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Rebel Architecture

Rebel Architecture si presenta come una serie di documentari dedicati all’architettura. Ogni episodio è incentrato sul profilo di un architetto che utilizza il suo stile ed il design dei suoi progetti in forme di attivismo e di resistenza, nell’affrontare la crisi economica che si riscontra nel tessuto urbano con spazi abbandonati o in disuso, nonché situazioni di riqualificazione ambientali e sociali nel mondo.

La serie è dedicata ad architetti provenienti dal Vietnam, Nigeria, Spagna, Pakistan, Israele / Cisgiordania e Brasile, che credono che l’architettura può fare di più oltre a torri iconiche ed appartamenti di lusso esteticamente emozionali di poca funzionalità per il sociale e quindi, allontanarsi dall’élite della “Starchitecture” e progettare per la maggioranza.

La sezione africana nell’episodio 5 ha per tema il ‘LAVORO SULL’ACQUA’ e si concentra sul lavoro dell’architetto nigeriano Kunle Adeyemi, che sperimenta edifici galleggianti per risolvere il problema delle inondazioni, che colpiscono centinaia di migliaia di abitazioni in Nigeria e in altre città costiere africane, tra cui i 85.000 residenti del Lagos, Makoko Bassifondi. Nel suo studio hanno creato un prototipo di un edificio galleggiante, di facile edificazione e a basso costo. Pur vincendo numerosi premi, Kunle Adeyemi sta ancora lottando per ottenere l’approvazione da parte delle autorità per estendere il prototipo nei centri abitati.
E infine, per citare altri filmati della serie che consigliamo la visione, il GUERRILLA ARCHITECT capitanato dall’architetto più sovversivo di Siviglia, Santiago Cirugeda.

Londra | Endless City di SURE Architecture

Endless City, un grattacielo concettuale, che potrebbe ospitare un’intera città, è il progetto dello studio cinese SURE Architecture per il Super SkyScrapers Awards a Londra.

Con un proprio ecosistema e la forma a spirale, l’avveniristico edificio potrebbe estendersi in altezza all’infinito. Immaginato come una città verticale, permetterà di estendere i quartieri londinesi di comunità residenziali, aziende, scuole, centri commerciali, piazze pubbliche e persino parchi in un “viaggio” verso il cielo. L’edificio è progettato anche per massimizzare l’uso di energia passiva, con affidamento minimo sulla luce artificiale e la ventilazione meccanica. La peculiarità è data da una coppia di rampe, intrecciate in modo intermittente da ponti, che si snodano intorno al perimetro dell’edificio. Questi saranno sostenuti da enormi tubi in acciaio e in cui verranno inseriti gli ascensori adibiti al trasporto di persone, energia, rifiuti e acqua. I tubi inoltre, potranno anche essere utilizzati per sollevare elementi strutturali sulla parte superiore della struttura di 300 m, consentendo di sviluppare volumi in altezza.

“Le strade di Londra potranno essere sviluppate sia orizzontalmente che verticalmente e in modo continuo”, ha spiegato il team nella loro partecipazione al concorso. “Non ci saranno più difficoltà tra il livello della strada e quello di un grattacielo, tanto meno tra i piani degli stessi grattacielo. Piuttosto che sovrapporre un piano sopra l’altro senza una vera continuità, il nostro progetto è pensato come due rampe infinite che circumnavigano continuamente e in aumento gradualmente con un basso gradiente dal piano terra al cielo.”

 

Dublino | National Film School di ABK

La storia della cinematografia è narrata attraverso la facciata di vetro della National Film School, sita presso il campus del Dún Laoghaire Institute of Art, Design e Tecnologia, alla periferia di Dublino.

