Freedom Room è un progetto sviluppato da Aldo Cibic, Tommaso Corà, Marco Tortoioli Ricci in collaborazione con il carcere di massima sicurezza di Spoleto e Co.mo.do. una cooperativa che dal 2003 ha cominciato le sue attività educative nel carcere per formare figure professionali nei campi del design della grafica e dell’editoria.
Co.mo.do e Cibic hanno cominciato nel 2009 a collaborare per analizzare le opportunità che il design offriva per migliorare i lavori nel carcere. Una delle premesse da fare è che la maggior parte dei mobili che si trovano nelle prigioni italiane sono prodotte da una falegnameria nel carcere di Spoleto. Lavorando con un gruppo di detenuti addetti alla falegnameria, che in questo caso sono stati dei consulenti del progetto, sono venute fuori nuove idee sull’abitazione a basso costo, su oggetti che devono essere multifunzionali, su spazi flessibili e adattabili a diversi utilizzi.
La cella in fondo è un modulo spaziale che deve essere più ambienti in uno e così gli oggetti devono per forza di cose essere adattati ad usi differenti. Così è nato il progetto Freedom Room: uno spazio più vivibile concepito per essere compatto e funzionale e adatto ad incontrare nuovi bisogni pur mantenendo la dimensione originale della cella 4x2,7 m. Un punto di partenza per immaginare le nuove celle italiane, ma potrebbe essere il modulo base di un hotel a basso costo, di un ostello della gioventù o di un'abitazione economica. Il primo prototipo di Freedom Room è stato esposto a Milano in Triennale durante la settimana del Salone del Mobile.
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