Zaha Hadid approda in Messico. Lo studio dell’archistar ha da pochi giorni presentato il suo primo lavoro in territorio messicano, il “Esfera City Centre“. Si tratta di un grande progetto di sviluppo urbano ad alta densità nella città Monterrey, la terza metropoli del Messico per numero di abitanti.
Forme sinuose e progetti avvenieristici sono gli elementi distintivi dell’architetto iracheno, che rispetto al progetto iniziale, di 12 torri residenziali, ha proposto tre edifici da 9 piani a sviluppo longitudinale con 981 unità abitative. Il grande complesso è situato nel canyon Huajuco a sud-est della città, in un contesto di grande complessità urbana, a cavallo tra l’autostrada ad otto corsie e gli insediamenti periferici a bassa densità.
L’Esfera City Centre è stato progettato per rispondere alla grande domanda di abitazione da parte di una popolazione in rapidissima crescita. La morfologia architettonica è stata ideata in modo tale da potersi adattare alle diverse condizioni del contesto in cui è inserita. Le stecche residenziali si sviluppano su tre lati dell’area rettangolare ed ogni unità abitativa, che varia dai 60 m² ai 250 m² , dispone di un balcone privato con affaccio sulla grande corte verde. L’affascinante effetto scenico che si crea è quello di un grande alveare, le cui forme ad incastro sono un fortissimo richiamo all’architettura vernacolare messicana. L’orientamento degli edifici è stato disegnato in base al percorso del sole, nonché per schermare residenti dai venti forti.
Facendo propri i principi della CPTED (prevenzione della criminalità attraverso la progettazione ambientale) primo tra tutti quello dell’accoglienza, il progetto dello studio Zaha Hadid Architects contribuisce all’integrazione cittadina includendo spazi pubblici al suo interno, che possano accogliere insieme residenti e passanti. Il progetto prevede, infatti, un parco pubblico di 30.000 m² con uno skate park, una caffetteria, aree giochi, una cappella, un anfiteatro, aree pic-nic, spazi per il relax e due hotel.
La realizzazione dell’ Esfera City Centre prevede tre distinte fasi di sviluppo. La prima, che prevede la costruzione di 353 unità abitative, sarà completata entro il 2018.
Il 2015 è l’anno della città di Milano che da poco ha dato il via all’Esposizione Universale, raccogliendo già diversi record tra visitatori, partecipanti ed architetture tra le più grandi mai realizzate in un’Expo come il “tetto intelligente” del padiglione USA. Proprio in occasione di Expo 2015 anche La Biennale di Venezia si è adeguata al trend, inaugurando prima del previsto.
Okwui Enwezor, uno dei più importanti curatori d’arte contemporanea, per la 56ma Biennale Arte di Venezia, aperta fino al 22 novembre, ha chiamato a raccolta ‘Tutti i Futuri del Mondo’ (All The World‘s Futures). La Mostra è arricchita da 89 Partecipazioni nazionali e 44 Eventi Collaterali ufficiali promossi da enti e istituzioni internazionali, che hanno puntellato la città lagunare di mostre ed iniziative, una tra queste il #artbiennaleinstameet promosso da Venezianavivere, già alla sua seconda edizione dove il Social più in voga del momento è non solo un mezzo di diffusione e promozione ma anche di espressione artistica attraverso la fotografia di professionisti ed appassionati.
La kermesse veneziana è il place to be, l’occasione per “osservare il rapporto tra l’arte e la realtà umana, sociale e politica”, come afferma il direttore della Biennale, Paolo Baratta. Sculture mutilate come le nove grandi sculture bianche di fiberglass all’ingresso dei Giardini degli artisti indiani Raqs Media Collective ‘Coronation Park’, i vetri rotti al padiglione norvegese, i neon intriganti di Bruce Nauman, il Muro occidentale o del Pianto fatto di valige per i campi di concentramento alle corderie dell’Arsenale, sono solo una serie dei racconti dedicati ad una Biennale riflessiva, articolata e multicentrica, in cui gli artisti (136 artisti coinvolti, dei quali 89 al debutto e provenienti da 53 paesi di tutto il mondo) si misurano con la storia e la sua eredità.