Lo studio di architettura ABK ha riprogettato quest’edificio del 19° secolo per proiezioni, blue-screen, studi radiofonici, aule e servizi tecnici. Il design, destinato a migliorare il collegamento tra il nuovo impianto di studi per la cinematografia alla vecchia struttura, fornisce un’identità impattante e funzionale, come parte di un programma di miglioramenti al paesaggio e di accessibilità. Una struttura a tre piani, dove aule, studi radiofonici e studi tecnici sono rifiniti di bianco in contrasto con muri in cemento e senza aperture. La particolarità è tutta sulla vetrata d’ingresso coperta da una stampata d’artista tratta dal film ‘The Man with the Movie Camera’ di Dziga Vertov più un’antica fotografia di Joseph Niépce. Dall’ingresso si accede ad un corridoio che separa gli spazi didattici dalle aree di studio ed è illuminato da lucernari vetrati che filtrano la luce naturale fino al piano terra e sotto i quali passano le condotte di ventilazione.

“Condizionati dalla natura ermetica del tipo di fabbricato, l’interno è stato isolato dall’ambiente esterno. Il progetto cerca di esplorare un’espressione formale basato al volume e alla materialità, dove la riflettività del vetro è in contrasto con le asperità del sabbiato in calcestruzzo” specificano gli architetti.

Nantes | Hub Créatic di Tetrarc

Tetrarc Agence d’Architecture ha progettato a Nantes il Hub Créatic, che accoglie 70 giovani aziende che sviluppano applicazioni digitali. L’edificio dalle vivaci facciate gialle offre alle imprese start-up uno spazio di lavoro a canone ridotto, raccolto intorno ad un vasto atrio, il cui disegno spaziale favorisce la comunicazione e la sinergia dei vari progetti.

Il concept dell’edificio riflette la destinazione tecnoalogica dell’edificio, un settore d’eccellenza per la città francese, con oltre 700 aziende operanti nel campo delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione che offrono 18.000 posti di lavoro. Hub Créatic è stato inserito all’interno di La Chantrerie, il campus che ospita istituti pubblici e privati di istruzione superiore come l’Ecole Nationale Supérieure des Mines, l’Ecole Supérieure du Bois, l’Ecole de design Nantes Atlantique, il Politecnico e l’Ecole d’Ingénieurs de l’Université de Nantes.

L’architettura del nuovo edificio con le finestre a forma di nido d’ape e dal color miele rimanda all’immagine di un alveare con la sua intensa attività e produttività, come punto di riferimento per gli oltre quattrocento utenti giornalieri, per i clienti delle start-up e per i partecipanti degli eventi e incontri che vengono organizzati al suo interno.

China | Edificio dell’Acqua di Siza

L’architetto portoghese Álvaro Siza ha terminato il progetto del grande edificio, che accoglierà gli uffici della Shihlien Chemical Industrial Jiangsu Co. nel parco industriale nella provincia di Jiangsu in Cina.

Chiamato l’Edificio dell’Acqua, perchè si trova su un’isola nel cuore del lago artificiale di 100.000 m² all’interno del New Salt Industrial Park e si presenta come una grande curva lunga 300 m. Cemento bianco a vista sulle facciate per creare un effetto di uniformità che contrasta con il verde dei giardini pensili sui tetti della struttura.
“Torcendosi su se stessa, la forma sfugge alle convenzioni, un’entità autonoma in contrasto con le forme ortogonali del complesso industriale”, ha dichiarato un portavoce del Shihlien Group. “In costante interazione con l’ambiente – che siano i colori e riflessi dell’acqua che cambiano, o i vari toni di luce ed ombra, l’edificio offre una moltitudine di sfumature. Se visto da terra, dall’acqua o dall’alto, l’elegante costruzione trasmette una bellezza tranquilla quando la solidità del calcestruzzo viene in contatto con il fluido e l’etereo”. Su un totale di 11.000 m² di superficie, la struttura si sviluppa su due piani, con ponti che collegano gli spazi delle varie sezioni della curva.

“Mr. Siza nelle sue architetture ha sempre cercato di stabilire un dialogo ed un rapporto di armonia tra uomo e ambiente”, ha detto Por-Shih Lin, presidente della Shihlien Chemical. “Questo edificio si fonde ingegnosamente con il waterscape e il paesaggio naturale. Come primo progetto in Cina di Álvaro Siza, sarà sicuramente una fonte di ispirazione per la realizzazione di futuri impianti industriali nel paese, motivo per cui è di grande valore”. L’inaugurazione ufficiale del nuovo edificio firmato Siza è prevista per il 30 agosto.

