Santpedor | S. Francesc di David Closes

La letteratura in tema di restauro architettonico, sul senso spaziale –contemporaneo- del patrimonio antico e storico da recuperare è infinita. Né mai cesserà il dibattersi sull’atteggiamento progettuale più appropriato da adottare quando ci si confronta con la storia. Per nostra grazia, avremo sempre di che discutere e schierarci tra posizioni teoriche più o meno individuali, che siano fan o detrattori del romanticismo piranesiano.

L’esempio della chiesa di San Francesc di Santpedor sembra non volersi impegolare in nessuna disfida all’ultimo rudere. Parla da sé e fa pensare. Apre uno “scenario metodologico” enorme nella semplicità del progetto, nella sua disinvoltura: come se “fare così” fosse stato sempre possibile, quasi naturale. (E allora perché nessuno l’ha mai fatto fin qui?)

C’era un rudere. Poco importa come lo sia diventato, sebbene la storia da cui proviene abbia già di per sé un valore (assoluto) come convento di francescani di fine Settecento. Poco importano le vicende che hanno portato a demolire il convento, a lasciar in piedi la chiesa, a far diventare la chiesa un deposito abusivo di auto dismesse, né quanti terremoti abbiano causato i vari crolli, dalla copertura alle murature alla scarnificazione di quel che era rimasto della la chiesa di un convento.

Importa guardare con gli occhi dell’architetto, che lì dentro ha letto lo spazio e la (direzione della) luce tra le sterpaglie e le carcasse delle macchine rotte. Importa provare a simulare quel che l’architetto ha “sentito” stando dentro in quel “fuori”. Importa vedere come può risolversi la contraddizione di riportare in vita un luogo che sembra finito –fermo- sospeso nel tempo, che appare come mai più utilizzabile. La nuova architettura recupera quanto possibile delle sembianze fisiche rimaste e ci si accomoda dentro. Ci si modella dentro spingendo fuori volumi, un po’ qui e un po’ là. Dribblando crolli, fori, buchi, come un racconto nuovo, contemporaneo, che attraversa la storia del luogo, la illustra e la rispetta. Tutto nasce intorno allo spazio interno originario, mantenuto come riferimento immodificabile. Dall’alto proviene una luce insolita: un'apertura irregolare e fuori asse, come “stracciata”, è la traccia “architettonica” di un crollo in copertura, origine e approdo della nuova chiesa di San Francesc di Santpedor.

Testo Emilia A. De Vivo.
Foto Jordi Surroca per David Closes Arquitecte.

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