Imperdibile il padiglione Giappone intitolato ‘The Key in the Hand’ dell’artista giapponese Chiharu Shiota, progettato per dare alle persone che visitano il padiglione un senso di familiarità e di quotidianità attraverso una miriade di fili rossi che legano le chiavi dei ricordi, piovendo dal soffitto su un’enorme una barca, e dall’efficace impatto avvolgente e coinvolgente. Da dedicare al proprio viaggio a Venezia anche la scoperta di opere di grande pregio in spazi segreti, chiusi spesso durante il resto dell’anno, come il finemente restaurato Palazzo Grimani con la mostra intitolata Frontiers Reimagined.
A poco più di 15 giorni dall’innaugurazione, Expo Milano 2015 può già vantare diversi record: oltre 500 mila visitatori hanno già varcato i tornelli d’ingresso del sito espositivo, toccando il culmine sabato 9 maggio.
Tutti i 53 padiglioni self-built e quello Italia sono riusciti ad aprire le proprie porte ai visitatori, diventando così la più grande kermesse mai realizzata.
Numero record anche per le strutture espositive portate a termine, superiore alla precendete edizione di Shanghai 2010, a cui viaggi di architettura ha preso parte con i suoi tour, in cui oltre 35 paesi non riuscirono ad aprire al pubblico i propri allestimenti.
Record battuto anche in campo tecnologico: la copertura del padiglione USA è il più grande “tetto intelligente” mai realizzato al mondo. 312 pannelli in vetro, in grado di modificare la propria opacità a seconda della temperatura e dell’irraggiamento solare, garantiscono il comfort perfetto ai visitatori all’interno del padiglione.
L’atmosfera di innovazione e scoperta dilaga in tutta Milano. Ad ogni angolo fino al 31 ottobre, un gran numero di eventi, spettacoli, attrazioni si susseguono nel panorama cittadino, rendendo , Milano una città davvero ricca d’arte, musica, architettura e design.
Viaggi di Architettura mette a disposizione le sue competenze e professionalità alla scoperta dei flagship più di tendenza, dei nuovi concept store e delle boutique dei più importanti brand dell’alta moda progettati da famose archistar con il Milano Retail Experience. VdA apre, inoltre, le porte degli atelier di architetti e progettisti che hanno fatto la storia del design made in Italy (Milano Design Storico) e negli hotel che, per le loro location e per il loro design, hanno rivoluzionato l’idea classica di accoglienza con il Milano Hotel Design.
Con VdA si può vivere una “milan experience” a 360 gradi, in occasione del Milano Expo 2015, con passeggiate nel prestigioso nuovo quartiere di Milano Porta Nuova o nella zona Tortona, una delle aree più in voga della metropoli meneghina.
Wired si tinge di rosso, rosso come lo sfondo della croce nella bandiera svizzera. Non è un caso, infatti, che con 6 semplici passaggi nel magazine viene presentata una visione concisa della Svizzera come meta di viaggio da tenere in considerazione.
La Svizzera a noi di VdA è molto cara per i diversi percorsi urbani dedicati all’architettura contemporanea, che in precedenza abbiamo argomentato con un tour a Basilea – Ronchamp e ampiamente trattato attraverso il portale (nostro partner) Milan Expo Tours.
È giusto parlando dell’Expo di Milano che un viaggio alla scoperta della Svizzera è certamente un arricchimento dato dalla sua vicinanza con il capoluogo lombardo. E come afferma Nussli, l’azienda responsabile per la parte costruttiva di alcuni Padiglioni dell’Expo 2015, assieme a Germania e Kuwait, il paese elvetico è tra quelli che sono in consegna definitiva del padiglione, in tempo per la data dell’inaugurazione (1 maggio 2015) dell’Esposizione Universale.
