E’ in arrivo anche a Milano l’evento “Le grand Fooding”, che per la prima edizione si svolgerà in via Tortona 31, venerdì 15 ottobre dalle ore 19,00 in poi. Circa 1.300 i biglietti già venduti, il cui ricavato sarà in parte devoluto in beneficenza, e sino a 1.500 posti disponibili. Ottimo seguito per un vernissage che parte con eccezionali aspettative, avendo avuto una grossa pubblicità dalle precedenti edizioni svolte a Parigi e New York.
L’idea parte dal magrissimo critico gastronomico parigino Alexandre Cammas, ed è nata con l’idea di svecchiare un bel pò lo stile della cucina francese, fatta di grandi chef, di ristoranti carissimi e di ricette “imbalsamate”. La guida realizzata da Cammas infatti esalta, con giudizi molto personali, luoghi dove mangiar bene con poco ma soprattutto dove è possibile gustare una cucina moderna e creativa, lasciando spazio e tempo al piacere del gusto e allo spirito festaiolo.
Il fenomeno si sta espandendo e a Milano partecipano grossi Chef Italiani e stranieri come Massimo Bottura, Carlo Cracco, Cesare Battisti, Aimo Moroni, Arturo e Roberto Maggi, Davide Scabin, René Redzepi, David Chang, Inaki Aizpitarte. Tema della serata a Milano:il ritorno alle origini ossia ricette da mangiare con le mani.
La redazione di Viaggi di architettura è composta al 100 per 100 da donne, le quali, dopo tre mesi di lunga e caldissima estate (quantomeno qui a Matera) arrivano alle porte dell’autunno in piena sindrome da Post Vacation Blues.
Scopro le colleghe con lo sguardo assorto in pensieri forse “proibiti” che, vagando di architettura in architettura, sono arrivate ad esaminare alcune creazioni di fronte alle quali ci si domanda: ma cosa avrà avuto in mente il progettista? O piuttosto cosa aveva nel profondo del suo inconscio maschile?
Un pò per gioco un pò per svago vi mostriamo ancora una volta il “lato divertente dell’architettura” che non prevede calcoli, CAD o permessi comunali.
Yas Marina Hotel, Abu Dabi
Torre Einstein, Postdam – foto wayfaring
Aeroporto di Farnborough, Hampshire – foto bestbuildings
Torre Agbar, Barcellona – foto marriland
Rendering di High Cropolys Hotel a Dubai
Dettaglio Parco Guell, Barcellona
Shinjuku Tower, Tokyo
Water Tower in Ypsilanti, Michigan
Edificio in Ucraina
Viaggidiarchitettura si trova nuovamente in cima alla classifica di Condè Nast Traveller. Il nostro tour Tokyo si trova all’interno dell’elenco delle 30 nuove destinazioni dai migliori tour operator italiani; sia per quanti partono inseguendo una passione sia per coloro che parteciperanno attivamente ai lavori del UIA 2011.
Noi di VdA siamo in partenza per una pevisita a Tokyo in modo da verificare lo standard dei servizi in Giappone per il congresso mondiale. Utilizzeremo gli alberghi di design da noi prenotati per i nostri gruppi incontrando i professionisti che ci guideranno dietro le quinte nei vari edifici oggetto di visita, verificheremo le nuove infrastrutture, i complessi e gli edifici,utilizzando i ristoranti di tendenza da noi consigliati e bazzichando i locali alla moda da Ginza a Shibuya. E un duro lavoro ma qualcuno lo deve pure fare!
Come sempre, il tour di Tokyo è destinato (modestamente) a diventare il tour più bello del 2011 ma anche quello più interessante, con il miglior rapporto qualità-prezzo, e come sempre il più copiato. Siamo entusiasti del riconoscimento degli amici di Condè Nast Traveller che hanno selezionato il nostro tour di Tokyo come uno dei 30 viaggi da fare nel 2011.
