C’è un nuovo edificio nella High Street di Clapham, cui sembrano affidarsi le speranze di un rilancio reale dell’area e dell’intero quartiere, per vitalità sociale e qualità residenziale. Occupa il sito del vecchio Mary Seacole Building: conta 136 appartamenti –di lusso- distribuiti in tre torri cilindriche (la più alta raggiunge 12 piani), un centro medico d’avanguardia e una biblioteca –di quartiere- estremamente attraente.
Forma plastica, colore-non-colore bianco latte brillante (grazie ad un aggregato minerale presente nella miscela); forma “moderna” che stacca di netto col resto e con le file di case a schiera vittoriane. Un contrasto che ne esalta reciprocamente il valore. Bianco prevalente anche all’interno. La pianta della biblioteca è di forma ovale e lo spazio si sviluppa per una altezza totale di 10 m, intorno ad una spirale le cui pareti sono letteralmente foderate di libri (20.000), tutti accessibili al pedone della rampa. Lungo il percorso si incontrano gli studios: salette di lettura e riunione attrezzate di postazioni PC.
Il tema geometrico è ben collaudato in dimensioni e temi di certo più sofisticati come il Guggenheim o le ripetute varianti di Foster come la rampa bianca della biblioteca del LSE ad Holborn. Qui, invece, tutto si ridimensiona a misura di bambino, tutto assume un’aria domestica, confortevole, di sosta, più che studio vero e proprio. Il centro della spirale è la grande sala comune dove di solito giocano i bambini (o leggono, o si intrattengono); uno spazio che può diventare sala eventi, concerti, feste o luogo per altre idee dei vicini di quartiere. La falsa prospettiva degli spazi costruiti sulle proporzioni dei bambini è spiazzante e divertente, ti fa sentire un gigante e rende tutto enorme.
All’esterno la Biblioteca è segnalata con l’artificio di un “lettering” di scala urbana affidato all’artista Andrew Logan che vive proprio a Clapham. La sua idea è stata vincente: ha invitato la gente a portare oggetti di uso comune (ma di particolare “affetto” personale) e li ha incastonati nei mosaici che rivestono le grandi lettere tra specchi e vetri colorati. Mentre ero lì una ragazzina mostrava a suo padre il guscio del suo vecchio blackberry incastrato nella lettera Y.
I lavori dello Studio Egret West sono ironici e attenti allo spazio sociale. Sono loro gli autori del muro decorato con i pesci in titanio nella piazza di Stratford; e poi Egret era partner di Will Alsop ai tempi della biblioteca di Pekham. Nelle torri di Clapham High Street c’è qualcosa in più. Le curve nette ma delicate riportano al centro il potere della (buona) architettura come spinta necessaria per il rinnovamento urbano. Non si può non pensare alla curva d’angolo del “Bonjour Tristesse” di Berlino, progettato da Alvaro Siza per l’IBA del 1984, o alla curva in timpano del Mossehaus di Mendelsohn del 1923, né a quel bianco latte della Einsteinturm di Potsdam, del 1922. Il nuovo edificio di Clapham High Street (ir)rompe nel quartiere con una immagine abbagliante, ribalta tempi e usi della “vecchia” strada e rivitalizza il quartiere di giorno, con uno spazio sociale adatto a famiglie (molte, giovani e spinte qui dagli affitti alti del centro), gente comune e a chi non ha voglia di uscire la sera.
Autore Emilia Antonia De Vivo.
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