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Viaggi e architettura: gli aeroporti più trafficati del mondo

Hartsfield-Jackson Atlanta, Chicago’s Hare, London Heathrow, Haneda Tokyo, Amsterdam Airport Schiphol, Frankfurt, Madrid BarajasBangkok International Airport: sono gli hub più affollatti del mondo. Tra incidenti e problemi di sicurezza, sono diventati i luoghi meno divertenti sulla faccia della terra. A causa dell’alta densità di passeggeri e del grande traffico aereo, diventa difficile scorgere la magnificenza e la bellezza architettonica di questi luoghi dai mille tentacoli. E quando negli aeroporti  è ora di andare a dormire, all’O’Hare di Chicago capita di vedere gente stanca riposare anche sui nastri trasportatori. Nonstante il gran numero di voli cancellati, a causa del frequente maltempo, è stato dichiarato miglior aeroporto del Nord America dai lettori del Business Traveler Magazine e del Global Traveler Magazine. Con circa 972,246 operazioni di volo nel 2005 ha perso però il primato di aeroporto più trafficato al mondo superato dall’Hartsfield-Jackson di Atlanta, in Pensilvania che conta 89.4 milioni di passeggeri e 994,346 voli nell’anno 2007.

Quanto all’Europa, è l’Heathrow di Londra a detenere il primato del più grande e frequentato areoporto inglese, nonché il terzo aeroporto al mondo per traffico passeggeri. L’International Airport di Francoforte, prima di diventare uno scalo di grande importanza internazionale, era una spoglia base militare. Dal 1980 ha cominciato a collezionare numerosi premi di grande prestigio tra cui  il premio “Best European Airport” per 15 anni di fila. Tra gli aeroporti più avveniristici e di grande valore architettenico, il Barajas International Airport di Madrid rappresenta una vera e propria opera d’arte. E’ il decimo aeroporto mondiale ed è stato usato da 53milioni di passeggeri nel 2007. In Asia è Tokyo International Airport l’hub che occupa la prima posizione in classifica e la quarta su scala mondiale. Tra gli hub meno fortunati, lo Suvarnabhumi Airport di Bangkok è entrato in funzione dopo 30 anni di progettazione. E’ famoso nel mondo per la sua altissima torre di controllo.

Foto: Richard Rogers

La carta da parati onirica e panoramica

Sono dieci in tutto i designer che hanno rinventato la nuova carta da parati: + 41, Coco Tassel, Dylan Martorell, Elisabeth Arkhipoff, Geneviève Gauckler, Ich & Kar, Jeremyville, Jon Burgerman, Klaus Haapaniemi, Kustaa Saksi, Mark Verhaagen, Matali Crasset, Pandarosa, Pierre Marie, Rolito, Ryan Cox, Studio Job, Tado, Timorous Beasties. Tornano così sulla scena i wall paper panoramici nati in Francia alla fine del diciottesimo secolo e poi usciti dalla piazza perché caduti in disuso. Sono macro decorazioni extralarge create da Domestic, collettivo francese che ha reinventato questo tipo di carta da parati disponibile nel formato 4X3, assemblata in otto strisce. Divertenti, uniche e originalissime, le decorazioni possono essere adattate alle più diverse esigenze. I pezzi sono in edizione limitata, numerata e firmata dal singolo designer.

L’esperienza caleidoscopica dell’Haus für Musik di Graz

Aprirà i battenti a febbraio l’Haus für Musik di Graz, in Austria, dopo 10 lunghi anni di lavori. E’ l’UN Studio ad aver concepito e progettato il nuovo Auditorium, con a capo l’architetto Ben van Berkel, già pianista e figlio d’arte. Con l’obiettivo di ottimizzare la qualità dell’acustica, Ben van Berkel ha voluto concedere al pubblico non solo la possibilità di ascoltare la musica, ma anche di vederla. L’edificio si presenta, con le sue trasparenze, tratteggiato da disegni e serigrafie su vetro che rievocano la forma delle note musicali. Lo spazio acustico, permette, così come concepito, di vivere un’esperienza caloidoscopica. Ma non è tutto. La scalinata rossa all’ingresso sottolinea il netto contrasto con l’ambiente circostante caratterizzato da colori tenui, e rimarca il prestigio di un luogo dove troveranno spazio più generi musicali e dove classicità e modernità si integrano perfettamente.