In questo periodo la parola sostenibilità è particolarmente abusata. Circondati di immondizia fino alle ginocchia ci riesce facile parlare di ‘riciclo’ ‘bio’ e sostenibilità. A Londra invece qualcuno va un pò più sul concreto. Protagonista è la zona a sud del centro, già nota per i suoi ‘pop-up galleries‘, gallerie che spuntano dal nulla in luoghi inaspettati giusto il tempo necessario per una mostra, per il mercato multietnico di Spitalfields e per l’affacinante quartiere ebraico. In questo contesto è approdato l’artista berlinese Martin Kaltwasser, invitato appositamente per realizzare un nuovo teatro. Ovviamente non un teatro qualunque. Jellyfish Theatre (il teatro delle meduse) è un luogo dove possono recitare Simon Wu e Kay Adshead mettendo in scena le loro performance di avanguardia che denunciano i cambiamenti climatici del globo e reclamano i diritti dell’uomo. Il risultato è un contenitore con 120 posti a sedere, creato utilizzando esclusivamente materiale di scarto. Più di 80 volontari hanno portato materiali da riciclare e hanno partecipato nella costruzione di questo straordinario teatro. Materiali di scarto di ogni genere, bottiglie, pezzi di legno, scarti di cantieri e legno in tutte le forme possibili, sono stati utilizzati nel teatro di 750 mq, costruito attuando una specie di “compensato-terapia” globale per migliorare il mondo in cui viviamo. Il risultato è una sorta di scultura sociale partecipata prima, durante e dopo la costruzione dalla comunità che vi abita intorno.
100 monolocali di 24 metri quadrati ciascuno e una facciata esterna disegnata dalla combinazione delle varie unità abitative: ecco la Cité ä Docks, la prima cittadella universitaria francese low cost, realizzata dallo studio Cattani Architectes, nel porto di Le Havre, in Francia. L’idea davvero vincente è stata quella di trasformare vecchi container provenienti dal Porto in unità abitative modulari dotate di ogni comfort. Il progetto, realizzato a tempo di record in soli 5 mesi, e compreso nel piano di riqualificazione dell’ex zona portuale, è stato realizzato grazie al terreno, messo a disposizone dal Comune e al finanziamento da parte del governo francese del 20% dei cinque milioni di euro utilizzati. Il risultato, molto gradevole e funzionale, non ha trascurato la personalizzazione delle diverse unità abitative: gli appartamenti si affacciano tutti su giardino e sono dotati di ampie vetrate che consentono una buona illuminazione naturale. Inoltre la struttura metallica che funge da supporto delle diverse unità, crea dei prolungamenti esterni che diventano terrazze e balconi e rendono la struttura leggera e agile. Molto curato l’isolamento acustico e tra i confort disponibili, oltre a bagno e cucina indipendenti, anche la connessione Wifi.
Solo 10 camere per l’hotel di prossima apertura ad Amsterdam firmato Droog New York e Atelier Bow-Wow. Il progetto, presentato insieme alla Droog Townhouse, la prima casa Droog, ha la particolarità di essere esclusivo, ossia riservato ai soli soci, e ovviamente sposa appieno la filosofia Droog: concettuale, no all’uso fronzoli. Lasciando la facciata anteriore dell’edificio intatta, come indicato dalla committenza in entrambi i progetti, i creatori hanno pensato ad una intricata facciata sul cortile interno, ispirata all’architettura storica di Amsterdam. All’interno della struttura saranno presenti anche un concept restaurant, dove si sperimenteranno cene basate sull’utilizzo delle materie prime avanzate nel mercato locale, e uno spazio espositivo al livello della strada.
C’è tempo sino al 24 ottobre per partecipare al concorso organizzato da At Casa e VDA che permette di vincere un viaggio di architettura a Shanghai per due persone, dal 1 dicembre 2010 al 8 dicembre 2010. Registrandosi al sito www.atcasa.corriere.it e rispondendo a tre domande molto facili si ha l’opportunità di visitare la Parigi d’Oriente, la nuova meta di tendenza per architetti e proggettisti, con i grattacieli mozzafiato e i quartieri avveniristici, sede inoltre dell’Expo internazionale 2010. Sul sito troverete una dettagliata descrizione dell’itinerario e la presentazione dei luoghi, bar, ristoranti e locali tra arte, design e tradizione, assolutamente da non perdere!