Per chi fosse interessato all’argomento Expo, teniamo a sottolineare che il Gruppo Nussli sarà, durante la manifestazione di Expo Milano 2015, responsabile della gestione operativa dei padiglioni Kuwait, Stati Uniti d’America e Vanke, dei quali potete trarre approfondimenti.
Per chi programma in questi giorni un viaggio a Milano in occasione del Salone del Mobile, del Milano Design Week 2015 e magari per curiosare le architetture dei padiglioni in costruzione nel cantiere Expo 2015, e desidera fare una pausa ristoratrice, di recente apertura, abbiamo scoperto il Carlo e Camilla in Segheria.
Situato nell’affascinante zona dei Navigli, il nuovo ristorante e cocktail bar è il mix vincente di tre grandi partner creativi: lo stellato Michelin, Carlo Cracco (non ha bisogno di tante presentazioni), il rappresentante mondiale della cucina italiana ad alti livelli e chef-patron del Cracco Peck, classificato tra i Top 50 ristoranti al mondo; Tanja Solci art director a Milano e proprietario del locale, che originariamente era una vecchia segheria acquisita dai suoi nonni nel 1930; e in ultima Nicola Fanti, il gestore del ristorante.
La magia e il successo di Carlo e Camilla in Segheria è in questa coesistenza fondamentale e leggera tra creatività / arte / ristorazione, dove il cibo è Il Protagonista come in un film. Premiato come ‘Best New Restaurant’ in Wallpaper Magazine Design Awards 2015, il ristorante ha conservato la struttura originale, lasciata intatta come un’opera d’arte, e viva in ambiente vintage-industriale dal tocco slanciato e sexy dato dai grandi lampadari di cristallo. Un unico tavolo bianco di 25m dà posti a sedere per 65 persone che condividono un solo spazio e in comune come per un pranzo domenicale in famiglia; ornato da teli in carta e tovaglioli disegnati da Gianluca Biscalchin, le sedie Cappellini dedicate ad un lato della tavolata per un Lui con il modello Fronzoni ’64 e l’altro lato per una Lei con la Morrison ed il porcellanato storico e pieno di ricordi di Richard Ginori.
Foto di Nathalie Krag.
Il verde viene innalzato dal cuore urbano della periferia occidentale di Parigi. Si tratta della sommità della scuola primaria a firma degli architetti parigini Chartier Dalix.
La scuola, composta da 18 aule, un centro sportivo pubblico e un’isola bosco, è un omaggio architettonico alla biodiversità. 5.164 mq di edificio altamente compatto, progettato come una conchiglia che racchiude un paesaggio vivente.
L’obiettivo è simulare un ecosistema autosufficiente, che grazie anche alla recinzione a parete in blocchi prefabbricati di calcestruzzo con delle rientranze irregolari atte a creare nuovi ambienti per la crescita spontanea di piante e habitat per la fauna selvatica.
Immagini di Cyrille Weiner.
Lo studio di architettura americano Morphosis Architects capitanato da Thom Mayne, vincitore del Pritzker Prize, ha presentato di recente il 7132 Tower, primo progetto elvetico di un grattacielo-albergo di 381 m di altezza a Vals, proprio adiacente alle celebri Therme Vals di Peter Zumthor.
Una torre in vetro che specchia il paesaggio circostante delle montagne svizzere.
“Per quanto possibile, l’hotel è un atto minimalista che reitera il sito e offre allo spettatore un mirroring; prospettiva rifratta del paesaggio”, afferma l’architetto.
L’edificio di 53.000 m² comprende 107 camere e suite, oltre a centri benessere, una sala da ballo e una biblioteca, ristoranti, caffetteria, piscina, un centro fitness, bar e ovviamente uno sky bar con vista panoramica esclusiva delle Alpi.
Struttura dalla pelle riflettente e dal profilo snello in camouflage con il paesaggio è un’astrazione tra valle e cielo. Il nuovo hotel è definito da tre forme principali: una pedana che collega l’edificio con le strutture limitrofe, una piattaforma per ristorante, bar, centro benessere e servizi pubblici aperti al pubblico e tutto in altezza le camere con affaccio al paesaggio.