Baku | Terminal di Autoban

Il nuovo Terminal Internazionale dell’aeroporto Heydar Aliyev di Baku in Azerbaijan è stato curato dallo studio turco di architettura Autoban.

Un progetto futuristico dalle forme originali: una struttura concava in vetro che avvolge “bozzoli” di legno massello di Ayous e impiallicciati in rovere, che rompono la monotonia e reinventano le proporzioni degli spazi. Le fantasiose strutture a bozzolo ospitano bar, ristoranti, aree relax e business room per accogliere i passeggeri dell’aeroporto prima delle partenze.
“L’idea principale era quella di renderlo diverso da altri aeroporti”, ha dichiarato Seyhan Ozdemir, una dei fondatori di Autoban. “Visto che viaggiare è diventato parte integrante della nostra vita, crediamo che come designers abbiamo il dovere di rendere il viaggio il più piacevole possibile per il pubblico, modificando le strutture degli hubs”.

Il concept si basa, quindi, sulla rottura con la tipologia degli aeroporti convenzionali che generalmente sovrastano i passeggeri con le loro enormi dimensioni. I progettisti si sono ispirati alla caratteristica ospitalità della cultura azera e dalle recenti trasformazioni sociali ed economiche del Paese, con l’obiettivo di creare un ambiente accogliente, confortevole e contemporaneo, in grado di generare un senso di appartenenza per l’utente e una nuova esperienza per i passeggeri.
“Abbiamo giocato con una micro-architettura per riportare gli spazi ad una scala più umana – ha concluso Ozdemir – in modo che la struttura sembrasse un nido”.

Materiali naturali (legno e pietra) e la grande cupola vetrata, che consente un’illuminazione indiretta, caratterizzano l’intero complesso. Per integrare il nuovo terminal con le aree preesistenti dell’areoporto gli architetti hanno applicato geometrie rigorose con motivi triangolari per i pavimenti e il sistema di illuminazione ambientale. Tutti gli arredi sono stati realizzati su misura dagli architetti di Autoban, come il 4 “Salam Salotto” ad uso esclusivo dei passeggeri business class.

Londra | Yardhouse di Assemble

Nella zona est di Londra troviamo un edificio che spicca per l’aspetto squamoso dato dalle piastrelle multicolor di fattura artigianale.
Hub di co-working a firma dello studio Assemble, che con questo progetto dimostra come con materiali semplici e a costi contenuti (100.000 € ca) si può creare nuovi posti di lavoro in spazi multiforme e sfaccettati, facilmente smontabili e ri-assemblabili anche in altre locazioni. Lo scheletro di Yardhouse è in legno ed il rivestimento in off-the-shelf. La pianta dell’edificio è 12×12 m composta da tre navate nelle quali sono alloggiati e allineati ai bordi 16 monolocali, mentre al centro un atrio a doppia altezza, dove gli ospiti possono interagire fra loro. I monolocali alti 3,5 o 4,5 m sono senza pareti, utili per adattare lo spazio ad usi diversi. L’edificio è progettato per designer e artisti che si dedicano al lavoro manuale: per questo, non è inteso come uno spazio tranquillo con scrivanie ordinate, ma un luogo rumoroso, disordinato, sperimentale e tattile. Il concept è cercare di superare il distacco fra il pubblico e il processo con il quale vengono creati gli spazi, creando un luogo piacevole dove far stare le persone, usando materiali riciclati.

Foto di David Grandorge.

Bergen op Zoom | ponte di RO & AD

Nella piccola cittadina di Bergen op Zoom nei Paesi Bassi, troviamo il Ravelijn op den Zoom; una fortezza costruita dall’ingegnere olandese Menvo van Coehoorn circondata da un fossato e accessibile solo in barca.

La struttura è usata per eventi e per renderla più fruibile ai visitatori gli architetti RO & AD hanno progettato e costruito un ponte, che fornisce da uscita di emergenza.