Un’altra archistar firma un progetto a Bilbao questa volta si tratta del re mida del design Philippe Starck, e l’edificio è quantomeno dall’esterno meno vistoso del celebre Guggenheim di Frank Gehry. Si è concluso quest’anno ad opera del designer francese, il recupero di un complesso di archeologia industriale a Bilbao che ora ospita il centro culturale e per il tempo libero Alhóndiga. Il complesso in cemento armato e mattoni risalente al 1909 e progettato dall’architetto Ricardo Bastida; era un deposito di vini e alcolici. Considerato un edificio pionieristico per il suo tempo e dichiarato monumento culturale nel 1998 attendeva una nuova destinazione d’uso dagli anni settanta. È stato mantenuto quello che in un certo senso si può definire il guscio dell’edificio. La facciata dell’edificio preesistente è stata preservata, così le strisce di pavimento adiacenti mentre l’interno è stato demolito per fare posto alla nuova architettura. Consulente strutturale di questo progetto il rinomato studio Arup. Il nuovo centro consiste in 3 architetture cubiche all’interno della struttura preesistente. I materiali utilizzati sono mattoni, acciaio, cemento e vetro. Una piazza interna di 6000metri quadri al piano terreno è disseminata di 43 colonne che sostengono i tre cubi dei nuovi edifici . Le colonne sono dei materiali più disparati ed ognuna si rifà ad uno stile del passato dall’antica Grecia all’estremo oriente col risultato di creare un panorama coloratissimo. Ogni cubo è dedicato a un tema. I tre temi sono conoscenza, benessere, e tempo libero che si traducono in una mediateca, un complesso sportivo, e un centro dedicato ad altre attività complementari per un totale di 40 mila metri quadri dedicati a cultura ed intrattenimento. Ogni cubo ha 3 piani. Sul tetto-terrazza c’è una enorme piscina con una copertura trasparente . Nella parte seminterrata trovano posto i cinema, alcuni spazi espositivi ed un teatro per 400 spettatori. All’ultimo piano del cubo per il tempo libero troverà posto l’Higher Centre for Stage Arts of the Basque Country. Sempre nella piazza interna c’è un enorme sole virtuale che illumina e riscalda. Uno spazio che dovrà catalizzare le nuove idee, movimenti e tendenze per la crescita culturale della città e che, vista l’accoglienza entusiasta, per ora sembra esserci riuscito.
“IN-D-EX” una interessante mostra che termina il 17 settembre, seguita da un corso di alta formazione per professionisti e studenti ad ottobre, ci presenta a Milano la progettazione parametrica. L’esposizione scaturisce da lavori di ricerca del professor Attilio Carotti del Dipartimento di Ingegneria Strutturale ed è ospitata presso lo spazio mostre Guido Nardi della facoltà di Architettura e società di Milano. La mostra,curata da Pierpaolo Ruttico, è stata realizzata dal laboratorio Modelli e Prototipi Architetto Saverio Spadafora del Dipartimento di architettura e Pianificazione e lo stesso allestimento sarà un esercizio di progettazione parametrica realizzato con processo CAD-CAM. Si presenterà infatti come un grande nastro libero nel vuoto e avvolgente, un flusso di 1250 moduli differenziati, un insieme di 11.000 pezzi di cartonlegno tagliati a laser. Sospesi sul nastro, modelli 3D, immagini e video-proiezioni documenteranno il lavoro di ricerca. Sempre più studi di architettura si avvalgono di questi processi tecnologici che hanno ovviamente immense potenzialità rispetto alla produzione standardizzata. Quella che si prospetta nella mostra è una produzione personalizzata ma rivolta comunque alla massa in quanto differenziata con elementi potenzialmente unici.
Sembra uscito da 2001 odissea nello spazio ed invece è un nuovo interno progettato dallo studio olandese UNstudio, più che famosi per i loro progetti dalle linee fluide e pionieri nell’utilizzo della progettazione parametrica. Quella che doveva essere una casa nei sobborghi di Hartford è diventato il restyling di un loft per un collezionista che si trova nel Greenwich Village a Manhattan e vuole essere un ibrido tra una galleria e uno spazio domestico. Lo spazio originario sul quale sono intervenuti era uno spazio rettangolare dal soffitto basso. Sono stati introdotti dei muri leggermente curvati per dividere virtualmente gli spazi principali in spazi proporzionati creando zone dalle proporzioni confortevoli adatte all’uso domestico, e simultaneamente generando una grande quantità di spazio per esporre le opere. I muri sinuosi danno vita ad uno spazio che privilegia lunghe prospettive, con angoli nascosti e nicchie ricavate nelle curve . Le pareti che sembrano fluttuare nello spazio insieme ai soffitti articolati creano condizioni ibride in cui gli spazi espositivi si confondono negli spazi domestici. Ad esempio un muro curvo da un lato ospita scaffali peri libri e dall’altro serve ad appendere le opere. Il collezionista voleva uno spazio da vivere in maniera confortevole ma allo stesso tempo non voleva separararsi dalle sue opere e dai suoi libri. Un altro elemento che connota questo spazio inusuale è dato dal soffitto che si alterna in parti luminose ed opache. Le parti opache sono leggermente arcuate e confondono sulla reale altezza dei soffitti . Le parti luminose sono retroilluminate da 18mila Led; questo tipo di illuminazione bilancia le proporzioni del loft e permette la programmazione di diversi tipo di luce. Last e not least , il panorama di Manhattan incorniciato da finestre che sono pannelli di vetro che vanno dal pavimento al soffitto.