’altezza, di godere di spettacolari viste dalla finestra. Intriganti sorprese stimolano la fantasia: le luci, gli accessori e la doccia, con i loro dettagli contribuiscono a regalare un’ esperienza memorabile. Il nido per due a cinque stelle costa 940,00 euro a notte. Ma se il soggiorno si estende sono previste riduzioni per prolungare il piacere di starci.
Il nuovo portale di Viaggi di Architettura compie un anno. Sono passati 365 giorni da quando, lo strumento di comunicazione e interazione del tour operator dedicato alle mete d’autore, comprensivo di catalogo elettronico, è stato pubblicato online nella nuova versione. “Il lato divertente dell’architettura, quello senza file ai comuni, senza calcoli e senza pratiche burocratiche.” E’ la filosofia che contraddistingue VdA da quando è stata fondata da Mikaela Bandini. ” Mi piace pensare che Vda sia donna, nata sotto il segno dei Gemelli, con l’influenza di Mercurio perchè favorisce la comunicazione in senso lato e la creatività”, dichiara Bandini. Dopo un attento restyiling del logo, dei colori e della struttura del portale, sono state arricchite anche le sezioni dedicate ai social network dove VdA è presente con un suo profilo personalizzato. Con notizie giornaliere sul mondo dell’architettura, del design, della sostenibilità, degli eventi e dei concorsi, con servizi speciali su argomenti divertenti è favorita la crescita del web ranking di VdA e del numero di visitatori che sfiora i 50mila utenti unici al mese. Sul portale sono visionabili le foto del Concorso fotografico annuale, nove servizi televisivi trasmessi su Nonsolomoda, recensioni sulle testate più autorevoli dedicate all’architettura e al design. E poi è possibile consultare e acquistare le proposte di viaggio nei siti d’interesse firmati dalle grandi archistar. Le partenze coprono l’intero globo e le offerte comprendono metropoli in espansione, nuovi quartieri, grandi opere architettoniche scelte da architetti, appassionati, fotografi, designer, studenti di architettura, che hanno modo di visitare i luoghi più avveniristici insieme a guide specializzate che operano in loco. VdA è solo all’inizio del suo percorso di crescita. Con il servizio Designincentive si aggiungono, alla lista dei clienti, aziende provenienti dal settore dell’edilizia, dell’arredamento, del design. Il nuovo portale di VdA si avvia verso il suo secondo anno di età per continuare ad accompagnare archituristi e appassionati nelle nuove mete d’autore consentendo ai partecipanti di informarsi, aggiornarsi e divertirsi. Tutto questo è possibile – conclude la fondatrice di Vda – grazie all’aiuto di Mariateresa Cascino che ci allieta con le sue news divertentissime, di Cristiano Santeramo, il gigante buono e instancabile webmaster, di Andrea Serravezza, il SEO che risponde ad una media di 2000 mie domande a settimana, di Celestino e Andrea Sanna per i progetti grafici, e di tutti gli amici in ufficio: Mario, Anne, Marisa, Mariateresa, Milena, Magda, Paola, Bruna, Graziana, Mariagrazia e Gaetano, naturalmente”.
George Rémy, in arte Hergé, padre del noto fumetto del reporter giramondo Tintin ha un museo a lui dedicato. Inaugurato nei giorni scorsi a a Louvain-la-Neuve, paese a 25 km da Bruxelles, il Museo Hergé era stato progettato nel 1996 dall’architetto francese Christian de Portzamparc. Il 10 gennaio 2001, nella ricorrenza del compleanno di Tintin, nato nel 1929, fu dato l’annuncio della costruzione del museo. Difatti i lavori hanno avuto inizio nel maggio 2007 e sono costati 17 milioni di euro, finanziati dalla moglie di Hergé, Fanny Rodwell. La sagoma di un prisma allungato, la facciata bianca, le grandi vetrate laterali, le pareti di colori vivaci con disegni astratti, sono gli elementi distintivi dell’edificio che, attraverso segni e simboli presenti, raccontano le avventure di Tintin. Nei 3800mq, divisi in otto sezioni, è possibile percorrere tre livelli di conoscenza dell’autore e dei suoi personaggi: da principiante ad esperto. Si passa da disegni, filmati, fotografie sulla storia di Hergé alle passioni per il cinema e il giornalismo, alla sua vocazione scientifica e alla sua ricerca umanistica. Entrare nel museo è come entrare in un disegno. Le avventure di Tintin sono infatti avvincenti ed eccitanti, ancora oggi ispirano artisti, scrittori, registi del grande cinema e del teatro internazionale.