Rafael Viñoly, architetto uruguaiano con sede a New York, ha disegnato lo Sky Garden al 35° piano di un edificio su Fenchurch Street di Londra.
Un parco pubblico che simula un viaggio attraverso i sentieri di montagna e progettato dallo studio Gillespies, offre una delle migliori panoramiche sulla città, strutturato su tre livelli terrazzati.
Il livello superiore assomiglia ad una foresta ombrosa piena di alberi di fico e felci, quello centrale offre un display di cycas e quello inferiore è ricco di piante colorate amanti del sole, tra cui il giglio africano, l’uccello del paradiso ed erbe aromatiche come la lavanda francese ed il rosmarino.
Sparsi nello spazio sono presenti una serie di bar e locali di ristoro compreso un ristorante di cucina tradizionale britannica e uno Sky Pod Bar per un totale di 400 posti a sedere.
È di Kengo Kuma la firma del Daiwa Ubiquitous Computing Research, l’edificio predisposto per lo studio del ramo informatico che esplora come connettere persone in network online permanentemente.
In un’architettura lontana dall’immagine di campus a cui si è abituati, solitamente in cemento o metallo, il Hongo Campus di Tokyo, prestigiosa università giapponese, è incluso in un’area di 68mila m² e composto da due piani interrati e tre in superficie.
Il design piuttosto leggero, fatto di pannelli in legno dolcemente modellati, presenta una superficie modulata con lamelle verticali facilmente assemblabili e pensate per il mero effetto estetico. L’ingresso sottostante appare come un’entrata cavernosa con ampio impiego di legno e vetro a privilegiare l’elemento luminoso e l’apertura verso il parco. Centinaia di sottili strisce in cedro coprono la facciata del complesso che nonostante la necessità di una struttura compatta e funzionale offre una forma organica all’ambiente circostante. Secondo l’architetto il progetto dev’essere emanazione di un piano più vasto che abbraccia l’ambiente, sapendo assecondarne la morbidezza e sperimentando originali collegamenti tesi all’integrazione degli elementi naturali con al centro la dimensione psicologica dell’ambiente.
Intitolata Baracche e Baracchette, ha aperto a Milano il 10 marzo l’esposizione dedicata a Michele De Lucchi, in mostra sino al 4 aprile.
I lavori dell’architetto e designer italiano si compongono di circa venti sculture in legno e disegni visitabili presso la Galleria Antonia Jannone al civico 125 di Corso Garibaldi. A tratti omogenee, a tratti irregolari e asimmetriche, le miniature del designer ferrarese richiamano piste visive da inseguire attraverso profondità e solchi cesellati nel legno. Il noce, materiale di buona consistenza, duttile e lavorabile, caratterizza i manufatti di Michele De Lucchi, oggetti compatti e razionalmente definiti, perlopiù di forma squadrata e liscia che consente di apprezzarne già al tatto le peculiarità materiali. I singoli pezzi si assemblano con la colla secondo proporzioni mutevoli e mai definitive come all’artista piace sottolineare.
Nulla immutabile, nulla eterno, le baracche siamo noi. La colla poi, aggrega senza deturpare; non fora, non deforma né rompe, permettendo di assommare e sottrarre piani su piani come mattoncini di una costruzione sbilenca e frammentata che ricerca comunque una propria armonia.
Attiva dal 1979, la Galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura si afferma nel panorama culturale coinvolgendo nel tempo numerosi attori della scena nazionale e internazionale, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Aldo Rossi, Ugo La Pietra, Vittorio Gregotti, Aldo Cibic, Alvaro Siza e Mario Botta per citarne alcuni. Proponendo forme e connessioni che spaziano dal design alla fotografia, dalla pittura alla scultura, la gallerista di origini napoletane appare costantemente interessata ad una forma d’arte che spingendo oltre lo strettamente progettuale ricerchi l’espressività più intima e poetica degli architetti.