Il team di architettura ha ideato una piattaforma curva e galleggiante di 80 m di lunghezza dall’aspetto naturale e striato, che completa il carattere storico della fortezza. Tubi in polietilene riempiti d’aria su legno massello in Accoya, trattato in acetilazione per prevedere la carie fungine, aumentare la durevolezza e accrescere la stabilità dimensionale.

Peculiarità dello studio RO & AD è l’approccio C2C (Cradle to Cradle) che consiste nell’adattare alla natura i modelli industriali; principio che è l’industria a preservare e valorizzare gli ecosistemi e icicli biologici della natura. Concept già utilizzato per la progettazione del Moses Bridge a Halsteren.

Venezia | L’Aquila in Biennale di Sarti e Faraone

Il progetto di ricerca presentato alla sessione Monditalia della Biennale di Architettura di Venezia si intitola ‘L’Aquila post-quake landscapes’.

Nato cinque anni fa da Andrea Sarti, fotografo, e Claudia Faraone, architetto, il progetto nasce dall’osservazione sul campo delle trasformazioni urbanistiche e del paesaggio del territorio aquilano in seguito al fortissimo terremoto del 2009. Il disastroso evento che ha lasciato la città inagibile per anni, “dimenticata”, “abbandonata”, “sospesa” e “divisa”. Il capoluogo abruzzese è sempre stato una città territorio, con un centro storico, uno dei più grandi d’Italia, fortemente connesso con i paesi circostanti. In seguito all’evento disastroso del 6 aprile 2009 però ,si è aperta una crepa profonda nella storia e nello sviluppo urbano della città. I provvedimenti post-emergenza e gli interventi di ricostruzione si sono concentrati sul territorio circostante, lasciando il centro del capoluogo vuoto, sospeso nel tempo. Gli spazi urbani e i paesaggi hanno subito rapide trasformazioni, tanto da toccare e modificare profondamente anche le abitudini degli abitanti. Le misure di ricostruzione hanno avuto un forte impatto sull’ambiente edificato alterando sia l’architettura locale che l’intero paesaggio. Attraverso il proprio lavoro, gli ideatori del progetto hanno voluto raccontare le trasformazioni che il territorio aquilano ha subito negli anni della caotica ricostruzione, dai grossi interventi del Progetto C.A.S.E. a quelli più esigui dell’autonoma sistemazione dei locali. Naturale conseguenza, la deframmentazione del paesaggio ed un’occupazione quasi totale di quegli spazi rimasti liberi, con la creazione di un tappeto continuo di case che si espandono sul territorio.

Lo studio si compone di un saggio fotografico realizzato da Andrea Sarti ed una raccolta di testimonianze di buone pratiche di ricostruzione fisica e sociale di un territorio, pubblicate anche su un sito web che durante i sei mesi raccoglierà una serie di esperienze e microstorie che saranno poi pubblicate dalla casa editrice Professional Dreamers.

Foto per gentile concessione di Andrea Sarti.

New York | Residenze di David Adjaye

La realizzazione del complesso residenziale di David Adjaye nel distretto di New York’s Sugar Hill è quasi terminata. The Sugar Hill Development – situato nel quartiere di Manhattan e reso famoso dal rapper della Gang Sugar Hill – è stato progettato da Adjaye Associates per fornire 124 unità abitative a prezzi accessibili con annesse strutture per l’istruzione prescolare e un museo per bambini.

L’architetto ha descritto l’edificio come una “nuova tipologia di alloggi a basso costo” e ha espresso “La mia speranza è che l’edificio – arroccato su Bluff di Coogan – diventi un simbolo di orgoglio civico e sarà una nuova risorsa preziosa per il quartiere”.

Situato sulla West 155th Street, la struttura di 13 piani dispone di una facciata realizzata con pannelli prefabbricati a rilievo con immagini di rose, in riferimento al ‘heritage rose’ del distretto. Questi pannelli sono stati progettati per brillare e riflettere sotto la luce del sole. Al nono piano l’edificio arretra creando un’ampia terrazza lunga 3m su un lato e un cantilever dall’altro. L’ingresso dell’edificio si apre in una grande piazza urbana, mentre al secondo e terzo piano terrazze supplementari saranno messe a disposizione per i condomini, così come sul tetto.

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