La bibbia dell’architettura mondiale

Ottocento pagine con 4600 illustrazioni a colori delle opere più avveniristiche del ventunesimo secolo. Riporta i progetti più innovativi firmati dagli architetti e dai maestri di fama mondiale. E’ la bibbia di chi lavora nel settore: The Phaidon Atlas of 21st Century Architecture pubblicato da Phaidon Press. Il prezioso volume presenta più di 1000 capolavori di architettura costruiti e realizzati dall’anno 2000 in poi, con descrizioni essenziali, informazioni chiave sui costi di costruzione, sui committenti, sull’area di ubicazione delle opere, con le coordinate geografiche. Include edifici di ogni fattispecie: dai singoli appartamenti alle vinerie e ai caffè più esclusivi, dai più grandi musei agli aeroporti e gli stadi del mondo. Impossibile rinunciarci. Un solo avvertimento: è pesante e il vostro tavolino da caffè potrebbe non contenerlo tutto.

La Butterfly House e i dieci comandamenti

E’ una casa bozzolo, trasparente, costruita come la crisalide di una farfalla. E’ la Butterfly House creata da Laurie Chetwood e ubicata nel sud est dell’Inghilterra. Rappresenta una risposta alle crisi che attanagliano il globo: ambientale, energetica ed economica. Le pareti in vetro preservano la riservatezza e non segnano i confini tra interno ed esterno. A basso consumo energetico, la casa farfalla è ecologica, hi tech e rivoluzionaria. Clive Aslet, direttore della rivista Country Life e autore di The English House, a proposito della Butterfly House, formula il decalogo della dimora del futuro che sfrutta fonti energetiche alternative e tutela l’ambiente. A prova di privacy; verde; raggiungibile senza bisogno dell’auto; costruita  per rispondere al cambiamento climatico con  pareti spesse e finestre piccole, per tenere fuori il freddo d’inverno e il caldo d’estate; con un orticello in cui coltivare un’agricoltura “fai da te”, sufficiente per il fabbisogno di chi ci abita; priva di plastica, con un ritorno al legno e all’arredamento riciclato; esteticamente semplice, minimale ed essenziale; immersa nella natura; hi tech e culturalmente rivoluzionaria.
Foto di: Edmund Sumner

Alpine Capsule: il rifugio hi tech

Ultima opera del designer inglese Ross Lovegrove, il progetto del rifugio compatto, totalmente ecologico, verrà presentato alla stampa dal 13 al 15 Dicembre nello stupendo scenario Dolomitico. Con otto metri di diametro e pareti in doppio vetro rivestite di speciale strato riflettente, la capsula alpina sarà posizionata sul Piz La Ila -Dolomiti- a oltre 2100 metri. Il design ricorda una goccia di  mercurio. La capsula è totalmente autoalimentata e isolata termicamente dall’ambiente circostante. Grazie alle “power plants”, le piante artificiali (delle unità artificiali remote a forma di pianta, molto simili per il funzionamento ai Solar Trees)  tutto il rifugio sarà alimentato con energia pulita proveniente dalle celle solari e dalle mini turbine eoliche inglobate nella “pianta”. Gli interni sono realizzati con forme organiche e continue per assicurare il massimo relax ed un’integrazione perfetta esterno-interno.

