Il progetto di SEED, avviato da subito dopo i disastri prodotti dall’uragano Katrina, dal un gruppo di professori di Architettura della Clemson University, si è rivelato utilissimo e funzionale in occasione della recente tragedia di Haiti. Trasformare centinaia di container in case di di emergenza in occasione dei disastri ambientali a livello mondiale. L’idea nasce dalla già massiccia presenta di container nelle nazioni dei Caraibi, che esportano più di quanto importano, e dai costi accettabili dell’operazione: possono essere convertiti in pochi giorni e costano meno di 5.000 dollari. La dimensione standard è di 30 metri quadrati di superfice, ossia come molti appartamenti di New York, e inoltre hanno un’ottima resistenza alle scosse di assestamento e ad altre sollecitazioni, essendo realizzati in acciaio. Prevedono fori per luce e aria e saranno dotati acqua corrente, servizi igienici e uno spazio per la cucina.
L’artista tedesco Jan Vormann ha lanciato l’idea di evidenziare le cicatrici urbane lasciate a vista utilizzando dei mattoncini di Lego. Dopo Tel Aviv, Amsterdam e Bocchignano, il progetto prende vita a Berlino dove gli orrori della seconda guerra mondiale sono ancora visibili e il contrasto tra il vuoto scuro e il pieno ipercolorata è quasi surreale. L’intento di Vormann è quello di creare nuova vita (anche temporanea e puramente simbolica) nella capitale tedesca, attirando l’attenzione sui danni subiti da alcuni edifici che altrimenti non verrebbero notati da passanti e turisti. Infatti, persone di tutte le età hanno assistito al lavoro mentre Vormann ha riparato crepe e buchi da proiettile nella facciata degli edifici di Kupfergraben/Dorotheenstraße, presso l’Universià di Humboldt, trasformato in istituto educativo durante il regno del terzo Reich.
Segui il progetto ‘Dispatchwork’ e i lavori sulla mappa interattiva del sito.
Patria dell’architettura ‘super modern’, sede di studi noti come MVRDV, West 8, UN Studio e Rem Koolhaas/OMA, da qualche mese c’è un nuovo motivo per fare tappa a Rotterdam. Cube Houses, complesso molto discusso di Piet Blom, e probabilmente il monumento più fotografato della città, situato sulla darsena storica e fulcro della nightlife di Rotterdam, hanno aperto le porte come ostello. I maestri dell’hospitality olandese Stayokay, riconociuti per ostelli insoliti e di grande qualità, hanno affidato gli arredi a Edward van Vliet/SEVV design agency, che hanno optato per una linea semplice e pulita. Quindi se siete in visita alla Biennale di Architettura al Netherlands Architecture Institute, o per rendere omaggio ad alcuni dei migliori architetti del mondo, a meno di €30, una stanza in un cubo è vostra per una notte.
nb. Potrebbe fare un certo effetto entrare già da sobri, per cui, mi raccomando archinauti, piano con il witbier!.
Nello splendido scenario del Monte Fuji, a km 113 da Tokio, completamente avvolto dalla natura circostante e perfettamente integrato in essa, è stato completato, ad opera dello studio TAKESHI HOSAKA il ristorante Hoto Futo. L’edificio, che sembra appartenere agli oggetti della natura come le nuvole e le montagne, è concepito con una geometria morbida, nonostante le dimensioni che contengono uno spazio di m. 530 per i posti a sedere, 140 metri quadrati di cucine, e 50 metri quadrati di sale relax. Completamente privo di condizionatori, le porte scorrevoli sono chiuse solo nella stagione più fredda o di vento forte. In questo modo si può pranzare e respirare la stessa aria del favoloso scenario circostante. Anche l’illuminazione segue l’andamento quotidiano dei cambi di luce naturali, e la nebbia, la pioggia e il vento penetrano nella struttura. Ovviamente il cibo non può che essere “naturale” come tutta la filosofia del progetto.
Il designer londinese venticinquenne Jeeves Basu usa ratti come efficienti carpentieri per i suoi mobili. Dopo aver sperimentato il progetto con modelli in scala ridotta, Basu si è recentemente trasferito in un laboratorio più ampio dove ‘costruirà’ mobili in scala 1:1. Oggi opera in un vecchio magazzino a nord di Londra, dove i suoi piccoli operai stanno trasformando un blocco solido di legno in un tavolo da pranzo. Basu dice che l’esperimento nasce per vedere se qualcosa di bello può derivare dalla distruzione (anche se non spiega come convince i rodentori a mordicchiare esattamente nel punto giusto). Gli interessati possono seguire il progetto sul sito web Rat Table (solo per i forti di stomacho) e chi voglia acquistare l’opera può contattarlo direttamente. Lui continuerà a fotografare i progressi dei topi che trasformano un solido blocco di legno in una tavola finita e aggiornerà il sito ufficiale in tempo reale. Il progetto è prevvisto per la primavera del 2010
Forse meglio piccolo. Lo dice Peter DaSilva in un recente articolo sul New York Times. Dopo ‘l’effetto Bilbao, governi, comuni ed associazioni hanno investito centinaia di millioni di dollari nella costruzione di spazi espositivi e sale da concerto di eccezionali dimensioni e particolarmente appariscenti. Ora, la crisi economica ha frenato (o bloccato fino a data da destinarsi) numerosi ampliamenti e progetti ambiziosi, da Copenhagen al Cairo, e ha messo in discussione la necessità dell’uso di sfarzi e impiego di archistar per creare contenitori all’avanguardia. Uno studio che riguarda i 50 edifici culturali completati dal 1994 al 2008 mette in risalto una programmazione e gestione che lascia molto a desiderare e provoca una domanda ricorrente: ‘c’era veramente bisogno di questo edificio? Se viene costruito, attirerà visitatori? A voi la domanda. Big is Beautiful?