Un monumento dedicato alla lettura e ai libri. La biblioteca pubblica di Spijkenissse, nei pressi di Rotterdam, si presenterà come una vera e propria montagna trasparente, occupata negli interni da volumi di ogni genere. Ubicata nel cuore della cittadina olandese, la biblioteca è stata progettata dallo studio olandese MRVDV tenendo conto delle tipologie abitative tipiche della zona e degli standard di efficienza energetica. Lo spazio di 10mila metri quadrati includerà anche sale letture, aree commerciali, un auditorium, sale conferenze e spazi per mostre ed eventi artistici. Posizionate verticalmente, su terrazze rivestite di mattoncini e ricoperte di vetro, le aree interne saranno perfettamente visibili dall’esterno e offriranno una vista sulla città.
Verrà consegnato a Peter Zumthor, nella giornata di oggi venerdì, 29 maggio 2009, a Buenos Aires, il Premio Pritzker 2009. Cappelle, chiese, musei, case, ville, strutture sociali e quartieri residenziali. le opere dell’architetto svizzero, sparse su tutto il globo, dimostrano il grande talento nel combinare pensieri chiari e rigorosi con una dimensione autenticamente poetica. Nel corso della cerimonia nella capitale argentina Zumthor ricevera’ un assegno di 100.000 dollari e una medaglia di bronzo. E’ la seconda volta in meno di dieci anni che il Premio Pritzker viene assegnato ad architetti svizzeri: nel 2001 era andato a Jacques Herzog e Pierre de Meuron. L’albo d’oro dei Pritzker include architetti importanti come Jean Nouvel, Frank Gehry, Zaha Hadid, Renzo Piano, Norman Foster, Rem Koolhaas, Richard Meier e Kenzo Tange.Tra le opere più rinomate dell’architetto svizzero, i Bagni termali di Vals, nel Cantone svizzero dei Grigioni (1996), la Galleria d’arte di Bregenz, in Austria (1997) e il padiglione svizzero all’Expo 2000 di Hannover. La giuria del premio sottolinea che ”i suoi edifici hanno una presenza che si impone nonostante la loro apparente modestia. Nelle sue opere l’umilta’ coabita con la forza e la potenza della semplicità che sa osare.”
Nata nel cuore pulsante dell’industria Hi Tech, al SENSEable City Lab del MIT di Boston, Eyestop, la fermata dell’autobus del terzo millennio sarà adottata dalla città di Firenze. Il progetto, realizzato da Giovanni de Niederhousern, Shaocong Zhou, Assaf Biderman, Carlo Ratti, in collaborazione con la Provincia di Firenze e l’ ATAF è stato presentato lo scorso 14 maggio nel corso del “Genio Fiorentino” dal Presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, già soprannominato dal Time Magazine, l’Obama italiano. Alimentata da pannelli solari posizionati sul tetto, consentirà, attraverso i touchscreen installati di consultare la tabella di marcia degli autobus, di calcolare percorsi, di monitorare il traffico e il tasso di inquinamento, di navigare nel web e di usare applicazioni connesse con il cellulare.
La pensilina verrà utilizzata come una grande bacheca pubblica dove inserire messaggi e pubblicità.