Rough Luxe Hotel: grezzo e lussuoso in stile

Sorprendente, dallo stile lussuoso e fatiscente, grezzo ed elegante, glamour e decadente. E’ il nuovo hotel londinese che ha aperto i battenti lo scorso settembre nei pressi di King’s Cross, progettato dal designer Rabih Hage. La consistenza delle mura, ricoperte da intonaci decrepiti, abbraccia un nuovo concetto di bellezza, tutto soggettivo. Se si finisce col pensare che abbiano dimenticato di rifinire i dettagli del nuovo albergo londinese, ci si sbaglia. E’ lo stile che è differente: una miscela di archeologia urbana dai pavimenti scoperti, dai muri tinteggiati a scheggia che ne rivelano tutta l’antichità, accostati ad un opulenta e gloriosa teppezzeria contemporanea, a pezzi di arte moderna e a complementi d’arredo di altissima qualità. In alcune delle nove stanze, le mura decostruite contrastano con gli enormi murales creati dal fotografo d’interni, Massimo Listri. Il lusso è anche palpabile sui tessuti, sui letti e sui materassi di ottima finitura. Il Rough Luxe Hotel è il luogo dove vecchio e contemporaneo si unisco per creare una nuova filosofia di vita.

La città del futuro in Sud Korea: Gwanggyo

E’ Gwanggyo la città del futuro, in Sud Korea, disegnata dallo studio olandese MVRDV. Il progetto, che ha vinto la competizione per la realizzazione del centro metropolitano, prevede la costruzione di impianti a torre ricoperti di giardini e spazi verdi. Il tutto per soddisfare l’alta densità urbana e i futuri sviluppi del “Power Centre”. La città autosostenibile, di 77mila abitanti, a 37 Km a sud di Seoul, disporrà di 200,000 mq di appartamenti, 48,000 mq di uffici, 200,000 mq di piazze con piccoli centri commerciali, musei e aree dedicate alle attività culturali e 200,000 mq di parcheggio. Sulle terrazze e sui tetti, giardini e aiuole creeranno un parco naturale sovrastante il centro urbano, per migliorare le condizioni della qualità dell’aria.

La camera d’albergo del futuro

Un continuum spaziale caratterizzato da transizioni fluide e da singolari bordi accentuati. E’ la camera d’albergo del futuro dove, architettura, tecnologia e corpo umano si fondono. Disegnata dal Laboratorio Australiano Lava, in collaborazione con il Fraunhofer Iao (Institute for Work Organisation), si presenta con luce anti jet lag e grandi finestre multimediali. Dotata di zona benessere personale e letti con il massimo del comfort, è stata progettata per incontrare le aspettative e i bisogni dei viaggiatori di domani, alle prese con le tecnologie più all’avanguardia. La camera d’albergo del futuro, così concepita, rappresenta oggi l’innovazione più estrema nel campo della comunicazione visiva, dei media e dell’industria manifatturiera.

Foto: diritto d’autore Gee-Ly.

Xanadu ri-nasce: il nuovo museo d’arte islamica

Una nuova Xanadu è nata Sabato notte, a Doha: il nuovo museo d’arte islamica frutto di un progetto di I.M. Pei. Netta geometria di forme, luci soffuse e fuochi d’artificio.
L’importanza e l’architettura di questo edificio sono notevoli. La famiglia reale del Qatar,  di cui Doha è la capitale, vuole allontanarsi dall’ ‘effetto Dubai.’ Il loro piano è quello di rendere Doha ponte culturale tra il Medio Oriente e il resto del mondo. Infatti, Doha, conterrà 17 nuovi musei nel giro di pochi anni, rendendosi un epicentro  di arte e cultura. La geometria è celebrata quale elemento fondamentale dell’architettura aldilà di ogni pregiudizio religioso e culturale.
Pei ha fuso il linguaggio formale della geometria modernista con la geometria decorativa dell’ arte musulmana. La geometria è certamente complessa, ma all’esterno, l’edificio sorge in modo relativamente semplice. Sembra un archetipo innocente, la creazione un di bambino che gioca blocchi geometrici.
Pei dice che ha progettato la costruzione della forma esterna che nasconderebbe il lato il più ‘drammatico’…la geometria interna. Luce e ombra: un bell’ enigma della geometria. Un’altra caratteristica fondamentale del museo è l’acqua: l’acqua nel cortile interno ed intorno ad esso. “Non ho scelto il percorso”, spiega Pei. “Non ho mai avuto l’opportunità di lavorare con l’acqua, sono stato fortemente tentato e l’ho fatto.” Pei rivela anche che, in sostanza, il suo design è stato ispirato dalla struttura delle fortezze.

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