Leggi l’articolo del New York Times qui.
E’ un dato di fatto che gli utenti di Viaggidiarchitettura hanno una marcia in più. Non solo architetti, ma anche designer, creativi e semplici appassionati di arte in tutta Italia (e ultimamente anche fuori dal bel paese) ci seguono per essere informati sul lato divertente dell’architettura. A voi, gotha della creatività, un nuovo concorso. Il Tate Modern di Londra, in collaborazione con la galleria on-line CultureLabel e la rivista Wallpaper*, cercano nuove idee per i loro negozi. Per festeggiare il decimo anniversario della prima galleria sul ‘South Bank’ dei mitici Herzog & de Meuron (che firmeranno anche l’ampliamento della struttura con l’apertura prevista per le Olimpiadi del 2012) è stato bandito un concorso aperto al pubblico, per la creazioni di nuovi oggetti da mettere in vendita al Design Shop della galleria e sui portali dedicati. Si cercano idee per souvenir di design poco costosi in grado di trasmettere l’idea del Tate e della città di Londra. Gli oggetti vincitori saranno messi in produzione e disponibili attraverso il Tate Shop e canali vari di vendita on line per ottobre 2010. Datevi da fare, creativi!
Si inaugura finalmente, oggi 4 gennaio 2010, in occasione dell’aniversario dell’ascesa al trono di sua altezza Sheikh Mohammed, emiro di Dubai, il Burj Dubai, l’edificio più alto del mondo. Superando di oltre 300 metri l’attuale detentore del record, la torre Taipei 101 a Taiwan, con i suoi 819 metri e 344.000 metri quadrati di superfice totale, stabilisce un vero record, non solo nelle dimensioni ma anche nella cura dei dettagli. La megatorre infatti contiene diversi appartamenti di lusso, uffici, e un albergo disegnato da Giorgio Armani. L’evento dell’inaugurazione, ripreso dalle emittenti di tutto il mondo, sarà seguito da circa due miliardi di telespettatori e chi avrà la fortuna di assistervi dal vivo sarà circondato da oltre mille agenti della sicurezza, fra cui poliziotti in borghese e cecchini. Di recente on line il sito dell’edificio, che consente inoltre agli utenti di prenotare on line la visita al livello 124, dove esiste la famosa terrazza panoramica più alta del mondo e anche la possibilità di vivere un viaggio interattivo attraverso la storia e l’evoluzione del Burj Dubai e della stessa Dubai. La città verticale stasera si accende, alla presenza di circa seimila invitati tra autorità, vip e star del cinema e della musica, sperando di far dimenticare, almeno per un pò, il buco di 100 miliardi di dollari di debiti sui quali Dubai ha costruito la sua skyline.
Una serie di soluzioni brillanti e orginali ma soprattutto all’avanguardia rendono il nuovo Mandarin Oriental a Barcellona un hotel sofisticato e unico. L’intendo della famosa designer spagnola Patricia Urquiola, che ha curato il restauro dell’antico palazzo, era di trasformare una vecchia banca in un edificio ospitale e caratterizzato dalla semplicità lineare che connota il Mandarin Oriental Hotel Group. E’così che per le 98 camere dell’hotel sono stati scelti arredi sobri nei colori del crema e bianco, mobili di design di B & B Italia, DePadova, Flos e Moroso e altri arredi progettati direttamente dalla Urquiola come ad esempio il tavolo da stiro francese che funge da banco per il ristorante.
Alcune soluzioni geniali rendono l’ambiente davvero insolito, come la parete composta dalle cassette di sicurezza appartenenti alla Banca che prima era ospitata nel palazzo, che oggi decorano il Ristorante Moments, oppure le comode poltrone in corda che arredano il Giardino Mimosa con i suoi 660 metri quadratia di terrazza. Legno scuri e malachite invece comunicano un senso di relax e confort nella lineare Spa.
Un manto di poetiche foglie disposte in ordine apparentemente casuale fanno da tetto alla nuova dimora del gruppo di elefanti indiani ospiti dello zoo di Copenaghen, collocato all’interno di un parco storico reale, adiacente al Palazzo Fredriksberg. La realizzazione dell’Elephant House danese è opera di uno degli architetti londinesi più famosi del pianeta Sir Norman Foster, dello studio Foster and Partners, che, dopo aver celebrato il 40 ° anniversario di attività ed aver progettato edifici di ogni tipo, si è misurato con un’idea completamente nuova e inusuale, dedicata stavolta ad animali e non agli uomini. Su invito dello stesso zoo, nel 2002 ha avviato uno studio intenso delle abitudini di vita degli animali in cattività che ha permesso di realizzare uno spazio adeguato alle nuove norme
per il confort e la salvaguardia dei pachidermi. Il soffitto composto di enormi vetrate costellate da una texture a forma di foglia, dà luce e calore allo spazio, il colore terracotta delle pareti contrasta con successo con il grigio del cielo danese. A ciò si aggiungono decorazioni esotiche come una pagoda cinese o un tempio greco e la possibilità di vedere una dozzina di elefanti fare il bagno nel parco adicente la house. Di sicuro il miglior spettacolo gratuito in città come testimonia la folla riunita ognio giorno ad ammirare queste splendide enormi creature!